La Norda in ‘cattive acque’. Il gruppo AMI chiede il concordato

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Preoccupazione per i lavoratori della Norda di Primaluna

Il gruppo Acque Minerali d’Italia ha fatto richiesta di concordato in ‘bianco’

PRIMALUNA – “Si comunica che in data odierna è stata depositata, presso il Tribunale di Milano la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo in bianco”.

Inizia così la nota diffusa martedì da Acque Minerali d’Italia a conferma del difficile periodo vissuto dal quarto gruppo italiano di estrazione e imbottigliamento di acqua, di cui fa parte anche la Norda, con sede a Cortabbio di Primaluna.

Una decisione che “nell’attuale frangente – spiegano dal gruppo – rappresenta il percorso più efficace per ristrutturare la società, garantire la regolare prosecuzione delle attività produttive, riacquisire competitività sul piano industriale e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi”.

Stipendi pagati regolarmente

Una situazione complicata ma non del tutto inattesa per i lavoratori lecchesi, un’ottantina quelli in forze allo stabilimento della Valsassina a cui si aggiungerebbero ogni anno circa una trentina di stagionali. “Le difficoltà erano note da qualche tempo – spiega Massimo Sala sindacalista della Flai Cgil Lecco – una tensione nella liquidità che si stava manifestando nel mancato pagamento dei fornitori e quindi nei rifornimenti che negli ultimi tre mesi erano sempre più scarni. L’attività in azienda in queste settimane si era ridotta del 50%. I pagamenti ai lavoratori invece sono sempre stati regolari”.

“Con la richiesta di concordato, auspichiamo che la situazione possa sbloccarsi” prosegue il sindacalista. Di fatto, il concordato potrebbe congelare i debiti pregressi e autorizzare i pagamenti successivi.

Nessuna chiusura prevista

Dal gruppo rassicurano: “L’accesso alla procedura di concordato non pregiudicherà in alcun modo la capacità produttiva della società, che non prevede alcuna chiusura degli stabilimenti di sua proprietà”.

La situazione di maggiore tensione è legata allo stabilimento della Salgemini in Umbria, anch’essa parte del gruppi AMI,dove lunedì sindacati e lavoratori, preoccupati per il futuro occupazionale dell’azienda, hanno effettuato un presidio di protesta fuori dai cancelli.