Le case di riposo tornano a chiudersi: in molte stop alle visite dei familiari

Tempo di lettura: 5 minuti

Torna alta l’attenzione nelle case di riposo, stretta sulle visite dei familiari

In alcune chiusura totale agli esterni, in altre continuano le visite protette

(AGGIORNAMENTO – L’Ordinanza della Regione Lombardia n. 619 del 15/10/2020  ha vietato l’accesso alle strutture di familiari, caregivers e conoscenti. L’articolo è stato pubblicato prima dell’annuncio dell’ordinanza. Tutte le RSA lecchesi si sono quindi adeguate alle nuove normative ponendo il blocco delle visite)

LECCO – E’ una delle conseguenze più tristi di questa emergenza sanitaria: la solitudine e la lontananza dai propri cari, un disagio che riguarda soprattutto gli anziani. Ora che i casi sono in aumento anche nel lecchese, alcune case di riposo del territorio hanno deciso di introdurre nuovamente delle restrizioni alle visite dei parenti ai loro ospiti, per tutelare la sicurezza di questi ultimi.

In alcuni casi non si è mai ridotta la rigidità delle misure rispetto alla gestione di questo aspetto, prevedendo visite ‘protette’ tra anziani e familiari, ma in questi giorni alcune strutture hanno deciso di chiudere totalmente l’ingresso di esterni nelle Rsa per evitare casi di contagio.

E’ quanto deciso già la scorsa settimana alla RSA Frisia di Merate, struttura che fa capo al Pio Albergo Trivulzio dove il Covid ha avuto effetti drammatici nella prima fase della pandemia. “Proseguono il servizio delle video chiamate, il progetto di chiamata proattiva e di aggiornamento delle condizioni cliniche di pazienti e ospiti al fine di garantire la comunicazione con i familiari” fanno sapere dal Frisia.

Un’analoga decisione è stata presa anche alla Casa Famiglia di Olgiate Molgora: “Ci troviamo, ancora una volta, di fronte all’esigenza di una sospensione temporanea delle visite con i parenti – scrivono – Si tratta di una decisione certamente difficile, soprattutto sul piano degli affetti e delle relazioni che sono al centro della nostra vita, ma in questo momento necessaria per cercare di affrontare con prudenza, estrema serietà e rigore le prossime settimane, a tutela della salute dei nostri anziani”.

L’ingresso dell’istituto Frisia a Merate

“Vengono confermate ovviamente le modalità di comunicazione via Tablet avviate da mesi: la Direzione della Casa Famiglia e l’equipe animativa sono a disposizione di ciascuna famiglia per la programmazione dei vari appuntamenti e ci stiamo adoperando per implementare gli sforzi in questa direzione – aggiungono – La sfida che la pandemia ha imposto alla nostra vita ed ai nostri affetti non è finita e dobbiamo, con consapevolezza, comprendere che ci sono e ci saranno richiesti nuovi sacrifici. Confermiamo comunque tutto il nostro impegno e dedizione per affrontare insieme e con la consueta responsabilità le prove dei prossimi mesi.

Anche alla RSA Borsieri di Lecco e a Perledo

Stessa decisione assunta alla RSA Borsieri gestita dalla Sacra Famiglia a cui fa capo anche la casa di riposo di Perledo, dove si era verificato uno dei primi focolai all’interno di una RSA nel lecchese:

“Dal pomeriggio di giovedì abbiamo deciso di chiudere le visite agli ospiti, su indicazione della nostra direzione sanitaria – ci spiega il direttore Antonio Rizzi – non abbiamo avuto più contagi ma vorremmo evitare rischi visto l’aumento dei casi anche nella nostra provincia. Continueremo a mantenere in contatto i familiari con videochiamate ai loro cari, tenendoli aggiornati sulle loro condizioni. Stiamo comunque cercando un’alternativa per consentire visite in sicurezza”.

Visite protette all’Airoldi e Muzzi, all’esterno a Villa Serena

Continueranno invece, nella massima prudenza, le visite protette all’Airoldi e Muzzi di Lecco, dove sono ospitati 321 anziani: “In questo momento non abbiamo pazienti positivi al virus però ogni giorno si fa preoccupante la situazione all’esterno, quindi abbiamo deciso di proseguire con le visite protette ma con restrizioni ulteriori, permettendo ad un solo parente per ospite l’ingresso in struttura” fa sapere il presidente della Rsa, Giuseppe Canali.

L’ingresso dell’Airoldi e Muzzi di Lecco

Le visite avvengono in locali appositamente adibiti, dove l’anziano viene accompagnato dal personale e il familiare lo attende all’interno, con un pannello in plexiglass a separarli. “Possono vedersi e parlarsi, ma non posso toccarsi – spiega Canali – Strette di mano e baci, purtroppo, da tempo non sono più permessi”.

A Villa Serena di Galbiate, invece, i parenti possono vedere i loro cari dal cortile esterno, così come era già avvenuto durante l’estate. L’anziano viene accompagnato sul terrazzo coperto e chiuso dalle vetrate, in modo da potersi vedere con il familiare. Anche qui, come in tutte le altre case di riposo, viene favorito l’utilizzo delle video chiamate con i parenti. Lo stesso avviene alla Rsa Pietro Buzzi di Olginate, gestita dalla stessa organizzazione di Villa Serena. In entrambe al momento non ci sono stati nuovi casi.

“La modalità delle visite resta la stessa di questa estate – spiega la direttrice Alma Zucchi – e abbiamo deciso di ridurre al minimo la presenza di esterni, manutentori o altri operatori che non siano nostro personale, per evitare ogni possibile contatto”.

Casa Madonna della Fiducia di Calolzio, incontri in sicurezza

Lo scorso maggio la Casa Madonna della Fiducia di Calolzio erano stata tra le prime Rsa del territorio a riaprire alle visite dei parenti riscontrando l’assoluta necessità di un riavvicinamento agli affetti e alle famiglie per tutelare il benessere psicofisico degli ospiti. “Le indicazioni ministeriali e regionali, al momento, lasciano facoltà alla direzione di decidere – spiega il direttore Ivano Venturini -. Ho sempre sostenuto che con questo virus dobbiamo imparare a convivere e non possiamo chiuderci in una bolla, perciò dobbiamo creare situazioni virtuose per fare in modo che le Rsa non diventino delle prigioni”.

Attenzione massima, protocolli ferrei, ma le visite con i parenti, che si svolgono in luoghi preposti, restano un punto fermo per il benessere globale degli ospiti: “Le visite avvengono seguendo protocolli che sono stati trasmessi e validati presso l’Ats: mascherina, igienizzazione delle mani, distanziamento, un operatore sempre presente… L’attenzione è massima e abbiamo assunto anche un’educatrice in più proprio per cercare di gestire ancora meglio questa nuova modalità d’incontro con i famigliari. Dai primi di maggio, con tutte le cautele e precauzioni del caso, abbiamo aperto alle visite con ottimi rimandi sia dai pazienti che dai famigliari. Finché non ci saranno direttive diverse pensiamo di continuare su questa strada”.