Quando si perdono di vista i fondamentali della convivenza civile

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LECCO -“In questi giorni stiamo assistendo ad un balletto di opinioni che partendo dalla manovra finanziaria 2020 sta facendo emergere alcuni aspetti che oserei definire di sfascio etico e sociale.

Un esempio : un po’ tutte le forze del quadro politico stanno facendo a gara per spasmodicamente autodefinirsi come “riduttori delle tasse”, quasi che pagare e far pagare in modo equo le tasse sia una cosa di cui ci si debba vergognare.

A mio avviso invece coloro che in modo martellante fanno di tutto per scrollarsi di dosso la qualifica di “partito delle tasse” rappresentano la più plastica immagine della decadenza civile e dell’imbarbarimento etico che non solo la nostra classe dirigente sa esprimere.
I più grandi media divulgativi e così pure il mondo dei cosiddetti intellettuali/commentatori ne sono i più grandi “veicolatori” senza neppure accennare , nella stragrande maggioranza dei casi, ad una pur minima valutazione critica che sappia ricondurre la tassazione ad una solidaristica visione di giustizia sociale su cui dovrebbe poggiare ogni consesso civile, a partire da quello Statuale.

Ma come?  insegniamo ai nostri figli la cultura dei doveri oltre che dei diritti e poi il “livello massimo”, che ci dovrebbe rappresentare ed essere modello di riferimento, fa a gara per parlare solo alle “pance” dei cittadini?

Nessuno che dica che le tasse sono importanti perché sono il principale strumento di redistribuzione della ricchezza e di rimozione degli ostacoli che producono ingiuste differenze. Peraltro in modo proporzionalmente e giustamente progressivo, come ci ricorda la nostra preziosissima Costituzione, quindi uno dei maggiori doveri che dovrebbe configurare il patto sociale alla base di ogni equa convivenza civile.

E visto che si parla spesso e giustamente di concretezza : Per coniugare questa fondamentale visione di base con una più incisiva lotta all’evasione fiscale perché nessuno pensa mai di destinare direttamente i suoi recuperi alla diretta riduzione del peso fiscale redistribuita in modo maggioritario sulle fasce economicamente più basse.
Perché poi si cerca di far apparire il maggior rigore nei confronti dei grandi evasori come quasi un’ingiustizia e non invece la base per cambiare gradualmente un costume sociale purtroppo ormai diffuso a tutti i livelli ? E i livelli realmente più bassi non sarebbero indotti ad una maggior responsabilità sociale fiscale se godessero il beneficio di una effettiva riduzione del peso fiscale così prodotta ?

Il fondato dubbio che lo Stato sia forte coi deboli e debole coi forti non sarebbe così gradualmente rimosso ?

E circa il presunto peso eccessivo della tassazione sui più ricchi occorrerebbe ricordare ciò che inoppugnabilmente documenta Thomas Piketty nel suo “Capitale e disuguaglianza” (pag. 50, con tanto di diagrammi dimostrativi) : “ Nel periodo 1930-1980, l’aliquota media applicabile ai redditi americani più alti è dell’82”. E di certo non mi risulta che gli USA possono essere definiti Stati “comunisti”.

Sono queste cose che andrebbero veicolate da Tv e grandi media per poter sostenere di svolgere realmente una funzione al servizio di una consapevolezza diffusa, qualifica di base di una vera Democrazia Partecipativa.

Invece ci tocca sorbire il teatrino politico-economicistico sempre più insopportabile che non ci propone valori, visioni e direzioni applicative coerenti ma numerini insignificanti e fuorvianti eretti a parametri condizionanti le nostre vite.

Stiamo perdendo l’anima e il senso delle cose a causa di un sistema costruito non casualmente sull’individualismo e sull’avere.

Solo una rinnovata coscienza etica, basata sulla effettiva ricerca della giustizia sociale potrà, partendo dal basso e saldandosi con le forze veramente al servizio dell’Uomo, ritrovare il senso e la giusta direzione delle cose”

Germano Bosisio