Lecco. Matteo Abate realizza il suo sogno e apre il rifugio Camposecco

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Il rifugio Camposecco

La grande passione per la montagna e per la cucina l’hanno spinto a diventare “capanat”

Lecchese, classe 1977, ha lasciato il mestiere di panettiere per aprire il “suo” rifugio Camposecco

LECCO – Il rifugio Camposecco è ormai una realtà, aperto ufficialmente il 27 maggio 2021, è diventato il quinto rifugio della città di Lecco dopo Azzoni, Marchett, Capanna Monza e Stoppani. Situato a 608 metri di altezza, alle pendici del Monte Magnodeno, sopra i rioni di Chiuso e Maggianico, è raggiungibile attraverso escursioni non troppo impegnative e adatte a tutti, bambini e famiglie compresi. Situato su un balcone naturale lungo il Sentiero Rotary che unisce Lecco con la Rocca dell’Innominato di Somasca (Vercurago), offre splendidi panorami su lago, Monte Barro e Brianza.

Per Matteo Abate, il capanat, è stata la realizzazione di un sogno. Lecchese, originario del rione Santo Stefano, dopo il Badoni e alcune esperienze in azienda comincia a fare il panettiere (14 anni per Ciresa e altri 2 per Castelnuovo). Accanto al lavoro coltiva una grande passione per la montagna: “Sono sempre stato all’interno del Cai Lecco, ho fatto i corsi per diventare accompagnatore regionale e per alcuni anni sono stato uno dei responsabili del gruppo di Alpinismo Giovanile del Cai Lecco. Insomma, la montagna mi è sempre piaciuta così come mi hanno sempre appassionato la ristorazione e la cucina, perciò ho sempre avuto il pallino della gestione di un rifugio”.

Splendido paesaggio innevato al rifugio

L’occasione si è presentata proprio con il rifugio Camposecco, da tutti conosciuto anche in dialetto come CampSécch. Il percorso però è stato lungo: “La struttura era di proprietà di una cooperativa per conto della quale ho fatto il gestore per un po’. Poi si è presentata l’occasione di ritirare il rifugio e insieme a un amico ne siamo diventati i proprietari. Quello però era solo il primo passo perché la struttura aveva bisogno di lavori di ammodernamento e messa a norma. Contemporaneamente ho frequentato tutti i corsi di Regione Lombardia per diventare rifugista a tutti gli effetti. Il 27 maggio 2021 la struttura di Camposecco è stata riconosciuta ufficialmente rifugio e a inizio giugno abbiamo cominciato a fare servizio”.

Il rifugio, facilmente raggiungibile in ogni stagione, dispone di un salone da 40 posti e un camerone con una ventina di posti letto. Un punto di forza è lo spazio esterno, con parecchi posti per mangiare e addirittura un campo di bocce: “Il primo anno è andato bene. Probabilmente a causa del lockdown ho notato parecchia voglia di stare all’aperto e la gente che frequenta la montagna è aumentata. Camposecco è un luogo particolare e tante persone sono andate alla riscoperta proprio delle passeggiate ‘dietro casa’. Per la sua posizione favorevole siamo aperti tutto l’anno nei giorni di mercoledì, sabato, domenica e festivi. Anche se siamo a bassa quota e il rifugio è accessibile a tutti, mi preme sottolineare che sono comunque importanti un minimo di preparazione, calzature adatte e il rispetto per la natura”.

Passione e tanta voglia di lavorare, queste le qualità per svolgere un mestiere che non è affatto facile: “C’è sempre qualcosa da fare: il posto fortunatamente è grande perciò il lavoro non manca mai, a partire dalle manutenzioni interne e degli spazi esterni. E poi non ci sono né accesso stradale né teleferica perciò tutto quello che serve lo devo trasportare a spalla. Però è un lavoro che dà molte soddisfazioni e, dopo quasi un anno di attività, posso dire che la scelta è stata quella giusta!”

Il rifugista Matteo Abate

Un’ottima occasione per conoscere Matteo Abate e il rifugio Camposecco sarà domenica 8 maggio quando, all’interno della rassegna del Cai Lecco “Monti Sorgenti” (nome inventato proprio da Matteo Abate alla nascita dell’evento), cinque artisti di altissimo livello saliranno per una manifestazione di Street Art in montagna. D.Mace, Diego Finassi, Tommy Sper, Teradrop e Canicola realizzeranno le opere direttamente presso il rifugio. Montagna, arte, cultura e buona cucina… un’occasione da non perdere!