Osnago: Francesco Rossi, portiere dell’Atalanta, si racconta: “In serie A grazie alla passione”

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Francesco Rossi con i ragazzi dell'Audace Osnago

Rossi, classe 1991, ha iniziato a giocare a calcio nell’Audace Osnago a 6 anni

Notato dall’Atalanta, è stato inserito subito nel settore giovanile e ha poi spiccato il volo in diverse squadre di serie C per poi tornare alla Dea qualche anno fa

OSNAGO – “Ho iniziato a 6 anni grazie a un volantino trovato alle elementari. E ho cominciato subito a giocare in porta non perché fossi scarso ma perché mi piaceva un sacco tuffarmi”. Diretto, sincero, sempre pronto alla risata Francesco Rossi, terzo portiere dell’Atalanta, si è raccontato ieri sera, lunedì nel corso della lunga intervista ospitata nel salone del centro civico Pertini. A organizzare l’evento, denominato “Da Osnago alla serie A: Francesco, un ragazzo Audace”, Facciamoci sentire Osnago, neonato gruppo di giovani desiderosi di iniziare a incidere maggiormente nella vita della propria comunità.

Francesco Rossi, terzo portiere dell’Atalanta

“Questo è il nostro primo evento ufficiale” ha puntualizzato Federico Dusi, prendendo la parola a cavallo del discorso di benvenuto dell’assessore allo Sport Felice Rocca e dei ringraziamenti del sindaco Paolo Brivio. Dopodiché la scena è stata tutta per Francesco, non a caso definitivo un ragazzo Audace. “Ho iniziato qui con Luciano, Giulio, Enrico, Ambrogio e Giancarlo – ha raccontato il portiere della Dea che il prossimo 27 aprile compirà 29 anni – . A loro va il mio grazie per l’impegno e la passione messa per allenare noi ragazzini dopo il lavoro”.

Davanti a un pubblico formato in gran parte da bambini e ragazzi delle tante squadre dell’Audace Osnago, Francesco ha dato forma al suo sogno: “Intorno ai 9 – 10 anni ho fatto i primi provini e sono stato selezionato dall’Atalanta, cominciando ad allenarmi due e tre volte a settimana. Poi sono entrato nella formazione della Primavera, allenandomi quasi tutti i giorni”. Un impegno portato avanti in parallelo con lo studio per conseguire la maturità scientifica: “Certo è stato impegnativo, ma per me giocare a calcio era ed è bellissimo. I miei genitori e mio fratello mi hanno sempre sostenuto e spronato ad andare avanti”. Francesco parla degli anni giovanili vissuti nell’Atalanta come di un’esperienza formante, grazie ai quali è stato possibile poi spiccare il volo verso la serie C, giocando come professionista. “Ho iniziato a 18 anni in prestito al Lumezzane e poi sono passato a Lupa Roma, Prato, Teramo e Cuneo. E’ stato un cambiamento significativo perché sono dovuto uscire di casa e imparare a sbrigare diverse cose da solo. Anche a livello calcistico, è stato un bel salto rispetto al mondo delle giovanili, dove sei molto più tutelato”.

Al termine dell’incontro Francesco ha firmato autografi ai suoi giovanissimi fans

Dopo alcuni anni vissuti in diverse squadre a lottare per salvezze e promozioni (memorabile il goal di testa realizzato quando giocava con la Lupa Roma grazie al quale la partita si era poi chiusa con un pareggio decisivo in chiave salvezza), Francesco è tornato all’Atalanta, dove è “arruolato” come terzo portiere. “No, non mi scoccia non essere titolare – ha risposto con candore alle domande degli amici con cui ogni tanto si concede ancora qualche partitella a Osnago – . Certo, è un cambiamento di ruolo, ma mi sento comunque parte di una grandissima squadra con cui condivido ogni giorno lo spogliatoio. Una formazione fortissima, dove giocano professionisti di altissimo livello”. Da Ilicic a Papu Gomez passando per Duvan e per Gollini, primo portiere della Dea: campioni di altissimo livello su cui si sono concentrate poi le domande dei bambini dell’Audace, emozionati e contenti di vedere che la serie A non dista poi così tanto da Osnago.

Francesco Rossi intervistato dai baby giocatori dell’Audace Osnago

“Come si fa ad arrivare lì dall’Audace?” la domanda, diretta e spontanea, posta tra le tante a cui Rossi non si è mai sottratto, mostrando di essere a suo agio in mezzo ai piccoli giocatori. “Si arriva grazie alla passione per il calcio, grazie alla voglia di migliorarsi e di continuare a correre dietro al pallone”. Certo, non tutti riescono ad affacciarsi nel campionato di prima categoria. Ci sono gli infortuni, le sfortune, i giri del destino che ti portano da altre parti. Non tutti riescono a fare l’esordio in serie A come è successo a Francesco nel maggio 2018, nella partita di campionato contro il Cagliari. “Ero contentissimo anche se dopo 5 minuti avevo già preso un goal su autorete. Sono ancora oggi felice che c’era anche mia mamma e mi ha potuto vedere. Dopo anni di sacrifici, di vestiti infangati di fango lavati la sera per la mattina dopo”.

Tra le domande, in un’altalena di curiosità tra il serio e il faceto, anche quella sugli scherzi negli spogliatoi: “Alcuni non si possono proprio raccontare. Altri sono banali e comuni a quelli che penso facciate anche voi”.

Non poteva mancare una richiesta su mister Gasperini, fresco vincitore della panchina d’oro 2019: “E’ un allenatore forte con una spiccata mentalità offensiva. Ci tratta tutti allo stesso modo. Chiede tanto e anche noi diamo tanto e i risultati stanno venendo”. Impossibile quindi non parlare del 3 a 0 rifilato alla Juventus, delle cinque reti con cui il Milan è stato piegato e dei 7 goal insaccati nella porta del Torino. “Eh sì, in quei momenti ti gasi”. Come anche quando senti il tuo nome scandito dallo speaker dello stadio e cammini sotto la curva di una tifoseria calda e appassionata come quella della Dea. “I nostri tifosi sono eccezionali. Di ritorno da alcune partite di Champions abbiamo ricevuto un’accoglienza all’aeroporto di Orio incredibile”.

Francesco Rossi con i ragazzi di Facciamoci sentire Osnago

Fasti del grande calcio da cui però l’osnaghese non sembra essere troppo contagiato. Anzi. “Non sento il peso di poter essere un idolo per i più giovani innanzitutto perché per esserlo bisognerebbe essere famosi (scherza, ndr). E’ vero che i giocatori sono molto esposti a livello mediatico, ma ognuno di noi vive a modo suo ed è una persona con i propri pregi e i propri difetti”. Tanto che, nel suo futuro, Francesco vede una laurea in psicologia e un percorso che potrebbe portarlo anche lontano dal mondo del calcio: “Voglio giocare ancora un po’, ma per ora non vedo il mio futuro legato al mondo del pallone. Tornare all’Audace? Sì, ma come attaccante”. Una battuta che forse nasconde anche una mezza verità. Per il momento però Rossi è tutto concentrato sul presente. C’è una qualificazione in Champions, ancora da conquistare e un campionato, da affrontare partendo dall’ottimo terzo posto conquistato lo scorso anno.

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