Alborelle lecchesi. L’intervento del sindaco di Ballabio Consonni

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Alessandra Consonni

BALLABIO – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Alessandra Consonni, sindaco di Ballabio, all’indomani della manifestazione in piazza delle Alborelle lecchesi.

“Il vizio che più mi infastidisce nella politica cosiddetta politicante è la faziosità, in quanto sminuisce, vanifica, umilia il senso stesso del contraddittorio ideale su cui poggia il confronto democratico. E’ chiaro che ogni dibattito perde di significato se un gruppo dichiara di scendere in campo per combattere un male di cui accusa l’avversario pur sapendo che, invece, alberga altrove. Alludo alla campagna anti odio del sedicente nuovo fenomeno delle cosiddette sardine, nello specifico al loro clone lecchese, il quale, dato che l’originale boccheggerebbe nelle acque del lago, sotto il Resegone prende il nome di alborelle.

Adattamento lacustre a parte, le parole d’ordine delle alborelle sono rigorosamente mutuate dal repertorio del più noto scatolame ittico: “No al populismo di destra, che semina odio e inquina i pozzi con insulti e fake news”; Sì ad un’Italia migliore da quella di Salvini e Meloni, un’Italia che non cede all’odio, e che si è stancata di questo clima e di questo linguaggio”.

Ebbene, qui entra in gioco la faziosità politica, perchè è fuori di dubbio che il tanto deprecato odio e il non meno biasimevole linguaggio livoroso che ne fa da degna cornice, almeno su questo ramo del lago appartiene tutto alla sinistra, la quale non si è mai sentita in dovere di inscenare manifestazioni di piazza o partorire movimenti spontanei di neofiti della politica per condannare le ricorrenti espressioni di feroce acredine politica di stampo “progressista”.

Può aiutarci, nella sforzo di memoria, qualche muro della città su cui apparvero o ancora campeggiano minacce di morte all’indirizzo dell’avversario politico, alla Lega e alle sue sedi che “si chiudono col fuoco”, ma anche delle forze dell’ordine per cui sarebbe preferibile avere “più sbirri morti”, persino degli Alpini con qualche animo pacifista che ha pensato di sabotare a colpi di vernice la militarista castagnata delle penne nere al parco dell’Eremo tracciando scritte del tenore “Morte agli alpini”, “Dal Kossovo all’Iraq alpini assassini”, “Alpini italiani complici di guerre e massacri”, “Alpini fuori dall’Afghanistan a colpi di tritolo”…

Dalle parole ai fatti, come la distruzione di lapidi e targhe, tra cui, la più odiosa, quella dedicata ai Martiri delle Foibe, gettata nel lago. Su un muro ho letto persino la scritta “più foibe!” e ho pensato a ragazze come Marta Cossetto, “colpevoli” solo di essere italiane, stuprate in gruppo dai partigiani di Tito, torturate e gettate nei crepacci carsici ad agonizzare con mani e piedi legati col fil di ferro e una picca di legno conficcata nei genitali. Mi sono chiesta se è possibile che esista un’ideologia capace di infondere un odio tale da spingere i suoi seguaci a invocare crimini simili… altro che il linguaggio politicamente scorretto della destra.

Sono certa che tutto ciò ripugna a sardine o alborelle che dir si voglia, allora chiedo a queste pretese anime belle della politica: quando condannate l’odio, fatelo senza aggettivi, a 360 gradi perchè solo così dimostrerete di essere un fatto nuovo e non un espediente per rimettere in gioco la solita faziosa, rancorosa, stantia sinistra”.

Alessandra Consonni