Cernusco / Verderio: sciopero alla Ihi Charging System: “Stop alle scelte unilaterali dell’azienda”

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Quattro ore di sciopero in entrambi i presidi della Ihi Charging System oggi, mercoledì 26 gennaio

La richiesta è di riaprire il confronto con i lavoratori sul tema delle ferie e del premio di risultato

CERNUSCO – Riaprire il confronto con i lavoratori e togliere i vincoli, ritenuti pretestuosi, al premio di risultato, vincolato all’indicatore infortuni zero. E’ quanto chiedono, a gran voce, i lavoratori della Ihi Charging System, multinazionale di proprietà giapponese con sede a Cernusco e a Verderio che oggi, mercoledì 26 gennaio, sono scesi in sciopero per contestare alcuni atteggiamenti tenuti dall’azienda. Lo sciopero ha visto l’adesione di molti degli oltre 300 dipendenti e si è strutturato su tutti i tre turni, coinvolgendo quindi a rotazione il personale. Presenti, nei diversi momenti, i sindacalisti Gabriele Fiore, Domenico Alvaro ed Emanuele Poppa rispettivamente della Fim, della Fiom e della Uilm, assieme alle Rsu.
Attiva nel settore delle automotive, la Ihi Changing System International ha visto nell’ultimo biennio perdere circa 150 addetti tra lavoratori diretti e di somministrazione. “E per chi resta non vi è certezza di quale strada intenda percorrere la società” precisano i sindacalisti sottolineando come le disposizioni governative sull’elettrico pongono normative stringenti.”Per queste ragioni il sindacato nazionale ha chiesto un tavolo nazionale di settore”. Questioni generali che si sommano a quelle particolari dei poli produttivi brianzoli, con i sindacati pronti a denunciare “le azioni aziendali unilaterali e pretestuose come imporre di utilizzare le ferie dei lavoratori, senza alcuni confronto, così come invece previsto dal contratto nazionale di riferimento”.

Ihi Charging System

Una scelta assolutamente non condivisa, che ha mortificato i lavoratori che, dopo essere stati messi in cassaintegrazione durante la prima fase del Covid, hanno svolto, da settembre 2021 a gennaio 2022 la cassa integrazione su due a settimana. “La strada giusta è coinvolgere i lavoratori e non mortificarli: lo sciopero di oggi è anche per ribadire il diritto di svolgere le assemblee sindacali all’interno dei luoghi di lavoro. Coprendosi dietro alla pandemia, l’azienda ha negato questo diritto, nonostante l’esistenza di spazi adeguati a svolgerle in sicurezza. L’Ihi sbaglia e continua a sbagliare: abbiamo dimostrato ovunque e anche in Ihi che le fabbriche non sono luoghi di contagio, i protocolli condivisi tra Fim, Fiom e Uilm e Confindustria hanno regolamentato le modalità di lavoro e anche le assemblee sindacali in sicurezza. Negarla è stata un’ulteriore azione contro i lavoratori e il sindacato”.

L’auspicio è che l’azienda riapra il confronto, anche sul premio di risultato, legato nel contratto aziendale che va rinnovato entro marzo, all’indicatore infortuni zero. “La disponibilità è quella di prevedere un riconoscimento economico solo in caso di infortuni zero in azienda, come se fossimo in presenza di un’azienda a rischio zero per cui se il lavoratore dovesse farsi male, la responsabilità sarebbe esclusivamente sua e pertanto non verrebbe erogata una cifra importante di premio a tutti i lavoratori”. Una visione che non piace minimamente ai sindacati: “Non permettiamo a Ihi su un nobile tema come la sicurezza di farne strumento per non fare o non dare nulla ai lavoratori, ma devono essere altri gli strumenti per ridurre il rischio in azienda”.

La conclusione è categorica: “Senza lavoratori, senza la partecipazione dei lavoratori, senza corrette relazioni sindacali non si esce bene da questa situazione”.