Senago. Ucciso e murato in un pozzo: 7 anni dopo, arrestato l’assassino

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SENAGO – Scomparso nel gennaio 2013 da Genova e rinvenuto privo di vita, murato in una villa privata di Senago, nel milanese: la vittima si chiamava Astrit Lamaj, 41enne di origine albanese. Il suo assassinio ha ora un responsabile: grazie alle indagini portate avanti dai carabinieri di Monza e Caltanissetta, è stato arrestato il presunto killer, Salvatore També, residente a Riesi.

L’uomo era già agli arresti domiciliari con l’imputazione contestata di aver fatto parte dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra” della famiglia di Riesi.

L’attività, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, nasce nel 2018, a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e rappresenta lo stralcio di un procedimento penale che ha visto coinvolti altri 5 coindagati, già destinatari, nel marzo 2019 e per gli stessi fatti, di una precedente ordinanza di custodia cautelare.

L’indagine avrebbe consentito di accertare il coinvolgimento del richiamato 45enne, in qualità di esecutore materiale, nell’omicidio e nel successivo occultamento del cadavere del 41enne albanese.

Sembrerebbe che a commissionare l’omicidio sia stata una donna di 64 anni, commerciante di gioielli che, all’epoca dei fatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era stata derubata e lasciata dalla vittima, con cui aveva intrattenuto una relazione sentimentale.
Oltre alla donna, all’epoca erano stati fermati altri tre uomini, tutti italiani, con l’accusa di aver ucciso la vittima, murandola in un pozzo artesiano. Gli arrestati erano tutti risultati legati alla criminalità organizzata: la donna era stata fermata vicino all’aeroporto di Genova.

La svolta nelle indagini è stata possibile solo grazie alle dichiarazioni di un pentito nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta: senza il suo contributo probabilmente non sarebbe mai stato individuato il pozzo artesiano né trovati i resti della vittima.

“La partecipazione dell’odierno indagato – spiegano i carabinieri – si spiegherebbe con il suo legame con la cosca mafiosa dei Cammarata ed è stato indicato come affiliato dallo stesso collaboratore di giustizia”.