Mauro Lanfranchi e la storia di una fotografia: “Grignetta… quanto ci manchi!”

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LECCO – Riceviamo e pubblichiamo il simpatico scritto del fotografo lecchese  Mauro Lanfranchi. Quanti aneddoti, quanti volti e quante voci ci sono dietro a una fotografia, e come è bello sognare con lo sguardo rivolto in alto proprio quando le nostre montagne ci sono precluse a causa del lockdown.

“E’ trascorsa solo una settimana dal nuovo lockdown, eppure, sembra già un eternità. Quello che più manca ai tanti appassionati, penso sia la lontananza dalle amate montagne di casa. Nel mio caso, è la Grignetta che manca di più. Voglio ricordare la mia ultima salita il giorno 3 novembre. L’utilissima webcam del Grignone, mi dà la certezza che sopra un meraviglioso mare di nubi, la giornata è splendida. Parto con la mitica vespa, avvolto da una fitta coltre di nebbia. Al tornante di  Montalbano ne esco fuori, eppure il cielo è ancora plumbeo. E’ una delle rare volte che si è formato un doppio strato di nubi basse. All’attacco della Cermenati, ripiombo nell’oscurità. La nebbia è fittissima e pioviggina. Se non avessi visto la webcam, sarei senz’altro rimasto a dormire. Risalgo speranzoso la famigliare cresta, quando all’improvviso intravedo un chiarore. In pochi minuti, esco in pieno sole. Il panorama è splendido. Le guglie che lambiscono il Canalone Porta e la Cresta Sinigaglia  spuntano come fantasmi dal mare di nubi che si estende all’infinito. Il Resegone sembra un piccolo atollo Maldiviano. Non posso che fermarmi a fotografare. Sono solo le otto eppure c’è già gente che sta scendendo. Un ragazzo mi racconta di essere già passato dal rifugio Rosalba e risalito dal sentiero Cecilia. Ma a che ora sarà partito? Presumo in piena notte.
Giunto all’incrocio con l’impervio sentiero delle capre, incontro due cari amici alpinisti con i quali inizio a parlare delle nostre recenti ascensioni. Uno di loro, è un noto e stimato medico del Manzoni. Penso che sia salito per evadere dagli estenuanti turni causati dalla nota pandemia. Mi dilungo ad ammirare il gruppo dell’Angelina avvolto dalle nebbie e finalmente, dopo oltre due ore, sono in cima. Il mare di nubi si perde all’orizzonte, donando al paesaggio un aspetto fiabesco. Mi piazzo con il cavalletto dietro il bivacco Ferrario, in posizione un po’ defilata.
Come sempre, quando le condizioni sono favorevoli, uso due corpi macchina, uno per le foto, l’altro per il Time-Lapse. Il Grignone emerge maestoso dalle nebbie che lambiscono le baite Comolli, mentre dal lato opposto, il Sasso Cavallo, spunta dalle nubi per pochi metri. Inizia ad arrivare gente, tanta, forse troppa. Sembra quasi un affollata domenica estiva. E’ veramente strano vedere così tante persone in un giorno feriale. Forse hanno subodorato la probabile lunga quarantena e hanno approfittato della bella giornata.
Ci sono alpinisti che giungono dalla Sinigaglia, dalla val Scarettone, dalla cresta Segantini. In molti proseguono verso il Grignone dalla Traversata Alta. Qualche atleta è perfino
partito da Lecco a piedi. Molti sono incuriositi dalla mia ‘pesante’ attrezzatura professionale e mi chiedono informazioni. Ad un tratto sento una voce famigliare, è quella del simpatico amico Franco Lozza, membro del soccorso alpino e abile cineoperatore della RAI. Sta riprendendo con una micro videocamera, ben più maneggevole della sua solita attrezzatura. Arriva anche un altro personaggio assai noto nell’ambiente sportivo lecchese, la mitica Steppo. Come sempre, la sua innata simpatia sprizza da tutti i pori. La Stefy,
è davvero una gran donna. La giornata trascorre velocemente fra centinaia di scatti e molte chiacchiere. Nel tardo pomeriggio finalmente rimango da solo e già assaporo le ultime luci del tramonto ammirate in solitaria quando all’improvviso, una voce inconfondibile, mi fa riconoscere il vulcanico Gianmario Maver, attorniato da un folto gruppo di
‘cacciatori di tramonti’. Nel frattempo riappare anche Franco Lozza, alla ricerca spasmodica della sua preziosa Go Pro smarrita durante la discesa e per fortuna riconsegnata
da chi l’aveva precedentemente ritrovata. Le nebbie intanto stanno assumendo le tipiche sfumature aranciate del tramonto. Decido di abbassarmi per raggiungere il mio aereo
cocuzzolo ‘segreto’ per fotografare le ultime luci sulle guglie più blasonate della Grignetta. Purtroppo il gruppo del Fungo è celato dalle nubi però, mi basta veder apparire per pochi minuti la Guglia Angelina e la Piramide Casati per farmi salire l’adrenalina. Al buio pesto ritorno ai Resinelli felice e soddisfatto. Ancora una volta, la mia montagna del cuore non ha deluso. Ormai da una settimana la webcam del Grignone si è bloccata. Chissà se qualche buon anima riuscirà a rimetterla in funzione per far si che il nostro lungo forzato riposo sia almeno allietato dalla visione delle nostre amate montagne”.
Mauro Lanfranchi