Protestano i lavoratori del Legno, venerdì presidio a Sirone

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bandiere-unitario-filca-feneal-filleaLECCO – Quella di venerdì sarà una giornata di protesta per le lavoratrici e i lavoratori del comparto Legno industria fermeranno le fabbriche nell’intero paese con 8 ore di sciopero per turno. La mobilitazione, spiegano dai sindacati, è” contro le posizioni ostili e avverse che Federlegno ha esplicitato durante le trattative per il rinnovo del Contratto  nazionale. 

Dopo 12 mesi dall’invio della piattaforma, 9 mesi di trattativa, 11 incontri e dopo 7 mesi dalla scadenza del precedente Ccnl; non è possibile porre condizioni capestro per rinnovare il Contratto nazionale del lavoro – sottolineano Fillea Cgil, Filca Cisl e Fenal Uil –
La richiesta di 140 annue ore di flessibilità lavorando il sabato e la domenica ( oltre alle 250 ore di straordinario a disposizione), la richiesta di poter far funzionare le fabbriche con il 65% di lavoratori precari, lo svuotamento della contrattazione aziendale, la richiesta di non definire nessuna cifra di aumento salariale ma solo di definire il principio degli riallineamenti annuali di eventuali futuri aumenti; narrano la non volontà di sottoscrivere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro”.
Per questo motivo i sindacati hanno promosso diversi presidi in tutta la Lombardia, nel lecchese si svolgerà davanti ai cancelli della Citterio spa di Sirone, azienda del gruppo Molteni, dalle ore 6.30 alle ore 9.30.
“Bisogna aver rispetto dei propri dipendenti – proseguono le organizzazioni sindacali –
Il coniugare le ragioni del lavoro con quelle del mercato è possibile partendo dal presupposto che le parti si confrontano in modo paritario, non dal presupposto che un soggetto decide e l’altro esegue. Le Lavoratrici e i Lavoratori fuori dalle fabbriche hanno una vita privata, devono educare e cresce i figli, pagare i mutui, le bollette, le imposte e badare ai genitori. Con le condizioni poste da Federlegno, queste cose saranno impossibili.

La gestione dei picchi e dei flessi di produzione la si definisce a livello di fabbrica, il consolidamento occupazionale ( che determina la lotta alla precarizzazione sociale e lavorativa) lo si discute in azienda. Il rinnovo del contratto nazionale deve prevedere gli aumenti salariali, altrimenti esso costituisce un ossimoro sindacale che non saremmo mai in grado di condividere”.