Alpinismo e montagna. L’associazione lecchese Acal si scioglie. “Non ha più senso continuare”

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Il presidente del CAI Lecco, Aldeghi Emilio
Emilio Aldeghi, presidente di Acal

LECCO – L’Associazione Culturale Alpinistica Lecchese (Acal) dopo 5 anni dalla sua nascita chiude i battenti.
A confermalo è lo stesso presidente Emilio Aldeghi: “E’ stata una decisione condivisa. L’idea di un’associazione di secondo livello, ovvero composta da altre associazioni, con il compito di coordinare le varie forze lecchesi legate alla montagna e al mondo dell’alpinismo resta valida, ma non ci sono più le condizioni. Non ha più senso continuare, è meglio chiudere”.

Tramonta quindi l’intento di riunire sotto lo stesso cappello il variegato mondo dell’associazionismo alpino lecchese, strada che sin dall’inizio destò qualche perplessità nell’ambiente, ancor più quando dall’associazione composta da Cai Lecco, UOEI (Unione Operaia Escursionisti Italiani), Fondazione Riccardo Cassin, APE (Associazione Proletari Escursionisti), SEL (Società Escursionisti Lecchesi), Gruppo Gamma e Gruppo Ragni, si sfilarono da prima questi ultimi guidati dal presidente Fabio Palma e a seguire i Gamma dell’allora presidente Giovanni Pomi (oggi presieduti da Giovanni Spada).

“Cronaca di una morte annunciata” commenta qualcuno vicino all’ambiente, ma per il presidente Aldeghi non si tratta di un fallimento: “Credo di poter dire che abbiamo lavorato e prodotto effetti positivi, in primis contribuendo alla realizzazione dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese (al Palazzo delle Paure di Lecco, ndr). Poi, molto semplicemente, le cose nascono e se hanno le gambe per camminare, camminano, altrimenti…”.

Aldeghi tuttavia non ha dubbi sulla bontà dei propositi: “Alcune ipotesi fatte avevano senso se supportate da tutti. Oggi non ci sono più le condizioni e quindi è inutile proseguire. Alcune idee siamo riusciti a concretizzarle come la realizzazione del museo dell’alpinismo (Osservatorio Alpinistico Lecchese, ndr) che era per noi un po’ il focus iniziale. Poi avremmo dovuto portare avanti progetti di ricerca e sviluppo, ma la mancata coesione e collaborazione, indispensabili, sono venute meno. Ragni e Gamma non ci hanno creduto, sono usciti e così, un discorso che doveva allargarsi, si è ristretto e oggi, per come stanno le cose, è meglio tirare una riga. Cosa che facciamo senza voler sollevare alcuna polemica”.

Il sindaco Virginio Brivio

Nemmeno lo stesso sindaco di Lecco Virginio Brivio parla di fallimento: “Siamo debitori in senso positivo nei confronti di Acal per il contributo che ci ha dato nella realizzazione dell’Osservatorio Alpinistico, senza il quale, l’obiettivo raggiunto, forse era ancora oggi lungi dal venire. E poi ha dato vita ad altre iniziative di carattere culturale. Condivido le parole di Aldeghi e la decisione raggiunta: se non ci sono condizioni di convergenza e una convinta partecipazione, è bene rinviare a tempi migliori. Credo che il progetto possa essere congelato ma resta pur sempre un progetto valido”.

Intenti di alto profilo quelli che si era prefissata Acal, a partire dalla promozione di iniziative ed eventi culturali legati alla storia dell’alpinismo, con l’obiettivo di sostenere, valorizzare e divulgare la cultura della pratica alpinistica e la conoscenza dell’ambiente naturale, legati al territorio lecchese. Ma anche promuovere ogni tipo di ricerca e studio sulla storia dell’alpinismo sia locale che nazionale e internazionale e, non da ultimo, la gestione di un museo e di un centro di documentazione della storia dell’alpinismo lecchese.
Eppure molti dei buoni propositi sono rimasti al palo, se da un lato il Museo della Montagna ha preso forma a Palazzo delle Paure, la gestione non è stata affidata ad Acal, il progetto Modisca (Montagne di Scatti) non è progredito, mentre sul piatto è rimasta qualche sporadica iniziativa, come le mostre “Spedizione Renato Cepparo in Antartide” e “Arrampicare ieri e oggi. Gesti, materiali, storie di alpinisti lecchesi” quest’ultima realizzata in collaborazione con il MEAB (Museo Etnografico dell’Alta Brianza di Galbiate), la mostra su Casimiro Ferrari e l’organizzazione in collaborazione con la Comunità Montana del Lario Orientale e il Distretto Culturale del Barro del convegno “L’arrampicata sportiva”.

Per il sindaco Brivio “non va buttato via quello che si è fatto – e aggiunge – Il perimetro più esteso che riguarda la montagna, non solo Acal, ha visto e vissuto molti processi. C’è stata maggiore consapevolezza dei progetti legati alla montagna: la risistemazione dei rifugi, l’attenzione di Confcommercio verso gli stessi rifugisti, il lavoro di recupero delle falesie, il coinvolgimento delle Guide Alpine, l’apertura dell’Osservatorio della Montagna e del museo ai Piani Resinelli e un pacchetto turistico che si sta diffondendo sempre più. Quindi non condivido una valutazione negativa di come stiano procedendo le cose in questo ambito”.

Eppure, restando all’evidenza dei fatti, Acal ha avuto vita breve e difficile. L’esperimento non ha funzionato per come avrebbe dovuto e Lecco, riconosciuta Città Alpina dell’anno 2013, che si fregia di un passato e di un presente alpinistico unico al mondo, convinta di voler fare della montagna un punto di forza a 360° (aspetto turistico incluso) ha subito l’ennesima battuta d’arresto.