Incontri hard e ricatti, arrestata una banda di nove giovani

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Nei guai per estorsione un gruppo di giovani tra i 19 e i 23 anni, residenti tra il casatese e la zona di Vimercate

Le indagini dei Carabinieri di Zogno (Bg) coordinate dalla Procura di Monza, tre gli episodi contestati

CASATENOVO – Importante operazione messa a segno dai Carabinieri della Compagnia di Zogno (BG) coordinati dalla Procura di Monza che, a conclusione di un’articolata attività investigativa hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Monza a carico di 9 giovani, tutti tra i 19 e i 23 anni e un 42enne, ritenuti gravemente indiziati di almeno tre gravi e reiterati episodi di estorsione commessi ai danni di altrettante vittime in diversi comuni della provincia monzese (Busnago, Vimercate e Lesmo).

Ricattavano le vittime dopo l’incontro hard

I 9 indagati, tutti residenti tra la Brianza lecchese (Merate, Casatenovo, Missaglia, Cremella, Sirtori e Viganò) e la zona di Vimercate, facevano parte di un sodalizio criminale che, dal mese di febbraio al mese di maggio 2019, ha pianificato con meticolosità criminale in almeno due occasioni delle estorsioni a sfondo sessuale nei confronti di uomini, adescati appositamente in chat erotiche. Il reato consisteva nel minacciare la pubblicazione delle riprese degli incontri hard tra le vittime e le “esche”, che si fingevano minorenni. In cambio del ‘silenzio’ la banda chiedeva ingenti somme di denaro, spese per fare poi la ‘bella vita’.

Gli episodi

Tre gli episodi contestati, due a sfondo sessuale nei confronti di due sacerdoti, uno del vimercatese e uno della bergamasca, che avrebbero fruttato circa 16 mila euro, e uno nei confronti di una donna, che avrebbe versato una cifra di 80 mila euro ai suoi estorsori.

Le indagini sono partite dopo la denuncia da parte di una delle vittime, un sacerdote bergamasco, continuamente pressato da minacce, anche gravi, da parte degli indagati che millantavano conoscenze in ambito sia delle Forze di Polizia che della criminalità organizzata. Nello specifico minacciavano di rendere pubblici i video hard se la vittima non avesse pagato.

La donna, invece, si era rivolta a loro per procurare la patente di guida al proprio figlio. Gli indagati avrebbero detto alla vittima di avere conoscenze nella mafia napoletana, convincendo la donna a consegnare loro ingenti somme di denaro al fine di fornire il documento richiesto. La situazione ben presto si è però tramutata in un crescendo di minacce anche di morte, sia nei confronti della vittima che del figlio, spingendo la donna terrorizzata a versare nelle tasche dei delinquenti una cifra superiore agli 80.000 euro.

Le indagini

Gli indagati, al fine di rendere complicata la propria identificazione, utilizzavano sistemi di messaggistica telefonica non convenzionale e si spostavano a bordo di veicoli di proprietà di persone estranee alla vicenda. Grazie alle denunce esposte però i militari della Compagnia di Zogno sono riusciti a mettersi sulle tracce dei giovani criminali tramite l’analisi dei sistemi di videosorveglianza, intercettazioni di conversazioni ambientali e studio del traffico telefonico.

In carcere a Monza

Gli arrestati si trovano nel carcere di Monza. Mercoledì si terrà l’udienza preliminare in Tribunale.