Maggi Catene, la parola passa ai creditori. Lavoratori pronti a fare vertenza

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Niente proroghe al piano, non passano le modifiche chieste dai lavoratori

Il futuro della Maggi Catene è ora al giudizio dei creditori

LECCO / OLGINATE – La brutta notizia per i lavoratori della Maggi Catene era già arrivata la scorsa settimana: il tribunale ha bocciato la richiesta di proroga avanzata dall’azienda di Olginate per la presentazione di un nuovo piano concordatario che tenesse conto delle modifiche a favore dei lavoratori.

I sindacati avevano chiesto alla Maggi Catene di salvaguardare nel documento la parte di Tfr destinata ai fondi pensionistici, cosa che l’impresa aveva accettato di fare ma il nuovo piano non è mai arrivato al Palazzo di Giustizia. Il tribunale ha ritenuto sufficienti i tempi concessi all’azienda ed ha passato la ‘palla’ ai creditori che ora dovranno esprimere il proprio giudizio sul piano originario.

“Un piano concordatario che non tiene conto dei crediti dei lavoratori” ha sottolineato la sindacalista della Fiom Cgil, Elena Rossi, insieme ai colleghi di Cisl e Uil al fianco dei lavoratori in presidio giovedì davanti al tribunale, proprio in occasione dell’adunanza dei creditori che si è svolta alle 13 di oggi.

“Al tavolo, l’azienda aveva preso un impegno formale che però non è stato rispettato – ha proseguito Rossi – Ora se il documento venisse omologato sarebbe quel piano concordatario, senza tutele per i lavoratori. A noi non resta che fare opposizione muovendoci dal punto di vista vertenziale”

I sindacalisti Elena Rossi (Fiom) Igor Gianoncelli (Uilm) e Marco Oreggia (Fim)

“Tutti i 53 lavoratori sono intenzionati a fare vertenza – spiega Marco Oreggia, della Fim Cisl – l’azienda si è mossa in questo modo perché la legge glielo consente, ma crediamo che il prezzo delle difficoltà non possa essere pagato dai lavoratori.

I creditori avranno fino a 20 giorni di tempo per esprimersi. Se il piano sarà bocciato, si aprirà la strada del fallimento. “In qual caso la procedura tutelerebbe con fasce privilegiate il Trf e gli ultimi 90 giorni di retribuzione se non pagati, meno certo sarebbe il pagamento delle altre mensilità e le ferie arretrate” ricorda Elena Rossi.

Il piano presentato da Maggio Catene è un concordato in continuità, che punta al proseguimento dell’attività produttiva, cercando ripianare un debito che di 27 milioni di euro.

“Per noi il piano è politicamente inaccettabile perché stabilisce un’ulteriore lesione ai diritti dei lavoratori – spiega dalla Uilm, Igor Gianoncelli – la nostra valutazione non è positiva, è un documento che contiene più ombre che luci. E’ una situazione che rischia di creare più debiti che ripartenze”.