In invernale lungo la via Schiavio al Manduino, l’avventura di Danieli e Gargantini

Tempo di lettura: 3 minuti

I due giovani scalatori: “Volevamo vivere un’avventura e ci siamo riusciti”

La via invernale finora contava una sola ripetizione firmata dai fratelli Rossano e Valentino Libera

NOVATE MEZZOLA – “Volevamo vivere un’avventura senza allontanarci troppo da casa e ci siamo riusciti”.

Sorride soddisfatto Luca Danieli, classe 1990, giovane e forte scalatore del gruppo Gamma di Lecco che, insieme al compagno di cordata Luca Gargantini, classe 1995 di Rovagnate, ha messo in bacheca un’altra piccola grande impresa: la seconda ripetizione in invernale della via Schiavio sullo spigolo Nord Ovest del Sasso Manduino (m. 2888) in val Codera.

Luca Danieli (Gamma) e Luca Gargantini

“Con l’amico Giovanni Giarletta ci siamo sempre detti che sarebbe stato interessante andare ad arrampicare in quella zona. Poi, purtroppo, c’è stata la tragedia ed io ho accantonato l’idea. Solo recentemente, iniziando a scalare con Luca Gargantini, l’ho rispolverata. Anche a Luca è piaciuta un sacco, così venerdì 22 febbraio siamo partiti”.

La prima tappa dei due giovani scalatori è stata Novate Mezzola, dove hanno lasciato l’auto, quindi su fino al bivacco Casorate Sempione in Val Ladrogno, che si stacca dalla Val Codera. “Ci abbiamo messo 7 ore – spiega Danieli – A causa della neve che ci arrivava fino alla vita. Non pensavamo di trovarne cosi tanta e in quelle condizioni”.

Il bivacco Casorate Sempione con il Sasso Manduino sullo sfondo

L’indomani, sabato 23, i due sono partiti di buon mattino: “Ci siamo avviati verso le 5 e fortunatamente la neve si era dura consentendoci di tenere un passo più spedito anche se ci sono volute comunque 4 ore per arrivare all’attacco della via Schiavio”.

Da qui i due hanno iniziato la salita. “Credo sia stata la parte più facile della nostra avventura – prosegue Danieli – Lungo la via, che in estate viene giudicata un 4+ di difficoltà, abbiamo trovato neve e ghiaccio che l’hanno resa più impegnativa e difficoltosa ma mai così difficile e complicata. Il problema l’abbiamo avuto una volta in cima al Sasso Manduino, quando abbiamo capito che ridiscendere da dove eravamo saliti sarebbe stato troppo difficoltoso. Cosi abbiamo deciso di seguire la via estiva. Peccato che, date le condizioni, non abbiamo trovato nessuna sosta di calata dovendoci arrangiare con quello che la natura ci ha offerto… rischiando un po’. Alla fine abbiamo raggiunto la Valle dei Ratti con le pile frontali al limite, la neve che ci arrivava ben oltre i fianchi e senza punti di riferimento. Visto l’imbrunire, abbiamo deciso di buttarci verso valle. Dopo due ore di cammino abbiamo trovato un segnavia, lo abbiamo seguito e ci siamo ritrovati a Verceia quando ormai erano le 23.30. Peccato che le nostra auto era a Novate Mezzola. Ci siamo incamminati lungo la strada, ne avremmo avuto ancora per un’ora buona, quando tre amici degli Asen Park che stavano passando di lì ci hanno visti e ci hanno dato un passaggio”.

Una due giorni soddisfacente… “Decisamente. Volevamo l’avventura e l’abbiamo trovata. Queste zone si prestano perché sono ancora selvagge. Se d’estate sono poco frequentate in inverno lo sono meno ancora. Non abbiamo trovato nessuno e neppure tracce di passaggi precedenti e a dire il vero anche gli animali che abbiamo incrociato sono stati pochissimi – ride Danieli – Abbiamo chiuso un anello di circa 30 km compiendo 3000 metri di dislivello positivo. Possiamo dire di essere soddisfatti”.

Guardando alla bella stagione? “Siamo sempre a caccia di nuove idee e, ogni tanto ne spunta qualcuna interessante. Con Luca Gargantini guardavamo Le Grandes Jorasses… chissà”.