Riforma Sanità, iniziata la “maratona” in Regione. Quasi 2 mila gli emendamenti

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Lo striscione di protesta del PD fuori dal Palazzo di Regione

Al via l’esame della riforma sanitaria in Regione Lombardia

Le opposizioni pronte a dare battaglia, presentati quasi 2 mila emendamenti

MILANO – Ha preso il via questa mattina al Pirellone l’esame e alla discussione del progetto di legge di riforma della sanità lombarda che modifica la legge n°33 del 2009.

Sono previste sedute ogni giorno (esclusi sabato e domenica) una “maratona” che proseguirà  fino al 26 novembre dalle ore 10 alle ore 18, così da lasciare poi spazio dopo le 18 alle riunioni delle Commissioni consiliari.

La seduta di oggi si è aperta con l’illustrazione delle quattro questioni pregiudiziali  presentate dal Movimento 5 Stelle e illustrate da Marco Fumagalli, che poi sono state votate tutte con esito negativo.

Il Presidente della Commissione Sanità Emanuele Monti (Lega), che è anche relatore del provvedimento, ha poi illustrato i contenuti del progetto di legge sottolineando che “non è una riforma ma un intervento di potenziamento di un sistema sanitario che negli anni scorsi ha dovuto subire da parte dello Stato un livello di tagli enormi”. Il dibattito generale si è quindi aperto con l’intervento del Capogruppo del Partito Democratico Fabio Pizzul che ha toccato temi quali l’integrazione tra sanità e sociale, la prevenzione e il rapporto pubblico-privato.

“Abbiamo previsto tempi ampi per consentire a ciascun Consigliere di poter intervenire in modo adeguato -ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi- e mi auguro che tale possibilità sia sfruttata appieno per consentire lo sviluppo di un dibattito ricco di spunti e contributi di interesse, un dibattito che non sia sterile e fine a se stesso ma che possa contribuire a migliorare ulteriormente la proposta di legge che viene sottoposta al voto del Consiglio regionale”.

Straniero (PD): “Sulla sanità territoriale solo un’operazione di facciata”

La battaglia politica si preannuncia dura: complessivamente sono stati presentati 1983 emendamenti (1543 Movimento 5 Stelle; 310 Partito Democratico; 16 +Europa; 10 Fratelli d’Italia; 6 Lega; 3 Forza Italia; 70 Consigliere Niccolò Carretta; 25 Consigliere Luigi Piccirillo) ed anche 6862 ordini del giorno.

Il Gruppo regionale del Pd ha previsto 80 ore di intervento distribuite tra i suoi 14 consiglieri, per spiegare la propria visione alternativa della sanità lombarda con 310 emendamenti, per lo più sostitutivi degli articoli del progetto di legge di Moratti e Fontana, e 960 ordini del giorno di merito.

E stamattina, come prima cosa, la foto con lo striscione che riassume la posizione del Pd lombardo, davanti all’ingresso del Pirellone, a Milano, sede del consiglio regionale.

“Il sistema sanitario lombardo non ha retto la prova del Covid, nonostante l’abnegazione e la grande professionalità di medici e infermieri – spiega il consigliere regionale lecchese Raffaele Straniero – Una modifica era necessaria ed è stata richiesta dal Governo con prescrizioni precise che la Giunta regionale ha accolto solo in parte. Noi chiediamo un deciso rafforzamento della sanità territoriale, ma temiamo che Fontana e Moratti vogliano fare solo ritocchi di facciata, pur di prendere i soldi del Pnrr, senza però aumentare davvero, riorganizzandoli, i servizi in favore dei cittadini”.

Raffaele Straniero
Il consigliere regionale Raffaele Straniero (PD)

Nel dettaglio, Straniero fa presente che le richieste dei dem puntano a “un reale rafforzamento della sanità territoriale a partire dai presidi esistenti, che invece si ha spesso la sensazione che vengano smantellati; un ruolo significativo per i sindaci e i Distretti, relegati a una posizione marginale, quasi ininfluente, da Maroni prima e da Fontana e Moratti adesso; una valorizzazione degli ospedali Dea di primo livello, come il Mandic di Merate, che non possono essere continuamente depotenziati, ma devono essere riconoscibili dal cittadino paziente per alcune specializzazioni”.

“Un elemento molto rischioso è che viene inserita l’equivalenza tra sanità pubblica e privata – aggiunge Straniero – un dettaglio rischiosissimo per la tenuta della sanità lombarda e contrario all’impostazione nazionale. In più, le Ats, che esistono solo in Lombardia, non solo non scompaiono, ma potranno essere incrementate fino a una per provincia, e tutto ciò solo perché la maggioranza ha fame di nomine e di posti di comando sui diversi territori. Infine, l’intera gestione del fondo sanitario regionale passa dalla collegialità della Giunta al controllo dell’assessorato al Welfare. La vicepresidente Moratti, in pratica, si arroga il diritto di decidere in autonomia del 75% del bilancio regionale, ponendo il presidente e i colleghi di fronte al fatto compiuto”.

Infine, il consigliere Pd ricorda che “la riforma della sanità lombarda è resa necessaria dalla fine della sperimentazione della riforma voluta nel 2015 dall’allora presidente Maroni, per la quale il Governo ha richiesto una serie di correttivi, a partire dal rafforzamento della medicina territoriale che, durante i mesi più difficili della pandemia, ha fatto pesare in modo particolare la sua debolezza”.

IL PROVVEDIMENTO IN SINTESI

CONTENUTI – Il progetto di legge n°187 (di modifica del testo unico delle leggi regionali in materia di sanità) si occupa di attuare un potenziamento generale della medicina territoriale e dell’ambito della prevenzione, precisando le competenze dei diversi soggetti interessati (ATS, ASST, Assessorato e Direzione generale), istituendo le Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali Operative Territoriali e potenziando l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Tra le novità, l’istituzione all’interno delle ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali) dei distretti, dei dipartimenti funzionali di prevenzione e dei dipartimenti di cure primarie.

Alle ASST viene assegnata l’attuazione degli atti di indirizzo e di pianificazione, alle ATS spettano programmazione delle attività dei dipartimenti, coordinamento e sottoscrizione dell’accordo con i medici di medicina generale e politiche di investimento.
Le ASST continuano a essere articolate in polo ospedaliero (articolato in dipartimenti) e rete territoriale (articolata in distretti). Il raccordo con i sindaci del territorio viene a realizzarsi a livello di distretto. Altri punti di rilievo del progetto di legge riguardano il rapporto pubblico-privato (“equivalenza e integrazione dell’offerta socio sanitaria di strutture pubbliche e private accreditate”) e il ruolo dei medici di medicina generale, che viene definito “centrale” nel percorso di cura degli assistiti in particolare quelli affetti da malattie croniche.

LA RETE TERRITORIALE – Un distretto ogni 100 mila abitanti (uno ogni 20 mila nelle aree montane). La nuova mappa della sanità lombarda sarà basata su questa rete, che nelle previsioni della legge radunerà le sedi, i distretti appunto, dove “valutare il bisogno locale, fare programmazione e realizzare l’integrazione dei professionisti sanitari (medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri e assistenti sociali)”. Nel distretto, che sarà “una sede fisica facilmente riconoscibile e accessibile dai cittadini”, troveranno posto le strutture territoriali: Case della Comunità, Centrali Operative Territoriali e Ospedali di Comunità. Le Case della Comunità, dove opereranno team multidisciplinari, costituiranno il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie e saranno il punto di riferimento per i malati cronici. Le Centrali Operative Territoriali (una per ogni distretto) avranno la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari e si avvarranno di tutte le attività di telemedicina e medicina digitale: televisita, teleconsulto, telemonitoraggio. L’Ospedale di Comunità è la struttura sanitaria della rete territoriale che si occupa di ricoveri brevi e di pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica. Di norma dotato di venti posti letto (fino ad un massimo di 40), ha una gestione prevalentemente infermieristica.

CRONOPROGRAMMA – Entro 90 giorni dall’approvazione è prevista l’istituzione dei distretti con la nomina dei direttori e l’istituzione dei dipartimenti di cure primarie e dei dipartimenti funzionali di prevenzione. Entro 6 mesi dall’istituzione dei distretti verranno realizzate le Centrali Operative Territoriali. Ospedali e Case di Comunità verranno realizzate per il 40 % entro il 2022, per il 30% entro il 2023 e il restante 30% entro il 2024. Entro 6 mesi dall’approvazione della legge nascerà anche il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive. Il completamento del potenziamento di tutta la rete territoriale è previsto in tre anni.

LE RISORSE – Per Regione Lombardia le previsioni del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza consentono di ipotizzare la realizzazione di 203 Case della Comunità, 60 Ospedali di Comunità e 101 Centrali Operative Territoriali con investimenti per oltre 300 milioni per le Case della Comunità, oltre 150 milioni per gli Ospedali di Comunità e 17,8 milioni per le Centrali Operative Territoriali. Altri 85 milioni di fondi regionali verranno destinati per il Centro per la prevenzione delle malattie infettive. Complessivamente, incluse le risorse regionali per il potenziamento della rete di offerta, vengono destinati 1 miliardo e 350 milioni di fondi per l’edilizia sanitaria. Man mano che verranno realizzate le nuove strutture, i costi del personale a regime sono così stimati: 17 milioni e 800mila euro nel 2022; 28 milioni e 700mila euro nel 2023; 29 milioni e 700mila euro nel 2024.