Montagna. In 500 allo Spazio Oto Lab per Nives Meroi e Romano Benet

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Romano Benet, Nives Meroi e Ruggero Meles

In tantissimi per l’incontro con i due alpinisti

“Spesso vediamo le montagne come un muro, ma sono un punto d’incontro”

LECCO – In 500 all’incontro con gli alpinisti Nives Meroi e il marito Romano Benet. Nella suggestiva cornice dello Spazio Oto Lab di Rancio, venerdì sera, si è tenuto  l’appuntamento lecchese con la rassegna itinerante  “Crocevia. Sentieri e autori che si incontrano”, organizzata da Orobie e realizzata in collaborazione con Regione Lombardia ed Explora.

Nell’incontro, moderato da Ruggero Meles (scrittore, insegnante e alpinista) si è parlato di una montagna accogliente, che unisce: “Siamo abituati ad associare la montagna a un qualcosa che resiste e si oppone – ha detto Meles -. Con questa rassegna abbiamo pensato di fare un passo avanti e presentare un modo di vivere la montagna più accogliente”.

Nives Meroi

Nives Meroi e Romano Benet, sposati dall’1989, sono stati la prima cordata e prima coppia in assoluto a scalare tutti i 14 ottomila senza l’uso di ossigeno né portatori.

“Lo conoscevo già da parecchio tempo, io vivevo con sua sorella e lui veniva a scroccare le cene – ha raccontato Nives -. L’ho conquistato spiegandogli come si fa un barcaiolo (un tipo di nodo, ndr) e abbiamo cominciato ad arrampicare assieme. Nel 1989 ci siamo sposati così da sfruttare la licenza matrimoniale per andare in spedizione…”.

Romano Benet

Una montagna che è luogo di incontro, questo quanto emerso da una serata intensa: “Noi consideriamo le montagne come un muro, ma in realtà sono punti di incontro. Lì passano i confini, anche quelli che una volta non si potevano valicare, ed era proprio lì che incontravamo gli alpinisti delle altre nazioni”.

Ovviamente, nella chiacchierata, ampio spazio hanno avuto le salite dei 14 ottomila con la proiezione di un bellissimo filmato sull’Annapurna, l’ultimo della “collezione”, salito nella primavera 2017.

E poi, il quindicesimo ottomila, Romano Benet scopre di essere affetto da una aplasia midollare severa e subisce due trapianti di midollo che per due anni, dal 2010 al 2012 lo tengono lontano dall’alpinismo: “Una disavventura che mi ha aperto gli occhi – ha detto Romano -. Senti spesso parlare di queste cose ma non pensi mai che possano capitare a te”.

Nives Meroi e Ruggero Meles

Durante la serata, un responsabile di Admo ha ricordato quanto siano basse le possibilità di trovare un donatore di midollo compatibile, un gemello genetico (1 su 100.000) e l’importanza di essere donatori perché, come ha detto Nives: “Donare è il gesto più rivoluzionario che ognuno di noi possa compiere”.

La rassegna proseguirà il 16 settembre con Irene Borgna a Monza e il 20 settembre con Paolo Cognetti all’auditorium di Sant’Antonio e Santa Chiara a Morbegno (piazza Sant’Antonio, 1).