“26 giorni di vacanza trascorsi chiamando e contattando via email ATS, URP ATS Brianza”

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lettera pc

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:

“Vorrei raccontarvi la mia storia da italiana che torna dall’estero per le vacanze di natale.

Da quando sono rientrata in Italia non ho fatto altro che rimanere isolata più del necessario, non avendo le informazioni essenziali per gestire la mia peculiare situazione. Questi 26 giorni di vacanza li ho trascorsi chiamando e contattando via email ATS, URP ATS Brianza di Lecco, sia il numero fisso che il numero di cellulare entrambi risultavano sempre e comunque occupati. Ho trovato più numeri verdi che per non perdere la priorità ho speso ore ed ore ad aspettare, guardia medica, incluso l’ospedale di Lecco. Cosi facendo questi enti che, normalmente prestano servizio ai cittadini per assisterli, dichiaravano di non essere autorizzati ad aiutarmi, facendo ricadere le loro responsabilità su altri enti, mentre io ero in ostaggio a casa, in attesa di vera assistenza.

Al rientro dall’estero, ho trascorso 5 giorni di quarantena a casa, come previsto dal decreto. Durante il periodo di isolamento ho avuto forti mal di testa, febbre ballerina, insomma sono comparsi i primi sintomi da covid. Non avendo un medico di base, ho chiamato un numero verde,  dopo qualche ora di attesa mi mise in contatto con la guardia medica che mi assicurò di arrivare al mio domicilio ad eseguire un tampone molecolare, il 26 dicembre 2021. Fin qui è andata piuttosto bene.

Due giorni dopo aver fatto il tampone, il 28 dicembre, ricevetti il messaggio con codice per accedere al fascicolo sanitario online. Scherzo vuole che, la tessera sanitaria era scaduta da un paio di mesi e, non avendo modo di accedere a questo servizio, contattai l’ATS Brianza. Purtroppo nessuno sapeva dirmi l’esito del tampone e mi consigliarono di chiamare la guardia medica. La sera stessa chiamai la guardia medica che risultava sempre occupata. Volevo solo sapere l’esito e capire come comportarmi di conseguenza ma nessuno poteva o voleva aiutarmi. Il giorno dopo feci altre chiamate, ed inoltrai email all’ATS Brianza spiegando il disagio di non sapere l’esito del tampone. Solo il giorno dopo ricevetti risposta, dal dipartimento rientro dall’estero, il quale avevo avvisato successivamente al mio rientro in Italia. Costoro, finalmente, riuscirono a vedere l’esito del tampone,  positivo. ATS Brianza mi inviò l’attestazione di isolamento solo il 30 dicembre. Questa email dice che l’ATS Brianza mi avrebbe contattato per prenotare un tampone entro i 10 giorni per la chiusura dell’isolamento dato da tampone negativo.

Finalmente la situazione sembrava chiarita. E invece, dopo altri 5 giorni mi resi conto che nessuno avrebbe chiamato, così ho ripreso a chiamare e mandare email per capire come prenotarmi un tampone in ospedale, e come agire diversamente data la difficoltà nell’ottenere  l’esito del tampone la prima volta. Per sfinimento da ricorrenti email e telefonate (ogni giorno chiamavo dalle 10 alle 13, mai nessuno rispondeva) qualcuno mi chiamò dall’ATS. L’operatore mi disse che mi era stato inoltrata una email (messaggio automatico) con tutte le informazioni necessarie. Dopo aver spiegato il mio caso, i miei disagi nel prenotare il tampone e nel comunicare con i servizi sanitari pubblici, mi è stato prenotato un tampone all’ospedale di Lecco per il giorno seguente, il 6 gennaio.

Questa volta il messaggio del tampone arrivò a fine giornata e, ancora una volta, non potevo accedere all’esito. Le chiamate e email ripartirono, interrotte soltanto da esaurimento nervoso causato da ore infinite di attese, messaggi automatici che non davano le informazioni necessarie al mio caso. ATS mi disse che non erano autorizzati a visualizzare l’esito del mio tampone. Il numero verde mi suggerì di contattare l’ente che ha effettuato il tampone, quindi chiamai l’ospedale di Lecco che, non potendo  visualizzare i miei esiti per privacy mi ricollegò, almeno tre volte, all’ATS.  Non avendo l’esito del tampone, non sarei potuta presentarmi in questi enti e richiedere i miei esiti, data la preoccupazione di risultare ancora positiva, che contraddizione.

Dopo questo estenuante trascorso, in cui il procedimento di rivelazione dell’esito di un tampone è divenuto il mio incubo ricorrente, mi sono chiesta, ma non poteva essere più semplice? Come fanno le persone che non hanno internet? E le persone che hanno difficoltà di altro genere ad accedere al fascicolo sanitario online? Sono amareggiata dall’inefficienza  del servizio di informazione prodotto dal servizio sanitario”.

A. Gatti