Retesalute, sindacati preoccupati per le sorti degli 83 dipendenti

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Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto una nota chiedendo di uscire al più presto dal limbo creato dopo la “denuncia” del buco da 4 milioni di euro

“E’ singolare che non sia stato ancora presentato il consuntivo 2019 e il preventivo 2020 con anche il piano di rilancio”

 

MERATE – Profonda preoccupazione per le sorti occupazionali degli 83 dipendenti di Retesalute, nonché per l’erogazione dei servizi alla cittadinanza finora garantiti dall’azienda speciale. E’ quanto esprimono i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, categorie Funzione pubblica e Pensionati, a seguito degli incontri svolti con la presidenza di Retesalute.

Una situazione a dir poco “nebulosa”

Senza troppi giri di parole, i sindacalisti definiscono la situazione “a dir poco nebulosa”, contestando il non aver ancora posto sul tavolo della discussione il bilancio consuntivo 2019 e il preventivo 2020:  “È quantomeno singolare che di fronte ad una conclamata crisi di gestione finanziaria, conseguente alla rilevazione di un debito maturato dall’azienda dal 2015 ad oggi pari a 4.000.000 euro manchino riscontri documentali quali il bilancio consuntivo 2019 e il bilancio preventivo 2020 ed è lontano dall’essere elaborato un piano di rilancio aziendale per il futuro”. Non solo. A preoccupare e a lasciare perplessi sono anche “le ipotesi di salvataggio che nascono e muoiono nel giro di poche ore”.

Attenzione ai cittadini e ai servizi a loro erogati

I sindacati pongono poi l’accento sui cittadini  dei Comuni soci dell’azienda speciale che, “oltre a rischiare di vedere messi in discussione i servizi fin qui erogati da Retesalute, saranno poi coloro, qualunque soluzione si trovi, a doversi far carico dell’onere economico per ripianare il bilancio dell’azienda”.

Il riconoscimento di quanto fin qui svolto

Criticità e perplessità avanzate riconoscendo però quanto svolto dal 2005 a oggi dall’azienda con sede a Novate. “È fuori discussione il ruolo svolto in questi anni da Retesalute nel Meratese, nel Casatese, oggi anche nell’Oggionese, dove ogni giorno migliaia di nostri concittadini si avvalgono dei servizi erogati. L’azienda ha rappresentato un nuovo modello organizzativo pienamente aderente alle necessità delle nostre realtà locali, ha garantito la gestione unitaria e integrata dei servizi alla persona e alla famiglia, qualificando e formando, incrementando le competenze di una pluralità di operatori. Ha favorito la condivisione di buone prassi, l’identificazione di modelli di intervento, lo sviluppo e la sperimentazione di servizi. Non va dimenticato che la nascita dell’azienda consortile ha consentito di continuare a gestire i servizi sociali ed assistenziali in ambito pubblico evitando le pericolose esternalizzazioni così di moda negli ultimi venti anni”. 

L’appello a uscire dal limbo

Da qui il timore “che quanto fino a oggi garantito, possa inopinatamente mutare di segno, finendo per dare vita ad inaccettabili disparità di trattamento economiche e di servizio per i cittadini”.

L’appello, sentito e condiviso, è quindi quello di far luce su quanto è successo, dando prospettive per il futuro: “Sui problemi economici e gestionali si faccia chiarezza, si individuino le responsabilità, si prospettino le soluzioni adeguate nel più breve tempo possibile o si rischia che l’azienda, nel limbo in cui si trova ad operare, non sia più in grado di operare nella gestione dell’ordinario, tantomeno nella pianificazione delle attività scolastica, della possibile riapertura dei centri di aggregazione e della rispondenza al bisogno per quanto riguarda i servizi domiciliari così come della tutela dei minori. Noi continueremo a offrire la garanzia di un impegno per la tutela dei diritti dei cittadini a servizi sociali e assistenziali efficienti, erogati in ambito pubblico, da personale qualificato”.

Il cosiddetto modello meratese di Retesalute resta un progetto di valore, una realtà aggregante capace di offrire servizi paritari anche ai cittadini dei comuni più piccoli, ovviamente tutto questo permane se adeguatamente supportato dai comuni del territorio”.