24 febbraio 1970 al Cinema Ariston… Reinhold Messner per la prima volta a Lecco

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Reinhold Messner immortalato in vetta alla Grignetta nell'agosto 2019

Renato Frigerio ha ripescato dal cassetto il racconto di quella memorabile serata

“Ricordo che Messner affrontò il viaggio di trasferimento in treno e per l’occasione a Lecco gli fu regalato un proiettore”

LECCO – “Buonasera curiosa lettura”. E’ questo l’augurio di Renato Frigerio, volto noto del mondo della montagna lecchese che, prima nel Cai Belledo e poi nel Gruppo Alpinistico Lecchese Gamma, si è speso per la diffusione della cultura organizzando per quasi 50 anni serate alpinistiche, diventate il marchio di un’epoca che ha visto passare da Lecco i più grandi alpinisti nazionali e mondiali.

Momenti di incontro fondamentali che hanno contribuito a far diventare l’ambiente lecchese un punto di riferimento non solo alpinistico ma anche culturale. Grazie a queste serate Lecco ha potuto sognare e scoprire in anticipo nuove tendenze, idee… incontri che hanno creato un clima di fermento che veniva portato dagli alpinisti locali sulle montagne di casa, d’Italia e di tutto il mondo.

Due pagine tratte dal libro “Gamma – Gli anni di un’alternativa in alpinismo” pubblicato in occasione dei 20 anni del gruppo nato nel 1978. Si vedono tutti gli alpinisti passati da Lecco all’epoca

“Ho trovato un poco di voglia e di tempo per rimettere le mani in fondo al cassetto. Pertanto vi invio la descrizione sulla prima serata di Reinhold Messner a Lecco – racconta Frigerio -. Ritengo possa essere considerata anche come la prima in Lombardia, poi diventate a Lecco consuete in quegli anni, e tra le primissime conferenze in assoluto di questo sommo alpinista, le cui imprese restano probabilmente senza paragone. Tra l’altro mi ricordo che Messner affrontò il viaggio di trasferimento in treno e per l’occasione a Lecco gli fu regalato un proiettore”.

Renato Frigerio

Era la sera del 24 febbraio 1970 al Cinema Ariston…

A Reinhold Messner per la prima volta
di Renato Frigerio

Reinhold Messner si è presentato al pubblico lecchese e a tutta la Lombardia alpinistica con la conferenza “Dalle Odle alle Grandes Jorasses”, tenutasi la sera del 24 febbraio 1970 presso il Cinema Ariston.
La serata, che ha aperto la serie delle manifestazioni con le quali il CAI Belledo intende quest’anno festeggiare il decimo anniversario della fondazione, non poteva avere una scelta più felice ed indovinata, ospitando un alpinista giovane e moderno, che attualmente è sulla cresta dell’onda. Il “curriculum vitae” di Messner è fatto di grandi imprese, che si susseguono con una continuità veramente non comune.
Renato Frigerio, in apertura di serata ci introduceva facendo gli onori di casa, in sostituzione del Presidente del CAI Belledo, Augusto Corti, purtroppo in ospedale per un breve ricovero. Prendeva poi la parola Vittorio Varale, che, oltre che parlare di Messner, ci intratteneva con nostalgiche dissertazioni sull’alpinismo lecchese degli anni ’30 e ’40. Per sottolineare l’amore di Varale per i lecchesi, diremo che alla serata egli ha partecipato di sua iniziativa, venendo appositamente da Bordighera. Varale, parlandoci di Messner di cui è grande amico, ci ha fatto aumentare l’ammirazione e la simpatia per questo giovane campione dell’alpinismo, cui piace vincere e dimostrare che in montagna la sola competizione lecita è quella tra l’uomo e la montagna stessa.
Reinhold Messner ci presentava quindi le sue salite, molte delle quali di assoluto valore internazionale, interessanti tutta la cerchia alpina. Dalle montagne di casa, le “sue” Odle, passava via via alle sue salite di alpinista estremo: le “Nord” di ghiaccio, le “invernali” e le
“solitarie”. La Marmolada, l’Agner, la Roda di Vaèl, le Torri del Vajolett, il Sassolungo, il Catinaccio, il Civetta, l’Eiger, il Cervino, la Punta Walker, les Droites, il Pilone Centrale del Freney, la Nord dell’Ortles e le montagne della Val di Funes e della Val di Cisles.
Messner va in montagna in sordina, munito di una tecnica raffinatissima, una preparazione scrupolosa, e soprattutto con una concezione essenziale dell’alpinismo. Messner arrampica ai limiti estremi, adeguandosi alla montagna e aborrendo ogni artifizio della tecnica che possa alterare i valori più puri dell’arrampicata libera e classica. Messner ha ribadito di credere fermamente che l’unica cosa importante è l’entità dello sforzo morale che è stato necessario all’alpinista per compiere una salita, non ha importanza se la più facile delle normali o il più difficile sesto grado. Ciò che conta non è la mera azione fisica: sono i motivi che hanno spinto l’uomo a compierla. Ne deriva perciò che alpinista è chi si rende conto, che è consapevole di questo superamento interiore.
L’amico Reinhold affronta la montagna senza inquinarla con l’artificialità della tecnica moderna, ma in montagna, “scuola di vita e di modestia”, cerca il superamento di se stesso, dei limiti imposti a volte da una non generosa natura. Che importa! Questo può essere più difficile di molti sesti gradi.
In questo l’alpinista è utile alla società: per questo desiderio di superare oggettivo e di superarsi soggettivo è tra i primi nella scala dei valori umani, è al di sopra della massa vegetante in limitati orizzonti fisici e mentali.
Messner con questa concezione non sempre è in pace con se stesso, perché non sempre riesce, al primo tentativo almeno: ma l’importante è l’ideale, la meta da seguire. Se vince e quando vince, con lui vincono tutti coloro che credono in un ideale, che lottano per raggiungerlo.
Il miglior premio per Messner è quello di far partecipi altri del suo mondo, allora nessuno è più felice di lui. Come felice si sente quando, ben preparato tecnicamente e moralmente, per sua gioia personale e con intima convinzione di fare l’alpinismo tutto per sé, affronta e rischia su difficoltà estreme ed è questo stato di suggestione a portarlo sulle più temute difficoltà e a vincerle con gioia.
La conferenza è stata attentamente seguita da un pubblico scelto e qualificato che non ha mancato di sottolineare con vivacità l’acuta ed interessante, quasi strana, forma di alpinismo che Messner concepisce. Fra i presenti citiamo Carlo Mauri (che ha manovrato il
proiettore!), Riccardo Cassin, Pino Gallotti (membro della spedizione nazionale al K2 del 1954), il Conte Ugo di Vallepiana, Presidente del CAAI, Guidobono Cavalchini, Renato Gaudioso della Cineteca del CAI, tutti i componenti della spedizione lecchese del 1970 alla Ovest del Cerro Torre e un nutrito numero di alpinisti locali, milanesi e brianzoli.
Con i lecchesi del CAI Belledo, Messner ha potuto stringere una preziosa amicizia che lo porterà, non appena libero da impegni, a soggiornare a Lecco e ad arrampicare con alcuni nostri alpinisti. Da questo primo contatto è emerso in Messner una innata modestia e semplicità, una grande lealtà di giudizi e di opinioni, un campione silenzioso che piace ai lecchesi e una chiarezza disarmante nell’illustrare i suoi maggiori successi e le sue rinunce in montagna”.