Confcooperative dell’Adda: “Ora è tempo di ripartire e paradossalmente… stando tutti uniti!”

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Gabriele Marinoni

LECCO – “Con cautela, si, un passo alla volta, certamente, con gradualità e massima attenzione, senza dubbio… ma è arrivato il tempo di riprendere le attività sociali delle nostre comunità.

Sono infatti queste ultime a mettere d’accordo, dentro il vivere collettivo, la sfera sanitaria e quella economica, due dimensioni certamente fondamentali, andate in corto circuito nella fase 1 della crisi.

Preservare Pil e fatturati o la salute della gente?
Questa la domanda che ha attanagliato i nostri governi e un po’ tutti noi, nel difficile momento di decidere se chiudere o lasciare aperto, se creare zone rosse o mantenerne di gialle arrivando addirittura ad esprimere nella “mediazione arancione” l’imbarazzo, poi rivelatosi fatale, di non sapere quale priorità dare in un momento così difficile ed inedito.
Eppure, se una cosa l’abbiamo capita di questa straordinaria crisi epocale è che né la dimensione sanitaria né quella strettamente economica possono bastare da sole a dare senso ad un vivere che possa definirsi tale.
Ne è forse un esempio emblematico il fatto che sia stato il dover “morire in solitudine” l’aspetto più grave, o se volete drammatico, di questa triste vicenda pandemica.

Riattivare la dimensione sociale del nostro vivere può permettere ora quella riconciliazione fondamentale e sempre a rischio tra salute e lavoro, tra ricchezza e giustizia, tra interesse particolare e generale, tra bisogni e risorse… Nel ripristino della socialità, riscoprendo il valore profondo di stare vicini e di convergere su obiettivi comuni sarà forse anche possibile mettere mano a quei modelli di sviluppo che non ci hanno aiutato e che oggi devono assolutamente essere rivisti e non restaurati.

Ora, l’”antidoto” per ripartire, in assenza di un vaccino, si è fatto più chiaro a tutti noi con il trascorrere dei giorni: serve molto rigore individuale e collettivo, una disposizione a costruire risposte inedite di ampio respiro e un disegno organizzativo chiaro e condiviso il più possibile.

Se sui primi due aspetti il nostro Paese ha dimostrato anche in passato il meglio di sé, sul terzo stiamo invece come sempre facendo acqua.
Inoltre, come per ogni antidoto salvavita bisogna tenere in conto la possibilità che esso porti con sé effetti collaterali altrettanto gravi come quelli che stanno colpendo paradossalmente le fasce meno toccate dalla pandemia. Ci riferiamo ai bambini, gli adolescenti e i giovani, i minori con disabilità e in situazione di grave disagio sociale che stanno soffrendo più di tutti ed in modo incalcolabile i danni della chiusura totale delle scuole e di quei servizi a forte intensità educativo-relazionale che permettevano loro di crescere insieme agli altri e di contenere gli effetti del gap di partenza.

La Cooperazione Sociale che rappresentiamo esprime forte preoccupazione in questo senso e non solo per il blackout educativo che sta colpendo il progetto di vita delle persone su cui si stava investendo in termini di professionalità e attenzione preventiva, ma anche per le ricadute che tale chiusura sta ponendo e porrà alla tenuta del sistema di welfare in generale, ivi compresa la sostenibilità economica delle Imprese di Terzo settore.
Imprese di questo territorio con una mission orientata al benessere sociale delle nostre comunità, che agiscono sulle priorità sociali definite dalla Programmazione degli Enti Locali, occupandosi dei soggetti in difficoltà, minori, anziani, disabili, adulti e famiglie, spesso convogliando risorse, competenze e opportunità a beneficio della spesa pubblica per i servizi di Welfare.

È su questo aspetto che abbiamo chiesto alle Amministrazioni Locali la massima “vicinanza” possibile per garantire, senza troppi indugi, in primis la continuità dei servizi verso la popolazione più fragile e contemporaneamente per non lasciare a sé stesse le imprese non profit a rischio di sopravvivenza.

Dobbiamo rilevare in proposito che in questi due mesi di crisi non tutte le Amministrazioni hanno saputo reagire con prontezza all’emergenza riuscendo a tutelare una piena continuità dei servizi alle persone fragili. Ciò ha causato una notevole disparità nel mantenimento delle ore dei servizi educativo-scolastici nei tre Ambiti Distrettuali. Pur comprendendo le difficoltà concrete dei nostri Comuni, ci pare davvero difficile spiegare ad una famiglia che il supporto educativo al proprio figlio disabile varia a seconda del Comune di residenza e non al suo bisogno di crescita. Altrettanto difficile è spiegare all’educatore di una Cooperativa che il proprio lavoro è sospeso a differenza dei colleghi impegnati delle Scuole in cui si opera e nonostante tutte le direttive ministeriali e regionali spingono per il massimo mantenimento della Didattica a distanza anche a favore dei ragazzi con bisogni e fragilità specifiche.

È per queste ragioni che abbiamo ritenuto di fare un appello accorato al sistema locale dei Comuni affinché si “rimanesse uniti” in una fase come questa facendo leva su lungimiranza di sguardo e su quel riconoscimento reciproco che fa la differenza nelle grandi situazioni di emergenza.

Abbiamo chiesto ai Comuni di non vedere nelle cooperative del territorio un mero fornitore di prestazioni ma dei soggetti vitali, fondamentali per dare sapore e colore alle comunità di cui sono parte anche in termini di cittadinanza attiva e corresponsabilità nel dare risposta ai bisogni. Ricordiamo che si tratta di Imprese che non delocalizzano e che creano occupazione a vantaggio di giovani, prevalentemente donne, del nostro territorio.

Abbiamo chiesto loro di condividere con noi quanto fosse fondamentale garantire uniformemente livelli minimi di servizio ai minori del territorio nella fase di lock-down e nel contempo di riconoscere il lavoro dei cooperatori non come accessorio ma come bene primario per la tenuta del sistema di welfare.

Dobbiamo rilevare in questo senso una risposta determinata e di vero respiro politico-strategico da parte del Sistema dei Comuni, risposta che abbiamo apprezzato e in cui riconosciamo la fisionomia di quel sistema pubblico-privato virtuoso che caratterizza da anni il Distretto di Lecco nelle sue tre espressioni d’Ambito.

Ci riferiamo a due documenti di significativo spessore approvati dal Coordinamento Distrettuale dei Sindaci la scorsa settimana e che contengono sia misure di attenzione alla continuità dei servizi per le persone ed al loro equilibrio economico sia misure organizzative di sistema per approcciare con coraggio e sistematicità la cosiddetta fase 2 della crisi.

Insomma, due documenti che contengono un po’ di quei tre ingredienti di cui si accennava sopra parlando di antidoto.

Ora ci attendiamo azioni conseguenti e tempestive da parte di tutti i Comuni ma possiamo dire che la strada imboccata è quella giusta; permetterà al nostro sistema di imprese di incamminarsi con coraggio e corresponsabilità; consentirà insomma alle nostre comunità di ripartire senza lasciare davvero indietro nessuno”.

Il Presidente Gabriele Marinoni