VIDEO. Ghiacciaio di Fellaria, escursionista lecchese riprende un grosso crollo

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Anche il fotografo lecchese Mauro Lanfranchi testimone dell’impressionante crollo

“E’ la prova di quanto sia pericoloso avvicinarsi troppo a queste affascinanti ma effimere strutture”

VALMALENCO – Prima qualche scricchiolio sinistro, poi un primo crollo di dimensioni modeste e, pochi secondi dopo, il crollo di una grossa parte della volta di ghiaccio del Ghiacciaio di Fellaria, un luogo che negli ultimi tempi è diventato molto frequentato tra gli escursionisti di tutta Lombardia e non solo, anche per via del sentiero tematico-glaciologico che conduce all’incantevole luogo dove dominano il ghiaccio con il relativo lago glaciale.

Testimoni del crollo, avvenuto giovedì 29 luglio, il fotografo lecchese Mauro Lanfranchi che ha raggiunto il ghiacciaio con un’amica. Fortunatamente i due, abituati a frequentare ambienti in quota, sin da subito si sono tenuti a distanza, e si sono allontanati ulteriormente quando hanno sentito i primi rumori prodotti dalle fratture del ghiaccio.

“Dopo aver passato l’intera giornata a fotografare il lago glaciale, lungo l’interessante percorso glaciologico tracciato alle pendici della vedretta di Fellaria Orientale, ci siamo avvicinati all’enorme grotta che si è aperta sul fronte del ghiacciaio – racconta Lanfranchi -. Accanto all’enorme antro, c’erano una famigliola di turisti stranieri e due ragazzi ma, per tutta la giornata, avevamo visto centinaia di persone avvicinarsi ‘troppo’ per i soliti selfie. Ad un tratto, una serie di sinistri scricchiolii ci hanno messo in allarme e ci siamo posizionati a distanza di sicurezza ed ecco un primo boato con relativo crollo che ha indotto la mia amica a filmare”.

Il “bello” però doveva ancora venire: “Poco dopo un enorme tratto della volta è crollato provocando un fragoroso boato. Nel fuggi fuggi generale, la mia amica è riuscita a registrare un breve filmato che ritengo molto significativo per dimostrare quanto sia pericoloso avvicinarsi troppo a queste affascinanti ma effimere strutture. Io che nel frattempo stavo fotografando del blocchi di ghiaccio, memore di quello che era successo tanti anni fa accanto in un laghetto glaciale nel gruppo del Monte Bianco (Lanfranchi si riferisce al Lago del Miage, dove nel 1996 ben 11 turisti sono stati investiti, fortunatamente senza danni gravissimi, da un’onda innescata dalla caduta di un grosso blocco di ghiaccio, ndr), sono fuggito a gambe levate appena in tempo per evitare i grossi blocchi di ghiaccio che le onde hanno sbattuto ad alcuni metri dalla riva”.

Una vera e propria avventura a lieto fine che merita di essere raccontata per fare in modo che non venga sottovalutato il pericolo oggettivo di certi luoghi così affascinanti ma da affrontare con la dovuta attenzione. Quello della sicurezza in montagna è un tema molto attuale dopo che, negli ultimi giorni, hanno fatto il giro dei social alcune foto di escursionisti che affrontano il terreno glaciale in alta quota con un approccio totalmente sbagliato (recente anche un appello del Soccorso Alpino): “Io che bazzico i ghiacciai per diversi mesi all’anno, ne vedo di tutti i colori – racconta ancora Lanfranchi -. Ci sono persone che non si rendono conto dell’enorme pericolo a cui vanno incontro: la caduta in un piccolo crepaccio o più verosimilmente un cambiamento repentino del tempo, sarebbero fonte di seri pericoli. Non nascondo che da giovane anche io ho fatti i miei sbagli, proprio per questo credo che dare un consiglio in più possa essere sempre utile”.