Cho Oyu: il sogno di Rusconi si è infranto
a quota 6430m

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Marco Rusconi ha dovuto rinunciare alla salita verso il Cho Oyu (8201m), così ha fatto qualche giorno dopo anche il suo compagno di spedizione il toscano Cristian Balducci.

La coppia era partita lo scorso 25 agosto con l’obiettivo di raggiungere il sesto monte più alto al mondo. Sogno che si è infranto pochi giorni fa.

A fermare il valmadrerese è stato un problema respiratorio, mentre a far desistere Balducci è stata l’influenza.

I due il 9 settembre avevano raggiunto il Campo 1 a quota 6430 metri , dalla pagina di Facebook, Balducci il giorno seguente raccontava: “Siamo arrivati ieri in mattinata, abbiamo allestito il campo e resteremo qui anche per tutta la giornta di oggi per acclimatarci. La giornata è bellissima ma a volte anche a stare fermi sembra che manchi l’aria e dobbiamo fare qualche breve sosta. Questo ci consente di imprimerci nella memoria tutti i vari passaggi e le immagini di questa montagna. Risentiamo un po’ della rarefazione dell’ossigeno e per questo procediamo lentamente…ma sicuri! Abbiamo superato la parete ripida del ” killer slope” e ora ci meritiamo un po’ di riposo prima di ripartire domani. Le comunicazioni non sono ancora ottimali, ma cerco di essere puntuale al nostro appuntamento su FB, spero di potervi inviare anche una foto. Ciao.”

Poi quattro giorni più tardi, sempre dalla pagina di Facebook, Balducci annunciava la ritirata di entrambi con queste parole: “Carissimi, non mi sono fatto sentire per qualche giorno. Sono successe diverse cose importanti per la spedizione, da sabato. Marco ha avuto problemi di respirazione man mano che salivamo di quota e ha deciso di fermarsi. Ci siamo trattenuti più del previsto al campo base cinese e poi lui ha deciso di rientrare a Katmandu. Domenica è arrivata al campo un’altra spedizione italiana e ho deciso di unirmi a loro. Lunedì mattina stavo bene e sono salito da solo al campo successivo (campo 2, ndr), ma poi è tornato un forte mal di testa e sono dovuto scendere nuovamente. Lì mi ha visitato il medico dell’altra spedizione e ha riscontrato un’influenza importante. Per proseguire, mi ha detto, sarei dovuto scendere nuovamente a Tingri, riprendermi e da li ricominciare la salita e l’adattamento, ma evidentemente le condizioni fisiche non sarebbero più state ottimali. Fossi stato nel suo team mi avrebbe impedito di risalire e … ho preferito seguire il suo consiglio e non avventurarmi in situazioni rischiose e sfidare inutilmente la montagna. Adesso sono a Katmandu, sto meglio, anche se non è stato semplice passare dai -10° del campo 1 ai +30° con 100% di umidità! Rientreremo presto in Italia”.