Nuovo Dpcm e chiusure. “Così si uccide una parte di economia”

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Critiche sulle misure decise nel Dpcm per le attività commerciali

La Confcommercio: “Così è un massacro, servono aiuti subito”

LECCO – “E’ un massacro, si va ad uccidere una fetta di economia importantissima”. Così Marco Caterisano, presidente della Fipe Confcommercio (l’associazione dei pubblici esercizi) sulle misure contenute nel nuovo Dpcm presentato domenica dal Governo e in vigore da lunedì (vedi qui).

Bar e ristoranti dovranno abbassare la serranda dalle ore 18, proseguendo solo con asporto e consegne a domicilio, mentre altre attività come palestre e piscine resteranno totalmente chiuse.

Marco Caterisano (FIPE Confcommercio)

“Ci sentiamo ormai carne da macello dell’ennesimo provvedimento che sicuramente non risolverà una situazione che è drammatica – continua Caterisano – gli assembramenti li abbiamo visti a tutte le ore del giorno ma fuori dai locali pubblici dove invece le regole vengono rispettate”.

La riduzione di orario, spiega il presidente della Fipe Lecco, “comporterà un’ingente perdita di fatturati per la maggior parte delle attività, già provate da un anno difficilissimo”.

“Paghiamo – conclude- la mala gestione del pubblico che in questi mesi non ha fatto nulla per limitare i contagi e oggi sta rincorrendo di nuovo l’emergenza, con provvedimenti che cambiano ogni settimana”.

Servono aiuti economici “ma molti degli operatori hanno faticato e faticano ancora nel ricevere quelli promessi mesi fa”.

Alberto Riva, direttore Confcommercio Lecco

Qualcosa va cambiato. “Ci auguriamo che questa volta il sistema dei ristori economici funzioni per davvero – sottolinea il direttore di Confcommercio, Alberto Riva – la scelta del Governo di utilizzare il canale dell’Agenzia delle Entrate per far arrivare i contributi dovrebbe accelerare questo processo”.

“Detto questo non possiamo condividere queste misure che vanno ad incidere ancora una volta su categorie già provate, come i locali pubblici e le palestre, oltre che le sale da ballo e discoteche che non hanno più riaperto. Il problema degli assembramenti non è nei bar o nei ristoranti. Piuttosto si sarebbe dovuti intervenire prima sul trasporto pubblico, alleggerendolo, fornendo più mezzi per le corse di studenti e lavoratori”.