Tubettificio, sindacati offesi dal necrologio. “Noi abbiamo dato tutto”

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Mauro Castelli (Fiom) e Silvia Brianti (RSU)

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LECCO – “Essere messi sullo stesso piano della proprietà, accusati di incapacità e assenza, è offensivo nei confronti di chi si è speso  ed ha fatto tutto quello che poteva per salvare l’azienda”. Fiom e Fim non ci stanno e rimandano al mittente le accuse rivolte ai sindacati nel maxi necrologio affisso di fronte al Tubettificio e firmato dagli ex lavoratori della fabbrica (vedi articolo). 
In realtà, spiegano Mauro Castelli e Giovanni Gianola, “sappiamo che non si tratta affatto della totalità dei lavoratori ma di una minoranza. L’anonimato del manifesto, non compaiono infatti nomi di chi lo sottoscrive, è un’altra cosa che riteniamo scorretta”.

“Si parla di un’azienda in ‘agonia da 20 anni’, invece lì nel 1996 abbiamo ottenuto per i lavoratori il primo accordo provinciale per il premio di risultato, la riduzione a soli 4 notti consecutive per il terzo turno e tante assunzioni femminili – ha sottolineato Castelli della Fiom – Nel 2004 è stato sottoscritto l’ultimo contratto aziendale, scaduto nel 2008, poi è subentrata la crisi. Tutto questo per merito di battaglie sindacali”.

Un manifesto giudicato anche “controproducente  per gli stessi lavoratori  oggi in cerca di lavoro – secondo Silvia Brianti,  la rappresentante Rsu – fa brutta pubblicità all’azienda e ai dipendenti”.

Mauro Castelli  (Fiom) e Silvia Brianti (RSU)
Mauro Castelli (Fiom) e Silvia Brianti (RSU)

La crisi del Tubettificio, per i sindacati, è stata principalmente finanziaria: “Un’azienda che ha chiuso con ancora degli ordini nel cassetto, il lavoro c’era. Il problema – ha proseguito Castelli –La proprietà ha venduto tutto quello che poteva (lo stabilimento di Abbadia e di Anzio, poi una linea produttiva ed infine l’area) ma non è stata in grado di utilizzare al meglio le risorse. E’ mancata la capacità imprenditoriale”.

I contrasti con una parte dei lavoratori, secondo Gianola, potrebbero essere emersi nell’aver cercato un accordo con la proprietà , la quale invece ha disatteso la fiducia dei suo dipendenti. “Decisioni prese sempre collettivamente e a maggioranza in assemblea – spiega il sindacalista di Fim Cisl – ma che evidentemente hanno scontentato qualcuno”.

L’ultima scelta, ha ricordato Castelli, è stata compiuta dagli stessi lavoratori bocciando la proposta avanzata dalla nuova società, legata alla vecchia proprietà, che avrebbe voluto rilevare l’azienda riducendo orari e salari ai dipendenti.

Tubettificio durante una delle ultime assemblee dei lavoratori
Tubettificio durante una delle ultime assemblee dei lavoratori

“Volevano costruirsi la newco con i soldi dei lavoratori – ha commentato con una certa amarezza il sindacalista Fiom – eppure la soluzione era stata messa sul tavolo al Ministero: sarebbero bastati 200 mila euro per ottenere la cassa integrazione straordinaria per un anno, rinnovabile fino a 24 mesi, ma la newco si era rifiutata”.

Ora si attende il 26 ottobre quando il curatore fallimentare renderà note le manifestazioni di interesse per l’acquisto del patrimonio aziendale. Si spera nella proposta di acquisto dell’intera fabbrica, con la possibilità di una ripartenza del Tubettificio, il timore è che però i beni aziendali possano essere venduti a trance.

Sono oltre 200 i creditori che aspettano di essere rimborsati, ci sono anche i lavoratori che ancora devono vedersi resa un’ultima busta paga, il Tfr e i versamenti al fondo Cometa (questi ultimi dovrebbero comunque essere garantiti dall’Inps) per un totale di oltre un milione di euro.

Nel frattempo il manifesto funebre resterà in bella mostra a Pescarenico per almeno un’altra settimana. Non si conosce l’autore, questioni di privacy, si sa solo che sono stati pagati 290 euro per l’affissione all’immobiliare S. Marco che gestisce i cartelloni pubblicitari in città.