Free solo sul Fitz Roy, Jim Reynolds conquista il pubblico con la sua semplicità

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Sergio Longoni e Jim Reynolds

Climber per passione, è soccorritore di professione

“Rischiare di non vivere o il rischiare di morire? Bisogna trovare il giusto mezzo”

SIRTORI – “Bisogna trovare il giusto mezzo tra il rischiare di non vivere e il rischiare di morire”. Si è presentato così Jim Reynolds, il grande climber americano ospite giovedì sera di df-Sport Specialist.

Classe 1993, un talento cristallino e la faccia da bravo ragazzo. Jim, nella prima apparizione assoluta in Europa, ha mostrato una semplicità disarmante a dispetto di un curriculum alpinistico da professionista.

“Quando gli ho chiesto di venire in Italia per una serata pensava scherzassi – ha raccontato Luca Calvi, traduttore e interprete poliglotta esperto di montagna – ho chiesto a Alex Honnold di intercedere e fargli capire che la proposta era serissima”.

Luca Calvi con Jim Reynolds

Una persona curiosa, con mille interessi al di là della sconfinata passione per la montagna. Non è un climber professionista ma campa facendo il capo del soccorso alpino in Yosemite.

Autore di salvataggi incredibili (che hanno avuto ampio spazio durante la serata) è salito alla ribalta delle cronache praticamente per caso: a lanciarlo nell’Olimpo, nel 2017, il record di velocità sul Nose fino ad allora detenuto da Honnold e Florine.

Il mestiere di soccorritore ha avuto ampio spazio durante la serata: “Quando devi affrontare una situazione di pericolo ovviamente hai paura, ma ascolti sempre quella voce che sentono coloro che credono nel soccorso alpino”.

Pino Zamboni, Sergio Longoni e Jim Reynolds

Particolarmente coinvolgenti le immagini dello straordinario salvataggio di un alpinista bloccato sulla Aguja Rafael in Patagonia, lo scorso inverno. I primi a partire sono stati proprio Jim e il suo compagno: “Quando l’abbiamo raggiunto non sapeva nemmeno dove si trovava, aveva subito un brutto trauma cranico. Non eravamo nemmeno sicuri che avrebbe superato la notte”.

E invece, grazie all’aiuto di un gruppo di salvataggio, è riuscito a riportare a valle l’alpinista realizzando la prima operazione di soccorso di quel tipo in Patagonia. “Qualcosa di incredibile viste le proverbiali avversità del meteo patagonico che, in questo caso, è stato perfetto e ci ha permesso di portare a termine con successo il soccorso”.

La serata si è conclusa con la classica ciliegina sulla torta, le immagini della salita (e discesa) in free solo del Fitz Roy sulla via Afanassieff.

La consegna della picozza d’oro

“Non avevo nessuno con cui scalare, ho provato, mentre salivo sapevo che sarei anche potuto tornare indietro. Vicino alla vetta ho trovato anche un po’ di ghiaccio ma tutto era sotto il mio controllo. Verso le 15 sono arrivato in cima”.

L’applauso è scattato spontaneo per un’impresa raccontata con estrema semplicità. Jim non si è mostrato come un giovane in cerca di imprese folli, ma l’impressione è quella di un ragazzo con i piedi per terra: “Di sicuro, la cosa a cui tengo di più, è diventare vecchio!”