MANDELLO – L’hanno chiamata “Autostrada del Sole”, ma sul loro cammino non hanno trovato cemento, guard rail e tir, bensì acqua e roccia. Stiamo parlando dell’impresa compiuta nelle viscere della Grigna Settentrionale, per la precisione nella grotta W le Donne (la seconda più profonda d’Italia) dove un gruppo di 8 speleologi del progetto InGrigna! tra dicembre e gennaio hanno svuotato un sifone utilizzando una pompa a mano a una profondità di 1150 m riuscendo così a proseguire con l’esplorazione.
Una tecnica utilizzata per togliere l’acqua dalla cavità al fine di poter proseguire il cammino nelle viscere del Grignone (Grigna Settentrionale) e, con ogni probabilità, si tratta del primo svuotamento a una tale profondità in Italia, forse addirittura al mondo.
A dirlo con grande entusiasmo è Alessandro Rinaldi, bergamasco, uno dei componenti della spedizione, insieme a Romeo Uries, Pamela Romano, Fabio Bollini, William Biordi, Gianluca Selleri, Pascal Vacca e Marco Corvi: “Il Progetto Pompa a W le Donne ha funzionato – scrive Alessandro (per tutti Alex) sul suo profilo Facebook – passato il sifone di meno 1150 m, sceso il pozzo di 20 metri che abbiamo dedicato a Dario Basola (uno dei primi esploratori di W le Donne) e affacciati sulla forra (40 metri?), abbiamo fatto un piccolo traverso per prendere una finestra e esplorato una super galleria di 400 metri che proseguiva ancora”.
“L’abbiamo chiamata Autostrada del Sole, sia per la grandezza che per il fatto che ad esplorarla, dopo aver svuotato con pompa a mano un sifone a quella profondità, siano stati speleologi da tutta Italia: oltre a me c’era un pugliese, un ligure, uno da San Marino e una ragazza, Pamela, di Erba. Siamo davvero soddisfatti e il bello è che c’è ancora molto da scoprire!”.
Il gruppo si è infatti fermato dopo aver esplorato 400 metri di galleria, l’obiettivo ora è proseguire: “Pensiamo di tornare a febbraio, fino all’Autostrada del Sole siamo organizzati”.
Il progetto, come spiegato, nasce circa due anni fa: “E’ stato un lavoro lungo da pianificare, abbiamo dovuto attrezzarci e preparare tutto nei minimi dettagli. La pompa pesa 18 kg portarla a quella profondità non è stato affatto facile. Per permetterci a turno di riposare e scaldarsi abbiamo anche allestito un campo base a 1100 metri” ha raccontato Alessandro.
Ecco il diario dell’esperienza condiviso da Fabio Bollini:
L’altro mondo..
“È un’aria infernale quella che tira laggiù, lungo il Ramo del Cobra, ad oltre 1000 metri di profondità… Ricordo chiaramente ciò mi stupì maggiormente fu il fatto che nel passaggio allagato di Puciowskj i sacchi non venivano affatto trasportati a valle dalla corrente, ma riportati a monte dall’aria.
Fu proprio Badino a ipotizzare che quel lungo tratto sub-orrizzontale, che richiede moltissime ore di progressione con la stagna per attraversarlo, non poteva che essere un’anello di collegamento fra due mondi distinti.
L’aria decisa e senza alternative raccontava di due complessi a sé stanti, due mondi connessi solo da quel budello con i suoi scomodi passaggi, al limite, e dove chiaramente avverti che ogni mossa falsa che farai la pagherai cara.
Questi stretti passaggi, erano come muri da superare, ed ora che anche l’ultima porta, la più dura, la più difficile é stata abbattuta, ci ha permesso di affacciarci per esplorare davvero, per la prima volta, quell’altro mondo, quello vero, dove le acque di raccolta di tutti i grandi abissi della Grigna si radunano in grandi ambienti, per poi scendere al lago.
È stata un emozione fortissima. Come poche volte capita nella vita.
È un luogo straordinario, un labirinto di grandi gallerie fossili, ambienti, ed enormi forre che si perdono nel buio.
I dati ci dicono che abbiamo ancora da percorrere otto chilometri e mezzo e più o meno altri 800 metri di dislivello. Pazzesco. Siamo qui in Italia e mi sembra di vivere in un sogno.
Grazie a tutti, Fabio Bollini
Progetto In Grigna