Un ricordo dal mondo dell’atletica lecchese: “Addio Sciura Binda”

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Al centro la signora Flavia Stefanini Binda durante i festeggiamenti per i 60 anni dell'Atletica Lecco (foto Sandro Marongiu)

Le parole dell’ex atleta e allenatore Sandro Marongiu

“Con te se ne va un pezzo importante della nostra storia”

LECCO – Tanto dolore nel mondo dell’atletica lecchese per la scomparsa della signora Flavia Stefanini Binda. Di seguito pubblichiamo una lettera dell’allenatore ed ex atleta ai tempi dell’Icam Lecco Sandro Marongiu che raccoglie il sentimento di quanti, in tanti anni di attività, hanno avuto modo di conoscere una signora capace di lasciare il segno in tante generazioni di giovani”.

“Apprendo con dolore e tanta tristezza della scomparsa della signora Flavia Stefanini vedova Binda che, assieme a Gianfausto Balatti, è stata la colonna portante dell’allora Icam Lecco, società di atletica in cui ho gareggiato dal 1978 sino al 1982. Il marito Mario è stato per anni segretario dell’Atletica Lecco in quegli anni sponsorizzata dalla Icam dei fratelli Agostoni. Eravamo una grande famiglia di cui la “Sciura Binda”, come affettuosamente la chiamavamo, era la nostra mamma. Quante riunioni nell’allora sede di via dei Pescatori, quante volte ci siamo trovati in casa Binda. Dopo la morte di Mario, cara Flavia, avevi preso in mano le redini dell’Atletica Giovanile Lecco (un progetto distinto da ciò che si faceva con i grandi) e l’hai portata avanti con passione sino a quando l’avanzare degli anni te l’ha permesso.
Con te se ne va un pezzo importante dell’atletica lecchese, sono cresciuto assieme a tua figlia Silvana (gareggiavamo nello stesso periodo) lei ostacolista, io mezzofondista, andavamo ai raduni assieme, si parlava, si scherzava e la nostra amicizia proseguiva anche fuori dai campi di gara. Quando scendevo a Lecco passavo volentieri a salutarvi… Ricordo ancora quella volta che mi offristi l’ananas col gelato, era facile prendermi per la “gola”. Ricordo ancora il ‘cazziatone’ di tuo marito dopo una trasferta disastrosa ai campionati italiani di corsa campestre a Firenze in cui, partiti in tre, ci eravamo ritirati tutti. Bonario ma pur sempre un cazziatone come quelli che un buon padre di famiglia fa ai propri figli cercando di far capire gli errori commessi.
Ricordo come se fosse ieri quando dovendo partire per la leva militare, era il 1979, tuo marito mi disse “Sandro, tutti i nostri atleti riusciamo a mandarli in Aeronautica, tu sei forte si sono interessati di te a Roma, c’è la possibilità di entrare nelle Fiamme Gialle ma devi fare la firma per tre anni”. Chissà… se avessi ascoltato i suoi consigli, la mia vita sarebbe cambiata. Quello che non è mai cambiato, però, è la stima che ho sempre avuto nei vostri riguardi e la riconoscenza per avermi affiancato nei migliori anni della mia giovinezza.
Flavia, ricordo la tua espressione stupita quando, chiedendomi se avessi visto la grotta del Bue Marino, risposi… ‘no, signora Binda, non l’ho mai vista’. Incredula mi dicesti con un rimprovero ‘ma come fa un sardo a non aver visto le bellezze della sua isola?’.
Ci siamo rincontrati a distanza di anni in sala Ticozzi assieme a tua figlia Silvana, hai fatto fatica a ricordarti ma alla fine ci siamo abbracciati. Ora che non ci è concesso nemmeno di accompagnarti per il tuo ultimo viaggio, ti affido un solo desiderio: salutami tanto tuo marito Mario e il professor Balatti, sono sicuro che assieme trasmetterete la passione per l’atletica anche agli angeli in paradiso.
Ciao Flavia“.