Obiettivo Dhaulagiri: Panzeri tenta il 14° e ultimo 8mila

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LECCO – Diventa davvero difficile presentare una spedizione alpinistica così importante come quella che vede protagonista il mandellese Mario Panzeri, classe 1964. Vuoi che l’obiettivo è il Dhaulagiri (8167 metri), la settima più alta della terra, vuoi che per Mario è un’impresa nell’impresa in quanto la Montagna Bianca l’ha già assaggiata e di quella spedizione che risale al 2007 porta con sè ricordi dolorosi per la perdita di un amico (il bergamasco Sergio Dalla Longa), ma anche perchè la conquista del Dhaulagiri lo farebbe entrare nell’olimpo dell’alpinismo portandolo a far parte di quella strettissima cerchia di persone che sono riuscite a scalare tutti i 14 Ottomila presenti sul Pianeta senza l’utilizzo dell’ossigeno. Una cerchia così stretta che conta una decina di persone al mondo e due sole in Italia: Reinhold Messner (che è stato il primo in assoluto) e Silvio Mondinelli.

La difficoltà nella presentazione, a dire il vero, sta anche in una certa scaramanzia, cara in generale a tutti coloro che sono prossimi ad affrontare un’impresa, Penzeri incluso. Quindi “Nessun augurio” per Mario come ha sottolineato il presidente del Cai Lecco Emilio Aldeghi, ma un “grazie per la sua costanza e la sua umiltà”. Costanza e umiltà, le due doti principali che insieme alla forza fisica e psicologica fanno del mandellese un alpinista straordinario. Se ci aggiungiamo, la pacatezza e la tranquillità con cui si cimenta e compie certe imprese possiamo definirlo unico. Un aspetto, quest’ultimo, sottolineato dal suo compagno di spedizione, il triestino Alberto Magliano: “Mario affronta queste imprese con spirito diverso della maggior parte degli alpinisti iper sponsorizzati, iper comunicatori…; le affronta in maniera classica, più per la gioia di arrivare in cima che per altri obiettivi magari mediatici o professionali. Questa sua filosofia lo rende un’eccezione, un compagno di salite simpatico, perchè è sempre molto rilassato; con questo non voglio dire che la prende sottogamba, ma conferisce alla salita il giusto significato: quello di essere il grande gioco dell’alpinismo. E così facendo, senza essere un professionista ha raggiunto livelli che molti professionisti non hanno mai raggiunto o non riusciranno mai a ottenere”.

Della spedizione, che prenderà il via il 26 marzo (biglietto di ritorno da Kathmandu il 10 maggio) oltre a Magliano, faranno parte altre sei persone delle quali tre guide alpine: Floriano Lenatti di Chiesa Valmalenco e gestore del rifugio Porro dopo essere stato per anni gestore della Marco e Rosa, Sergio Valentini di Canazei e Gianpaolo Corona di San Martino di Castroza con alle spalle già 5 Ottomila. Quindi ci saranno anche Tarcisio Giordani di Chiesa Valmalenco e il più giovane del team, classe 1975, ovvero Simone Botta di Varallo Seisia l’uomo del Monte Rosa che anche lui ha già in bacheca 3 Ottomila.

E il protagonista?
“Forse per la prima volta parto completamente spesato – scherza Panzeri, ringraziando di cuore tutti gli sponsor principalmente Acel Service main sponsor della spedizione – Parlare della difficoltà di un Ottomila è sempre difficile, perchè ognuno è diverso dell’altro. L’unico comun denominatore che hanno è l’altezza, per il resto ognuno ha difficoltà diverse. Sul Dhaulagiri ci sono già stato nel 2007, spedizione che è stata segnata dalla perdita di un amico. Sono ricordi che non puoi cancellare, ma è altrettanto vero che per poter riaffrontare una simile impresa devi essere capace di resettare e una volta al cospetto della montagna devi cercare di entrare in sintonia con lei, se non riesci, è difficile pensare di domarla e arrivare in cima”.

Sette i giorni di avvicinamento con arrivo al Campo Base, poi da lì si comincerà l’ascesa lungo la via “Via Diemberger” più conosciuta come via degli svizzeri/austriaci . Sono previsti tre campi: Campo 1 situato a circa di 6000 metri;  Campo 2 posto a 6400 metri e Campo 3 a 7300 metri.

“La prima parte della scalata ci vedrà impegnati nel superare quello che viene definito il Piccolo Eiger, circa 1200 metri di parete molto instabile sotto alla quale dovremo passare per arrivare al Campo 1; qui affronteremo un tratto crepacciato che ci porterà al Campo 2 da dove inizia uno spigolo che porta a Campo 3 da cui partiremo per affrontare l’ultimo pendio di circa mille metri che conduce in vetta. Diciamo che il Dhaulagiri non è tra gli Ottomila più difficili, ma non è nemmeno tra quelli più facili”, conclude con ironia Panzeri.

Angelo Fortunati, presidente di Acel Service, ha ricordato come la società abbia sempre sostenuto lo sport in special modo “le eccellenze e Mario lo è”, indubbiamente.

 Il Ruolino di marcia di Mario Panzeri