Aziende agricole truffano l’Ue, sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro

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Nei guai 7 soggetti residenti tra Sondrio, Como e Cremona e 91 titolari di altrettante aziende agricole

Ricevevano indebitamente fondi destinati al sostegno delle imprese del settore agricolo e montano

MENAGGIO – La Guardia di Finanza di Menaggio, a conclusione di una complessa attività di indagine coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Sondrio, Stefano Latorre, ha smascherato un articolato e strutturato sistema fraudolento mirato all’indebito ottenimento di contributi europei stanziati nel piano della politica agricola comune nel periodo compreso tra il 2007 e il 2014 e destinati al sostegno delle imprese del settore agricolo e montano.

Denunce e sequestri per oltre 10 milioni di euro

Sulla base delle risultanze emerse, 7 soggetti residenti nelle province di Sondrio, Como e Cremona e 91 soggetti titolari di altrettante aziende agricole operanti nell’ambito del territorio regionale lombardo, veneto e piemontese, ritenuti responsabili rispettivamente dei reati di associazione per delinquere e truffa aggravata finalizzata all’indebito conseguimento di contributi europei, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Sondrio e nei loro confronti è stato disposto un sequestro preventivo di beni per un importo superiore ai 10 milioni di euro.

Il meccanismo della truffa

L’elemento cruciale dell’attività delittuosa è rappresentato dall’inosservanza dei Regolamenti Comunitari che consentono l’ottenimento di contributi alle imprese agricole che assicurino il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali attraverso il pascolo del prato ovvero mediante la presenza fisica del bestiame sui terreni nel rispetto del c.d. vincolo di condizionalità.

Operazione “Montagne d’euro”

L’operazione “Montagne d’euro” della Guardia di Finanza trae spunto dalle segnalazioni effettuate da parte di alcuni allevatori locali i quali denunciavano il fenomeno per cui alcuni pascoli venivano concessi in affitto dai comuni ad aziende agricole non locali, che pur non portando gli animali in quota riuscivano così ad ottenere i benefici previsti dalla normativa europea.

L’attività dei Finanzieri ha consentito di far emergere un sodalizio criminale diretto e condotto da 7 soggetti e 2 società di servizi che, mediante una propedeutica azione di rastrellamento dei  territori montani di proprietà degli Enti comunali dell’alto lago di Como e della Bassa Valtellina, consistita nella stipula di contratti di affitto agrario degli alpeggi e nel loro successivo subaffitto ad aziende agricole operanti soprattutto nel territorio della pianura regionale, offrivano a queste ultime un pacchetto documentale completo utile per poter richiedere all’Unione Europea ingenti contributi.

91 aziende agricole coinvolte

Le 91 aziende agricole truffaldine coinvolte, al fine di aumentare virtualmente la superficie agricola in uso ed ottenere maggiori premi riconosciuti da Bruxelles, si rivolgevano alla suddetta associazione per delinquere, che forniva loro documentazione falsa e/o alterata, nonché i nominativi di ignari imprenditori agricoli da inserire nelle rispettive domande uniche d’aiuto, i quali, sulla carta, avrebbero dovuto mantenere in buone condizioni i terreni. Gli imprenditori agricoli individuati dai Finanzieri della Compagnia di Menaggio hanno dichiarato in atti di aver condotto il proprio bestiame solo ed esclusivamente sui propri terreni, confermando di non aver mai messo piede nei terreni oggetto della richiesta di contributo.

Dagli ulteriori riscontri effettuati, emergeva così il totale disinteresse delle aziende agricole rispetto al mantenimento dei terreni, la cui unica preoccupazione era quella di dimostrare solo cartolarmente il rispetto dei vincoli comunitari: eclatante è il caso di un pascolatore indicato in 20 diverse domande uniche di aiuto, che, pertanto, avrebbe dovuto mantenere, nel medesimo periodo, alpeggi situati anche in comuni distanti decine di chilometri tra loro. Le aziende agricole coinvolte, in concorso con le medesime società di servizi gestite dal sodalizio criminale, non rispettando il vincolo di condizionalità (mantenimento dei terreni a pascolo in buone condizioni agricole ed ambientali) e nell’inosservanza dei limiti assunti nelle “Dichiarazione ed impegni” sottoscritti in ciascuna domanda unica di aiuto presentata, hanno indotto in errore il competente Organo Pagatore Regionale originando un indebito pagamento di fondi destinati al sostegno delle imprese operanti nel settore agricolo e montano, a danno degli imprenditori agricoli onesti.