Montagna. “La via più brutta del mondo”, Felderer risponde alle critiche

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Il famoso traverso sulla Cassin alla Ovest di Lavaredo (foto FMC)

Al centro delle polemiche un articolo scritto dall’alpinista

“E’ la mia opinione e fin quando questa non costituirà un reato, rimarrà tale”

LECCO – Di seguito riceviamo e pubblichiamo la risposta di Richard Felderer, autore dell’articolo “La via più brutta del mondo” che ha suscitato dure critiche da parte di un gruppo di alpinisti.

Alla base della Ovest di Lavaredo (foto FMC)

Incipit
Non ricordo di preciso, credo fosse il 1988 quando comprai “9000 metri sopra i prati”, e scoprii la Val di Mello.
Avevo appena preso la patente, partivo per la conquista del mondo con la mia Mini rossa a 4 marce. Ho fatto le mie prime vie, su una roccia dura e povera di protezioni, su linee ardite per chiodature talvolta da panico! Ma era troppo bello! Scoprendo poco a poco la Valle, non ho potuto fare a meno di appassionarmi ai personaggi e alla vicende dei Sassisti, i ribelli, i goderecci. La fine dell’etica della tristezza, del loro rifiuto della lotta contro l’alpe, del liberare l’avventura, del ragionare con la propria testa liberi dai dogmi del “grande alpinismo”, delle pedine pesanti e della vetta a tutti i costi! Del cercare il bello nel gesto, nella roccia, nella linea. Nel gustarsi le cose. Dal boulder alla grande via. Personaggi come Merizzi, Boscacci, Masa sono per me dei piccoli punti di riferimento, e indiscutibilmente hanno contribuito alla mia crescita (di modesto scalatore) per diventare quello che sono oggi, cioè un modesto scalatore. Anzi, chiederò che sulla mia tomba venga scritto “modesto scalatore”, perché questa è la cosa più importante. Mi sto dilungando, scusate, capita spesso. Probabilmente è l’età. Non vogliatemene. Di Jacopo ad esempio ricordo quando ruppe a sassate uno spit mentre risalivamo “oceano” per andare alla cena del Precipizio! Gloriosa! Ricordo con terrore le prime vie a firma Boscacci. E di Masa, che purtroppo ho avuto l’occasione di conoscere poco, ho letto divertito i “pizzini” e ancora sorrido imbarazzato quando lo vedo nei filmati di youtube “vecchi di merda” (scusate il linguaggio, ma è il titolo dei filmati), dove, dissacrante come vuole essere, procede agile su Kundalini a suon di bestemmie e improperi. La cosa che in effetti mi stupisce è che venga eletto “arbiter elegantiarum” di questa vicenda (Felderer fa riferimento alla lettera ricevuta da Paolo Masa e di cui ci ha girato il testo, ndr). Col senno di poi lo vedevo più propenso a condividere la mia visione delle cose. Ma le cose non sempre vanno come pensi, sic transit gloria mundi! Ah, per dovere storico Tacito in realtà disse “elegante arbiter”, ma tant’è, per l’appunto col tempo le cose cambiano. Si starà confrontando nell’aldilà con altri sul malcostume e la poca rettitudine che dilaga nei nostri giorni.
Esaurito questo argomento, veniamo alla questione più interessante. Che, a ben vedere, non ho ancora capito quale sia.
Ah, si ora ricordo. Perché dopo aver ricevuto questa mail sono andato a correre con mia moglie, con la quale, proprio quando in lontananza si vedeva punta Giradili baciata dagli ultimi raggi di sole, ho avuto una discussione su come preparare una gara di corsa. A un certo punto la mia “better half” (rubo questa felicissima espressione agli inglesi, chapeau) mi ha ricordato che ciò che piace a lei non deve per forza piacere a me, e quello che per me è un buon allenamento magari non produce gli stessi benefici su di lei. In effetti è vero. È anche vero che quello che è un buon tipo di allenamento oggi, potrebbe non esserlo domani! Ma questa è un’altra storia e un po’ mi sto perdendo di nuovo.
La storia che mi interessava invece è quella della Repubblica Italiana, che dopo i tafferugli avvenuti tra il ’40 e il ’45 del secolo scorso, passato il tempo di sistemare le cose i nostri vecchi arrivarono nel ’48 a sancire e scrivere su dei tomi un sacco di cose interessanti, e per me fondamentali. Forse anche più dei pizzini di Masescu. Forse anche più delle vie del Boscacci. Non so. Alcune di queste cose, chiamate anche diritti, in realtà ci hanno messo un po’ di più a evolversi, come quello che consente a Masa di bestemmiare in un video pubblico (l’ingerenza della chiesa rimane forte, ahimè) e a me di dire quello che mi pare riguardo a un soggetto non giuridico. Durante il ventennio, che probabilmente qualcuno ancora rimpiange, si era istituito un principio poco democratico chiamato “reato d’opinione”. In realtà è roba dei romani, ma andiamo avanti. Punito a volte con l’esilio, sovente con la morte. È e rimane una geniale strategia di marketing, in realtà molto in voga anche oggigiorno. L’abiura intendo.
Ma forse mi sto perdendo anche qui.
O forse no. Non lo so. Ecco, per fugare ogni dubbio, dopo aver ricevuto questa Vostra, mi sono chiesto: “chiarito che posso dire quello che voglio, entro determinati limiti ben sanciti dal libro di cui accennavo prima scritto nel ’48, è chiaro che chiunque può avere un’opinione diversa dalla mia! Ed è libero di manifestarla, aggiungo che dirigo una rivista nella quale metà delle cose che vengono dette non le condivido, le porte sono aperte per chiunque, in maniera dignitosa, si presenti! Ah, il libro di cui prima, in realtà è stato pubblicato 27 dicembre 1947, si chiama “costituzione italiana”, ma poi c’era il capodanno e si sa come vanno a finire certe cose.
L’altro giorno infatti quando Feltri ha parlato della celebre attivista dandole della “Gretina”, mi sono un po’ indispettito. L’ho trovato fuori luogo. Come da consolidata tradizione, ho continuato a non comprare Libero e contestualmente non ho espresso all’Arcigay (Feltri ne è membro dal 2014) il mio dissenso.
Vedete, cari signori, non ho capito cosa volete da me. Volete dipingermi in tutta Lecco come brutto e cattivo, mettere all’indice la rivista per la quale scrivo?
Ah, a tal proposito dimenticavo una cosa importante: sarebbe opportuno mettere in conoscenza di questo alterco le vere persone fondamentali: l’editore (che ho messo in copia), e prima dei Ragni coinvolgerei per importanza nel processo mia mamma e la mia maestra delle elementari, responsabili insieme a Masa e tanti altri del mio modo sconcio e sconsiderato di vedere e descrivere le cose con linguaggio oltraggioso. Purtroppo della mia maestra ho perso le tracce da lustri, e mia mamma non usa la mail. Ma sarò felice di leggerle il tutto.
Quindi? Dove andiamo? Cosa facciamo? Ci facciamo le linguacce e poi cerchiamo di farci più male che possiamo? Pensate che con le minacce (che sono arrivate per canali meno ufficiali da persone che posso supporre a voi vicine) io possa cambiare idea?
Volete un’abiura? Volete che esca dalla stanza baciando l’anello del cardinale e poi bofonchiando “eppur fa cagare”?
Pensate che il sole giri intorno alla terra?

explicit
Se non fosse chiaro, la vicenda non mi stupisce, ma i toni e i modi si. Ho parzialmente esorcizzato cercando sfogo nella penna e non nelle mani, o negli avvocati, che alla fine ci guadagnano solo loro!
Quindi prendo un tono serio, freddo e deciso e vi enuncio dei punti che spero risultino molto chiari. E vi chiedo cortesemente di mettere in copia le persone che avete coinvolto in copia a me nascosta nella prima mail.
Primo: i Ragni di Lecco, al pari della mia maestra, di mia mamma non sono né padroni né responsabili di quanto io possa scrivere. Se siete in disaccordo con le mie opinioni, chiamate in causa me, o non avete il coraggio? Dovete dirlo alla maestra, e a che scopo? Far sapere a tutti che la cosa più importante per voi è una cavolo di via?
Secondo: scadendo nella pochezza dell’argomento, vi ricordo che per me una via è bella quando si svolge su roccia bella e segue una bella linea. Quando una via segue una linea brutta, su roccia brutta e con chiodi del 1935, per me è una via brutta. Si: mi fa cagare! È un mio giudizio, è la mia opinione e fin quando questa non costituirà un reato, rimarrà tale. Il fatto che abbia visto le gesta di Cassin vincerla con ardimento e bravura eccezionali non la trasforma in “bella” o “brutta”. Rimane quello che è! E non devo giustificare il mio pensiero con nessuno. Inoltre io vivo nel mondo reale, quello in cui del grado e dei chiodi parlo per il piacere di farlo, e non vivo pensando ai grandi dell’alpinismo come salvatori della patria, della morale e dell’economia, non sono la mia religione. Sono le cose di un’attività che nessuno mi costringe a fare, e che non vale niente. Siamo i conquistatori dell’inutile. Mai dimenticarlo!
E se valesse qualcosa, allora dovreste leggere “quel cazzo di articolo” e riflettere.
Ma ‘sto Felderer, perché ha scritto una cosa così forte?
Lo sapeva, l’ha anche fatto capire nel testo stesso che andava incontro a rogne, e allora perché?
Se non vi siete fatti questa domanda, ad maiora.
Se ve la siete fatta e non avete trovato risposta, è perché vi manca il senso dell’ironia. O quantomeno non è in linea col mio. Ma va bene. Io non leggo Libero, un’altro si. Voi non comprerete Up. Che problema c’è? Ci sono altre riviste, ammesso che qualcuno legga ancora…
Ma questo non cambia il fatto che proprio ieri due veneti mi abbiano detto “però non ci fai fare una bella figura”, alla quale ho ribattuto:
“è vero, ma secondo voi è una bella via?”
“beh…. però Cassin… però il 1935”
“si, va bene: è una bella via?”
“…”
Detto questo, e vado concludendo, vi siete per caso chiesti perché io abbia scritto che per me è una via di merda?
Per vendere 2 copie in più? Eh, magari…
Qualcuno, al di la del cercare ogni occasione valida per saltare al collo di questo o quello, per infamare i Ragni, mia mamma e la mia maestra (per fare cosa poi? Per farmi cambiare opinione? O solo per gettare discredito sul gruppo per chissà quali interessi? Di che genere poi, proprio non capisco!), qualcuno ha riflettuto sul fatto che si: la bellezza della linea, della roccia E DELLA CHIODATURA concorrono principalmente a fare si che una via sia bella o brutta.
È proprio così.
E mio figlio non vorrei andasse a fare quella via, sia chiaro! Il vostro, a proposito?
A prescindere dall’ardimento necessario ad aprirla o a ripeterla. Sono cose che non c’entrano niente, cercate di capirlo.
E non vi sto dicendo di cambiare idea. Vi sto dicendo che una via PER ME (ma per il 99% delle persone) è bella quando si svolge su roccia bella con protezioni adeguate. È orrenda quando si svolge su roccia tra il mediocre e il pessimo su protezioni, quasi non integrabili, in pessimo stato. Anche se l’avesse aperta Gesù Cristo in persona. E come ho spiegato, anche fossi l’unico nel pianeta a pensarla così, nessuno ha il diritto di intimarmi di cambiare idea. Questo deve essere molto chiaro. Molto!
E adesso voi piuttosto, carissimi, adesso che avete rimesso le cose a posto facendo vedere al Felderer di cosa siete capaci, vi siete mai posti il problema di come comportarvi quando qualcuno, magari vostro figlio (speriamo di no, ovviamente, ma è per farvi vedere le cose da un punto diverso), creperà sulla Cassin alla ovest perché, sancta sanctorum, delle reliquie non si può toccare niente e intanto i chiodi marciscono e qualche cristiano passerà a miglior vita cadendo per cedimento di un chiodo o appeso alla sosta che non tiene più?
Prima di passare alle minacce, alle intimidazioni, a queste vicende tristissime e bassissime, vi siete messi in discussione per aprire un dibattito e risolvere la questione di una delle vie più famose delle Alpi, e come tale spesso ripetute incautamente?
Personalmente, dal punto di vista sia di scalatore che di divulgatore, credo con questo articolo di aver raggiunto lo scopo che mi ero prefissato”.
Richard Felderer