Lettera. Treni e stazioni a nord di Lecco allo sfascio

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo

“Venerdì 27 luglio. Il treno regionale 5280 delle 15,15 per Sondrio parte dalla stazione di Lecco quando manca poco alle 15,30. Normale amministrazione. Non è mai in orario. Ad un certo punto si ferma in una delle gallerie fra Lecco ed Abbadia. Poco male: dopo un paio di minuti riparte. Arriva alla stazione di Abbadia. La fermata si prolunga più del solito. Passa la capotreno parlando concitata al cellulare. Sembra che qualcosa nella motrice si sia surriscaldata. Il treno non può ripartire. La capotreno, sempre parlando al cellulare, chiede che cosa deve fare. Le rispondono che faranno arrivare un’altra motrice che riporterà il treno a Lecco e intanto di far scendere i passeggeri e farli trasbordare sul regionale 5280 che sta per arrivare. “Ma il 5280 sono io!”, risponde sconcertata. Le dicono di far allora attendere ai passeggeri il treno successivo, che deve partire da Lecco (sempre che sia in orario) alle 16,15. Ottimi consigli, frutto di un’evidente possesso della materia e conoscenza del servizio…
Questa è solo l’ultima, per adesso in ordine di tempo, delle disavventure che toccano periodicamente agli utenti della linea Lecco-Sondrio-Tirano. Una linea sulla quale vien fatto circolare il materiale rotabile scartato da altre linee. Ad esempio, i leghisti sanno sicuramente felici di sapere che le carrozze con quell’accesso anti-handicappato, porte strette e gradini altissimi, che circolano in alcuni orari, sono quelle che erano in servizio fino a qualche anno fa nella ferrovia metropolitana di Napoli. Come se questo non bastasse, il materiale rotabile viene ricoverato per la notte in depositi aperti alle incursioni di vandali e senzatetto. Evidentemente i responsabili ritengono più sensato ed economico lasciar distruggere le carrozze a questa gente che pagare dei guardiani e, in tempi di disoccupazione giovanile rampante, questa scelta rivela chiaramente la levatura intellettuale, prima ancora che la sensibilità politica e sociale, di chi ha in mano le sorti delle ferrovie.
Ma la qualità del materiale rotabile non è l’unico problema della tratta Lecco-Sondrio-Tirano. Chi va in treno da Lecco a Milano può notare che le stazioni sono state tutte ampliate e rimodernate, i marciapiedi sono stati rialzati, e vi è abbondanza di sedili e pensiline. Da Lecco a Sondrio e a Tirano lo spettacolo è desolante. Stazioni abbandonate, anch’esse come i treni in balia di vandali e senzatetto; sale d’attesa fredde d’inverno e calde d’state, sporche e con i muri imbrattati di scritte; servizi igienici inagibili perché chiusi o pieni di escrementi; macchinette obliteratrici fuori servizio o del tutto divelte; tabelloni degli orari nascosti da scritte di ogni genere; monitors rotti o illeggibili; marciapiedi che non sono mai stati rialzati; pensiline e sedili limitati al fronte stazione, col risultato che i passeggeri devono attendere i treni (frequentemente in ritardo, a volte anche di un’ora) in piedi sotto il sole o sotto la pioggia. Tanto per fare solo un esempio, a Mandello il marciapiede del secondo binario è stato ampliato (ma non rialzato) alcuni anni fa, senza che nessuno abbia pensato di installarvi una pensilina e qualche sedile. L’unica pensilina esistente è quella in fregio alla stazione, sul primo binario, e sul marciapiede del primo binario sono presenti ben nove sedili (due dei quali protetti dalla pensilina), per non parlare del fatto che chi attende il treno sul primo binario ha a dispozione anche (per quanto sporca) la sala d’attesa. Il guaio è che chi attende un treno che ferma al secondo binario non può utilizzare la pensilina e i sedili del marciapiede del primo binario, dato che attraversare i binari è vietato (oltre che effettivamente pericoloso) e il sottopasso è a circa ottanta metri dalla stazione, per cui attendere sul primo marciapiede un treno che arriverà sul secondo comporta il rischio (che spesso si concretizza) di perdere il treno, anche perché (inspiegabilmente) in treni non arrivano sempre sul binario previsto.
L’ impressione è che il territorio a nord di Lecco sia stato abbandonato dalle Ferrovie ma, per quanto si stia tentando di dare un’immagine “privatizzata” delle Ferrovie, queste rimangono un servizio dello Stato, per cui il passaggio dall’impressione di un abbandono del territorio da parte delle Ferrovie all’impressione di un abbandono del territorio da parte dello Stato è facile e lecita. La domanda quindi sorge spontanea: visto che si sta parlando di un accorpamento delle provincie di Lecco e Sondrio, non potremmo approfittare dell’occasione per dare a questo accorpamento un significato più sostanziale, chiedendo che il territorio Lecco-Sondrio, almeno a partire da Lecco, venga annesso alla Confederazione Elvetica?”

Antonio Attanasio