Falesia di Civate. Alessandro Ronchi “firma” un nuovo settore, inaugurata la Balconata

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Tre mesi di lavoro per creare 11 nuovi tiri con difficoltà dal 4a fino al 6a

“La fatica è tanta ma la passione è forte. Educazione e rispetto, questo l’appello a tutti gli arrampicatori”

CIVATE – Alla falesia di Civate è stato aperto una nuovo settore: la Balconata. La scelta del nome è facilmente intuibile per via dello spettacolare panorama sui laghi Briantei di cui si gode mentre si arrampica. L’avvicinamento è semplicissimo: dalla frazione Pozzo di Civate, dove c’è anche il Crotto del Capraio, basta seguire i cartelli e in pochissimi minuti le mani sono già sulla roccia.

Da sinistra, Flavio De Stefani, Alessandro Ronchi e Ugo Pala alla Balconata

La firma è quella di Alessandro Ronchi che, assieme a Delfino Formenti, è sicuramente uno dei maggiori chiodatori che da anni opera sul nostro territorio: “Si tratta del secondo settore dopo la Palestra Vecchia (14 tiri) aperta negli ultimi mesi dello scorso anno. Oggi apriamo ufficialmente la Balconata che ha richiesto circa tre mesi di lavoro, una trentina di giorni effettivi”.

Il lavoro è sempre lo stesso, chi arrampica dovrebbe saperlo: una pulizia accurata della parete (che in questo caso era per buona parte coperta dalla vegetazione), la rimozione dei sassi instabili, la pulizia delle cenge: “Solo dopo molte ore di lavoro si passa alla chiodatura – ha spiegato Ronchi -. Noi ci siamo calati dall’alto dove c’è un terrazzino che abbiamo usato come campo base e da cui si gode una vista pazzesca. Con me hanno lavorato Flavio De Stefani (da anni chiodiamo assieme), Rolando Rolly Pistono ed Enrico Valsecchi. Abbiamo tirato fuori 11 tiri che vanno dal 4a fino al 6a, una falesia per tutti”.

La Balconata, come le vicine Palestra Vecchia e Valle degli Orti (quest’ultima aperta sempre da Ronchi nel 1987), è esposta a Sud: “Qui si arrampica benissimo in inverno e primavera, oppure in estate ma dopo le ore 16. Con la Balconata ora ci sono in totale 61 tiri, ci si può tranquillamente passare una giornata. Ovviamente abbiamo sistemato anche tutti i sentieri di accesso e di collegamento tra i vari settori, completandoli con tutta la cartellonistica e la segnaletica”.

Anche in questo caso Alessandro Ronchi è stato supportato dal Cai di Vimercate, suo paese di origine: “Ormai è 30 anni che il Cai Vimercate è al mio fianco e mi sostiene in maniera concreta nel lavoro di chiodatura. Una passione partita così per gioco a metà degli Anni ’80 che poi non mi ha più abbandonato. Altri progetti? Qui a Civate abbiamo già individuato altri settori, c’è ancora tantissimo da pulire, ma un paio di settori possono ancora saltar fuori e con quelli potrebbe diventare davvero una bella falesia”.

Stiamo parlando di falesie facilmente raggiungibili dove nei fine settimana, quasi quasi, c’è da fare la fila. Una grande soddisfazione per i chiodatori, ma c’è un appello da fare: “Purtroppo c’è sempre meno rispetto da parte degli scalatori. Il lavoro che si fa per creare una falesia e mantenerla efficiente è tanto, quello che si chiede è un livello minimo di educazione, che vuol dire lasciare il posto come lo si trova. Purtroppo sempre più spesso c’è chi lascia rifiuti o cartacce e questo non va bene. Il richiamo è sempre lo stesso, ci vuole rispetto per l’ambiente”.

Quando arrivate sotto la falesia, prima di tirar fuori l’attrezzatura, fermatevi dieci secondi a fissare la roccia e a guardarvi in giro. Pensate che ogni tiro è costato 70/80 euro solo in materiale (se si considerasse la manodopera… ciao!), pensate che il sentiero percorso per arrivare l’ha sistemato qualcuno, così come la segnaletica, piuttosto che la panchina dove vi sedete a mangiare il panino. E’ tutto frutto di passione e ore di lavoro. Un patrimonio di cui tutti possono godere gratis. I chiodatori (a differenza dell’esplosione degli arrampicatori) sono merce rara, veri e propri artisti che si divertono a far scalare gli altri. Il rispetto per questa passione e per il territorio deve essere il requisito minimo.

Tra parentesi: Alessandro Ronchi e il suo gruppo di lavoro, assieme al civatese Pietro Valsecchi, non contenti, durante l’inverno scorso hanno ripristinato (segnaletica compresa) tutto il sentiero che va al Buco della Sabbia e il Sentiero per le Croci che porta a due splendidi punti panoramici dove ci sono due croci. Dove c’è la seconda croce, in particolare, si tratta di un luogo benedetto dagli Anni ’60, dove si dicevano le Messe e c’era una Via Crucis che partiva dalla frazione Pozzo di Civate. Sentieri molto panoramici che poi si ricongiungono ai percorsi che vanno a San Pietro al Monte e al Cornizzolo.