I Ragni di Lecco piangono il dottor Liati compagno di tante spedizioni

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Il dottor Liati insieme ai membri della spedizione al Cerro Torre 1974 ospite di una Sport Specialist. Era l'aprile 2017 da sinistra Mariolino Conti, Ernesto Panzeri, Felice Anghileri (allora presidente del Cai), il dottor Liati, Giuseppe Lanfranconi e il giornalista Giorgio Spreafico

Il ricordo dei maglioni rossi: “Per noi non eri Sandro ma il Dr. Liati”

“Un punto di riferimento con il tuo ottimismo, il tuo humor e la tua capacità di sdrammatizzare”

CASSANO MAGNAGO (VA) – C’era quando i Ragni di Lecco, nel 1974, hanno conquistato il mitico Cerro Torre, ma quella è solo una delle spedizioni, di certo la più simbolica, in cui il dottor Sandro Liati era al fianco dei maglioni rossi.

Originario di Cassano Magnago (Varese), il medico pediatra Alessandro Liati, per tutti Sandro, ha sempre avuto un fortissimo legame con l’ambiente alpinistico lecchese e con i Ragni della Grignetta con cui ha condiviso una grandissima passione per la montagna e di cui faceva parte dal 1974.

E’ profondo il dolore anche a Lecco per la sua morte avvenuta nelle scorse ore. Una persona di compagnia, un ottimo compagno di cordata: tranquillo, ironico e molto disponibile, così lo descrivono nell’ambiente. E proprio grazie a queste sue qualità, grazie a un legame nato da Casimiro Ferrari, si era integrato perfettamente nell’ambiente lecchese.

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I Ragni al Cerro Torre nel 1974: Il dottor Liati è alla sinistra di Mario Conti e Casimiro Ferrari

Il ricordo dei Ragni

“Mercoledì 22 ottobre, ci ha lasciati il Ragno Sandro Liati, o meglio “il Dottor Liati”, come tanti dei suoi compagni di scalata e spedizione lo hanno sempre chiamato. Di solito nominare qualcuno facendo riferimento ai suoi titoli professionali è un modo per esprimere deferenza e anche un po’ di distacco. Non era così per il Dottor Liati. Quel titolo, con cui i suoi compagni sempre lo citavano, era il segno di un affetto e di un legame straordinario e unico. Sandro Liati è stato il medico di alcune delle più importanti spedizioni dei Ragni di Lecco.
La sua presenza e la sua esperienza hanno rappresentato una sicurezza e un supporto fondamentale in situazioni nelle quali anche i più forti e coraggiosi sperimentano tutta l’umana fragilità, consapevoli di essere costantemente esposti al rischio e di vivere in condizioni dove anche un semplice raffreddore può facilmente degenerare in qualcosa di molto più letale. Con la sua arte medica si è preso cura dei corpi, ma la sua intelligenza e la sua ironia sono state una medicina anche per lo spirito…
Vogliamo esprimere oggi tutto il nostro cordoglio e la nostra vicinanza al dolore della famiglia del Dottor Liati e, attraverso il bellissimo ricordo che di lui ha tracciato Carlo Aldé, suo compagno nella spedizione all’Ama Dablam, lo vogliamo ancora una volta ringraziare per quello che ha dato al Gruppo Ragni”.
Spedizione al Nevado Sarapo 1979. In piedi, da sinistra: Egidio Spreafico, Casimiro Ferrari, Erminio Manzoni, Maurizio “Diabolik” Scaioli, Vittorio Meles, Luigi Corti, Pietro Frigerio. Seduti, da sinistra: Giuliano Maresi, Bruno Lombardini, Sandro Liati, Natale Dell’Oro (foto libro “Passo dopo passo” Cai Ballabio)

Il ricordo di Carlo Aldé

“Ciao Sandro, Ragno di lunga data e stimato pediatra. Per noi non eri Sandro ma il Dr. Liati. Ti chiamavamo così perché eri stato il nostro medico in diverse importanti spedizioni: dall’Jirishanca all’Alpamayo, dal Cerro Torre al Nevado Sarapo e all’Ama Dablam. In tutte queste salite eri stato un punto di riferimento con il tuo ottimismo, il tuo humor e la tua capacità di sdrammatizzare nelle situazioni negative.
Mi ricordo di quando in Nepal ti arrabbiavi perché al mattino arrivavano i ‘piccoli’ portatori e il tuo occhio da pediatra ti faceva dire che era impossibile avessero l’età da loro dichiarata per poter lavorare.
La situazione la risolvevi imponendo al loro capo a gesti di ‘alleggerirgli’ il carico. Mi ricordo quando ridendo raccontavi che alla base di una parete di ghiaccio in Sud America, legato in cordata con Casimiro, ti eri accorto che i tuoi ramponi non andavano bene per i tuoi scarponi. Allora i ramponi si regolavano col cacciavite e la chiave inglese. Conoscendo chi c’era legato con te all’altro capo della corda, penso che avrai usato quintali di piccoli silenzi e di simpatiche battute per farla digerire al Miro che tu ridendo chiamavi ‘Nervo’.
Ci scommetto che anche in quell’occasione avrai detto in dialetto ‘L’è nient, l’è negot’.
Parlavi in dialetto e in inglese, come quella volta che al Cerro Torre nel 1974, nella tenda alla grotta di ghiaccio dell’Elmo, ti accorgesti che qualcuno stava arrivando e, non rispondendo ai tuoi richiami, avevi urlato ridendo “Do you speak english?” .
Ciao Dr. Liati R.I.P.”

Un’intervista sul giornale comunale di Cassano Magnago

In un’intervista del 2003 sul giornale comunale raccontava il suo colpo di fulmine con la montagna: “Tutto è iniziato per caso, dalle passeggiate sugli alpeggi che facevo mentre ero
in vacanza in Val Malenco a Caspoggio nel ’41. Dalla mia prima vetta, il Pizzo Scalino 3.233 metri nel 1945, seguirono parecchie salite sulle Alpi: dal Monte Bianco alle Dolomiti. Nell’estate del ’68, fermati dal brutto tempo per tre settimane al rifugio Torino a Courmayeur, con gli amici Alippi e Lafranconi, pensammo di proporre per l’anno successivo una spedizione nelle Ande, zona ove il clima era senz’altro più favorevole”.

Iniziò così la serie di avventure extra europee “che mi portarono nelle Ande, sull’Jrishanka (’69), sull’Huant San (’72), al Cerro Torre nelle Ande Patagoniche (dal 17.11.73 al 29.1.74 sia sul versante cileno che su quello argentino; restai lontano da casa più di due mesi. Non c’erano telefoni e non si poteva comunicare. Ero già sposato e avevo tre figli e una moglie che mi ha sempre sostenuto), all’Alpamayo (’75), al Nevedo Sarapo (’79)…  e ancora in Nepal e in Tibet coi Ragni di Lecco di cui sono socio dal ’74, al Lothse, sull’Ama Dablan e sul Cho-Oyu”.