Ufficio vertenze Cisl Monza Brianza Lecco: nel 2021 recuperati 7 milioni di euro

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I lavoratori assistiti per il recupero dei crediti a seguito del fallimento, nel lecchese, sono stati 191

Nel nostro territorio recuperati 2,5 milioni di euro. Continua anche nel 2021 il trend in discesa del numero di aziende fallite

LECCO – La Cisl Monza Brianza Lecco presenta i risultati di un anno di attività dell’Ufficio vertenze. Complessivamente nelle due Provincie i soldi recuperati per conto dei lavoratori sono stati 7 milioni di euro, 2,5 milioni solo sul territorio lecchese. Una cifra importante, anche alla luce della difficile situazione economica di moltissimi lavoratori, acuita da due anni di pandemia, dalla cassa integrazione e, proprio quando pensavamo di essere in fase di ripresa, dal caro bollette che rischia di essere “fatale” per molte attività, oltre che per il portafoglio delle famiglie.

A fare il punto della situazione è la segreteria della Cisl Monza Brianza Lecco, composta dal Segretario Generale Mirco Scaccabarozzi e dai segretari Annalisa Caron e Roberto Frigerio. Con loro il nuovo responsabile dell’ufficio vertenze, Antonio Mastroberti, già responsabile dell’ufficio vertenze della Cisl dei Laghi e Coordinatore regionale degli uffici vertenze Cisl.

Il mercato del lavoro nel 2021 è stato contrassegnato ancora dalla pandemia, con la proroga fino ad ottobre del blocco dei licenziamenti per motivi economici e l’ampio uso degli ammortizzatori sociali che hanno permesso, grazie al trasferimento sulle casse dello Stato del peso economico della contrazione delle produzioni, di scongiurare grosse operazioni di riduzione di personale da parte delle aziende.

Durante gli ultimi due anni si è, di conseguenza, ridotto il numero di lavoratori assistiti per licenziamento per motivi economici. In compenso sono aumentate le conciliazioni per risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro e sono aumentati i licenziamenti per giusta causa, quest’ultimi spesso utilizzati per mascherare licenziamenti di carattere economico.

Nell’anno 2021 l’ufficio vertenze Cisl di Lecco ha assistito 202 lavoratori in vertenze individuali (il 20% in meno rispetto agli anni pre-covid) principalmente nel recupero crediti (142 pratiche). Il settore maggiormente interessato al contenzioso è quello metalmeccanico, nello specifico le numerose aziende artigiane metalmeccaniche presenti sul territorio, spesso senza presenza del Sindacato, dove facilmente nascono contenziosi con il datore di lavoro.

Un dato positivo: continua anche nel 2021 il trend in discesa del numero di aziende fallite, con una riduzione del 15% rispetto all’anno precedente e del 25% rispetto al 2019. I lavoratori assistiti per il recupero dei crediti a seguito del fallimento nel 2021, nel lecchese, sono stati 191 provenienti principalmente dal settore metalmeccanico.

Tra i nuovi fenomeni indotti dalla pandemia certamente lo smart working è stato il più diffuso. Le aziende si sono accorte che far lavorare da casa i propri dipendenti significava, oltre a risparmiare sui costi, anche rendere il lavoro più efficiente. La mancanza di accordi specifici ha però creato numerosi problemi ai lavoratori legati al diritto alla disconnessione, alla tutela della salute, piuttosto che al diritto al pari trattamento economico, oggetto di consultazione di numerosi iscritti che si sono rivolti all’ufficio vertenze Cisl.

La massiccia collocazione dei lavoratori in cassa integrazione, pur rimanendo lo strumento che ha permesso alle aziende e ai lavoratori di superare il rallentamento o il fermo delle produzioni durante la Pandemia, ha anch’essa creato un danno economico e professionale per molti lavoratori che si sono rivolti all’ufficio vertenze Cisl per contestare la mancata rotazione durante la cassa. In molti casi questi stessi lavoratori, una volta esauriti gli ammortizzatori sociali, sono stati licenziati e si sono tornati nei nostri uffici a contestare il licenziamento ed il danno patrimoniale.

Nell’ultimo anno un deciso aumento è stato registrato nel numero di lavoratori che hanno rassegnato le dimissioni (983 nel 2021 con un aumento del 22% rispetto al 2020) e non solo per cambiare lavoro, come in passato, ma anche perché sprovvisti del necessario green pass per poter lavorare, oppure perché han deciso di prendersi una pausa dal lavoro, per curare la famiglia, piuttosto che intraprendere un percorso lavorativo diverso. Infine, cresce l’applicazione dei cosiddetti contratti pirata, non sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più rappresentative, privi delle tutele minime e sempre più spesso oggetto di contestazione.