Nomi, volti e ricordi: Robi Chiappa racconta 60 anni di montagna

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Robi Chiappa con il presidente dell'Uoei Lecco Andry Dell'Oro

LECCO – “Se devo essere sincero mi tremano un po’ le gambe. Sono abituato a parlare in pubblico, ma vedere così tanta gente tra cui amici che non incontravo da tempo è sempre una grande emozione”.

Robi Chiappa con il presidente dell’Uoei Lecco Andry Dell’Oro

 

Robi Chiappa, presidente del Gruppo Gamma, ha presentato in anteprima venerdì la serata dal titolo “Il tempo fa il suo giro”. “E’ nato tutto nel luglio scorso quando sono andato a fare una salita al Badile con Andrea, un ragazzo di 18 anni. Lui così giovane e io con i miei 75 anni: andando all’attacco non nascondo che ero un po’ preoccupato, non sapevo se sarei riuscito ad affrontare 1000 metri di granito – ha raccontato -. Dopo tre tiri con Andrea da capocordata ho capito che tutto sarebbe andato bene. Alla sera, nella branda del rifugio Gianetti, però non riuscivo a prendere sonno, avevo un pensiero fisso: come ho fatto ad arrivare fino qui?”

Il rullino dei ricordi si riavvolge sullo schermo, una dopo l’altra spuntano fotografie e nomi, tanti nomi, incrociati nel corso di 60 anni di montagna. La foto di quando era bambino e poi, da adolescente, il sogno di fare il cantante, fino all’incontro folgorante con la montagna: “Ricordo che frequentavo il bar in piazza ad Acquate, oggi è il bar Vitali, allora era gestito da Ugo Tizzoni. Ero spesso lì perché c’erano belle ragazze e gente che andava in montagna. Fu Renzo Battiston, con la sua ‘r’ moscia a propormi la prima scalata all’Angelina, mi si aprì letteralmente un mondo”.

Le immagini accompagnano il racconto di un alpinismo d’altri tempi, come l’invernale alla via delle Guide nel 1968, con i fratelli Rusconi di Valmadrera, Gianni e Antonio, e Gianluigi Lanfranchi, 9 giorni di scalata con 7 bivacchi in parete. Impossibile elencare tutta l’attività che conta anche spedizioni extraeuropee tra cui quella al Cerro Torre nel 1972 finita a 250 metri dalla vetta.

Carlino, Pomella, Felice, Gianni, Aldo, il Bigio sono questi i nomi e i volti di “amicizie eccezionali”. E poi ancora, l’ingresso nei Ragni, nel Club Alpino Accademico e il titolo di Istruttore nazionale di alpinismo: “Non nascondo che furono tutte grandi soddisfazioni”.

Andry Dell’Oro, Gianmario Maver e Robi Chiappa

 

La voce si rompe per la commozione quando Robi ricorda il fratello Daniele, Ciapin: “Dopo l’incidente che ebbe sul lavoro e per cui rimase in coma una settimana non riuscì più ad arrampicare come voleva, perciò si butto nel Soccorso Alpino che stravolse completamente, inventando anche tantissimi attrezzi usati ancora oggi in tutto il mondo nelle operazioni di recupero”.

La vita di Robi Chiappa, inevitabilmente, si intreccia con la storia dell’alpinismo lecchese e con la “rivoluzione” del ’78: “quando la direzione del Cai Lecco sciolse la sottosezione Cai Belledo. Fu un duro colpo per tutto l’ambiente alpinistico che favorì la nascita dell’Uoei, mentre gli alpinisti fuoriusciti dai Ragni diedero vita ai Gamma, fu una vera e propria bomba”.

Il racconto è come un filo sottile che parte e arriva sempre alla montagna e di cui fanno parte anche la moglie Patrizia (“la ringrazio perché mi ha sempre lasciato arrampicare”) e il capocordata degli ultimi lunghi anni, il Bomba: “Parla poco e non si incazza mai, ma quando canticchia bisogna stare attenti perché vuol dire che è in difficoltà”.

Il tempo fa il suo giro, si diceva: “Oggi amo le passeggiate, vado in quei posti che non ho mai visto, in rifugi dove non sono mai entrato. Mi manca il Soccorso Alpino, ma non riuscivo più a tenere il passo con i giovani. Mi manca la Scuola di Alpinismo, perché non posso più insegnare. Per raggiunti limiti di età, però, è giusto farsi da parte e lasciare spazio ai giovani che, negli ultimi tempi, sono tornati ad animare anche il gruppo Gamma. Il tempo fa il suo giro… andrò in montagna finché avrò la forza perché mi ha regalato milioni di momenti bellissimi!”

Un applauso sentito dalla sala gremita è il ringraziamento per aver fatto rivivere in questo bel racconto una storia importante, chiodi nella roccia che indicano una via.