A Monti Sorgenti si parla di transumanza col documentario “Diga: una famiglia di pastori”

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Appuntamento venerdì 13 maggio (ore 20.45) al Teatro Invito con Emanuele Confortin

Sul canale Youtube di Monti Sorgenti, invece, verrà riproposto un film del 2011 dedicato a Pino Negri, Casimiro Ferrari e Lorenzo Mazzoleni

LECCO – Nuovo appuntamento con Monti Sorgenti venerdì 13 maggio alle 20.45 al Teatro Invito (via Ugo Foscolo, 42 a Lecco) dove verrà presentato il documentario “Diga: una famiglia di pastori” con la partecipazione dell’autore Emanuele Confortin giornalista e documentarista, nonché direttore di Alpinismi.com e Indika.it

La pastorizia è una professione antica come il tempo. In un’epoca segnata dalla globalizzazione, alcune comunità di persone continuano a custodire questo sapere prezioso.
Tra loro c’è la famiglia Baldessari di Bellamonte, detti “Diga”. Sono transumanti da quattro generazioni, che in autunno lasciano la Val di Fiemme per cercare l’erba in pianura, ritornando solo a primavera. Ma per loro, al tempo del Covid, dell’iper-urbanizzazione e del ritorno dei grandi predatori, le regole del gioco sono cambiate. Emanuele Confortin, giornalista e documentarista, tratta di aree di crisi, migrazioni e minoranze ai margini della società moderna, in Europa, Medio Oriente e Asia.

In attesa, la rassegna dedicata alla montagna organizzata da Cai Lecco, Fondazione Cassin e Ragni, propone un appuntamento on-line in programma oggi, giovedì 12 maggio, sul canale Youtube di Monti Sorgenti. Verrà riproposto il filmato “Omaggio a tre grandi alpinisti” con protagonisti Pino Negri, Casimiro Ferrari e Lorenzo Mazzoleni. A dieci anni dalla morte di Casimiro Ferrari e Pino Negri (2001) e a 15 anni da quella di Lorenzo Mazzoleni (1996), il Cai di Lecco e il Gruppo Ragni nel 2011 avevano preparato un documentario a ricordo di questi tre grandi alpinisti presentando una sintesi del loro percorso alpinistico attraverso quello che in qualche modo è stato un salto generazionale. Monti sorgenti vuole riproporre questo lavoro perché l’ulteriore passaggio di anni non ne ha scalfito il ricordo e il significato con la certezza dell’importanza che le loro vite, nella personalità e nelle conquiste, hanno lascato al mondo dell’arrampicata.