Metalmeccanici in sciopero. Da Lecco, lavoratori in corteo a Milano

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Otto ore di sciopero e manifestazione nel capoluogo regionale

L’iniziativa unitaria di Fiom, Fim e Uilm. Tanti i lavoratori lecchesi in corteo

LECCO / MILANO – E’ il giorno della mobilitazione per i dipendenti del settore metalmeccanico: in continuità con l’iniziativa del 9 febbraio scorso, oggi venerdì sono scesi in piazza sindacati e lavoratori per chiedere una politica economica che salvaguardi occupazione e sviluppo.

Uno sciopero che cade in un momento drammatico per il settore nel territorio lecchese dove la crisi continua a mietere vittime tra le aziende della provincia: in ultimo sono i casi di Husqvarna di Valmadrera e Maggi Catene di Olginate a creare forti preoccupazioni per un totale di oltre 150 posti di lavoro a rischio. Ci sono anche loro al corteo di Milano.

 

“Gli interventi normativi nel mondo del lavoro non guardano al futuro – spiega il segretario generale della Fiom Cgil Lecco Maurizio Oreggia – e non vanno alla radice dei problemi che ci sono attualmente, a partire dal precariato diffuso. Basti pensare al decreto dignità che dà solamente una risposta parziale al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori”. Secondo il sindacato la ripresa ancora non c’è.

“I dati sono migliorati rispetto a dieci anni fa, ma ancora non vediamo una piena occupazione – prosegue il segretario –. A Lecco sono aumentati i contratti a termine e registriamo un aumento delle partite iva. Troppo spesso si tratta di veri rapporti di subordinazione non regolamentati come tali”.

Al corteo di Milano sono confluiti i metalmeccanici da tutta la Lombardia e da Piemonte e Veneto. La Fiom di Lecco ha portato duecento lavoratori sotto il Duomo.

“I temi sono particolarmente sentiti perché gli interventi del Governo lasciano l’amaro in bocca ai lavoratori – sottolinea Oreggia –. Per esempio Quota 100 ha dato una risposta parziale a un problema che va affrontato in maniera strutturale. Chiediamo da tempo che ci sia una riforma che permetta di andare in pensione con un massimo di 41 anni di contributi e tenga conto delle diversità tra i vari lavori, con una tutela per le persone che svolgono mansioni più usuranti”. Si tocca anche l’argomento sicurezza. “Non ci si spende mai a sufficienza e deve essere centrale. Il 2018 è stato drammatico, il 2019 sta continuando sulla stessa traccia, è un’emergenza da contrastare”.

“Le trasformazioni che stanno investendo il mondo delle imprese metalmeccaniche, e più in generale il sistema della manifattura, impongono scelte che devono essere in grado di rispondere alla necessità di crescita dei settori strategici attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati e il sostegno all’occupazione – spiegano dalla Fim Cisl Monza Brianza Lecco – E’ necessario che governo e il sistema delle imprese riconoscano il ruolo dei lavoratori”.

“Il governo – prosegue il sindacato – deve adottare politiche mirate a contrastare delocalizzazioni e le chiusure di stabilimenti. Vanno rafforzati i vincoli della responsabilità sociale delle imprese verso i lavoratori e il territorio. Occorre investire per creare occupazione per i giovani disoccupati, attraverso il consolidamento di alcuni settori in cui il nostro paese ha una leadership e incentivi per l’eco-sostenibilità del nostro sistema industriale”.

“Oggi i metalmeccanici scendono in piazza per sollecitare il governo nel dare un indirizzo preciso alla politica industriale del Paese – sottolinea Enrico Azzaro della Uilm di Lecco – da troppo tempo non si parla di sviluppo e di crescita, da troppo tempo non si parla di come aiutare le imprese e di come abbassare il fisco, che è la battaglia sociale dei prossimi anni. Il fisco pesa troppo sulle imprese, sui lavoratori e sui pensionati. Vogliamo una politica vera industriale di sviluppo, in questo Paese c’è bisogno che si parli di lavoro”.

“Scioperiamo anche per dare un futuro ai giovani – prosegue Azzaro – ancora oggi manca una politica per il sostegno alle famiglie e per garantire un futuro occupazionale ai giovani”.