Voss Osnago, pochi spiragli per i 70 lavoratori. Il 12 si apre il tavolo sindacale

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Audizione regionale oggi, giovedì 7 gennaio, per affrontare la vertenza della Voss Osnago

I sindacati: “A questo punto, se questa è la modalità di gestione, siamo preoccupati anche per il futuro dell’altro sito Voss Osnago”

OSNAGO – Una disponibilità al confronto che per ora non ha sortito però alternative diverse rispetto alla prospettata chiusura e al licenziamento dei dipendenti. Si è tenuta oggi, giovedì 7 gennaio la riunione, in modalità online, della IV Commissione presso Regione Lombardia per discutere della vertenza Voss Fluid di Osnago, che lo scorso 10 dicembre ha annunciato la cessazione dell’attività produttiva con il conseguente licenziamento di 70 lavoratrici e lavoratori.

Dopo aver disertato la precedente convocazione, tenutasi a fine dicembre, l’azienda si è oggi presentata al tavolo della discussione con i propri portavoce, così come fatto anche martedì durante la riunione dell’unità di crisi in Provincia.

Una disponibilità al dialogo che, secondo quanto denunciato dai sindacati della Fiom Cgil e della Fim Cisl che stanno seguendo la vertenza e sono impegnati ogni giorno ad affiancare i lavoratori nel presidio permanente davanti ai cancelli di via Stoppani, cozza però con il diniego di  ogni proposta alternativa alla chiusura e al licenziamento dei dipendenti. “Una posizione inaccettabile che fa il paio con l’indisponibilità ad anticipare il trattamento economico di cassa integrazione con causale Covid aperta fino al prossimo 31 marzo – sottolineano i sindacati che sempre oggi hanno incontrato virtualmente la proprietà per parlare della cassa Covid – . Una decisione che ha il sapore di una ripicca nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che sono in presidio permanente da circa 25 giorni”.

Per i sindacalisti, “le uniche vere novità sono state la presenza dell’azienda e l’utilizzo di un linguaggio pacato da parte dei suoi dirigenti. Per quanto riguarda i contenuti, l’azienda nonostante le nostre richieste e proposte ha respinto ogni possibile alternativa alla chiusura, accusandoci di mettere a rischio anche la sopravvivenza del secondo sito presente ad Osnago in via Olivetti. Un’accusa che fa quasi tenerezza dal momento che quest’azienda, da quando ha rilevato Larga,  non ha mai fatto investimenti utili a rafforzare competitività e presenza sul mercato. Quindi, delle due una: o la multinazionale aveva deciso da tempo di spegnere i motori in Italia, oppure c’è stata una pessima gestione industriale da parte dei dirigenti italiani”.

Il presidio va avanti

La richiesta dei rappresentanti dei lavoratori è sempre la stessa: “Serve più rispetto per le settanta lavoratrici e lavoratori che non sono stracci da gettare dopo averli spremuti, ma persone a cui va assicurata dignità e futuro. L’arroganza dell’azienda nel voler scartare qualsiasi ipotesi alternativa, che va dall’analisi e risoluzione delle inefficienze per proseguire con la produzione in Italia, alla ricerca di un possibile imprenditore interessato all’area o al mercato, fino alla reindustrializzazione del sito, rischia di vanificare anche il ruolo delle Istituzioni, a partire da Regione Lombardia che aveva dato ampia disponibilità a valutare tutte le possibili soluzioni per salvaguardare la continuità occupazionale. A questo punto, se questa è la modalità di gestione, siamo preoccupati anche per il futuro dell’altro sito Voss di Osnago”.

Le trattative continueranno il prossimo 12 gennaio, ma i sindacati hanno già fatto sapere che il presidio, attorno al quale è scattata una “commovente gara di solidarietà”, continuerà così la lotta a difesa del lavoro “fino a quando la discussione verrà sgombrata da ogni pregiudiziale e ci si renda disponibili a discutere seriamente senza posizioni di principio”.

La posizione di Erba

Sulla vicenda si sono espressi anche i consiglieri regionali Raffaele Erba (M5S) e Raffaele Straniero (PD). Per Erba “molti passi devono ancora essere fatti. La palla ora passa alla proprietà, sperando che vengano colte le sollecitazioni che chiedono maggiori riflessioni su tutti i possibili scenari che possono andare in direzione diversa dalla chiusura. Personalmente, ho proposto di affrontare in due fasi la crisi. La prima, su cui concentrarsi nell’immediato, per cercare di attivare i possibili ammortizzatori sociali, congelare gli esuberi e guadagnare del tempo. La seconda, attraverso il sostegno attento delle istituzioni, è quella di valutare la possibilità di rilancio o di cessione di rami d’azienda che possano garantire la continuità aziendale sul territorio”.

La posizione di Straniero

Una questione, quella del mantenimento dell’unità produttiva e dell’occupazione su cui pone l’accento anche Straniero, ammettendo di essere di fronte “ad un percorso non facile. Oggi però, come già martedì  scorso nel Tavolo provinciale, si è evidenziata  qualche possibilità di dialogo e soprattutto l’accordo a far partire il tavolo sindacale  dal 12 gennaio. L’obiettivo primario rimane il mantenimento dell’unità produttiva e dell’occupazione, anche se, purtroppo, l’azienda  ha dichiarato che per questo le probabilità sono bassissime. Mi auguro, al contrario, che dal Tavolo possano emergere altre soluzioni e  che, se proprio si dimostreranno impossibili, venga trovato insieme un modo per salvaguardare tutti i posti di lavoro. Spero che al tavolo sindacale vengano sciolte e superate le tensioni che rimangono e ricercate con spirito costruttivo le soluzioni possibili. A questo scopo è però fondamentale un atteggiamento più costruttivo da parte dell’azienda. Da parte sua la Regione è pronta a fare la sua parte per le politiche attive del lavoro”.