“Il contributo alle paritarie è un costo, una farsa sostenere il contrario”

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Alessandro Magni e Viviana Parisi durante la raccolta firme in merito alla convenzione tra Comune di Lecco e Fism
Alessandro Magni e Viviana Parisi durante la raccolta firme in merito alla convenzione tra Comune di Lecco e Fism
Alessandro Magni e Viviana Parisi 

LECCO – “Il Presidente delle scuole dell’infanzia paritarie Panzeri (vedi articolo)  lancia una sua letterina in cui artatamente si fa una domanda: le scuole paritarie sono un costo o un affare per Lecco?. Lettera da nessuno richiesta che cela però un senso di colpa per avere rifilato un “pacco”, l’ennesimo, alla gente di Lecco. Ma da “buon” promotore commerciale vuol subito convincere, a giustificazione della sua anima pia, che invece è proprio un affare.

Un affare tuttavia non è, anzi come già detto si tratta di un “pacco” ,come si dice, bello e buono. Per il quale non vale purtroppo il diritto di recesso.

L’aveva capito bene fin dall’inizio del suo mandato il neo-presidente Panzeri: non si doveva fare troppo i fini. Niente problema di “libertà di scelta”. Bisognava, come in una partita a poker, giocare d’azzardo: chiedere insomma soldi e solo soldi.
Dice Panzeri che “ l’Amministrazione comunale erogherà nei prossimi 3 anni (una marea di soldi- 4 milioni di euro) al fine di garantire a tutti i bambini della città dai 3 ai 6 anni, il diritto di frequenza alla scuola dell’infanzia”.
La cosa non è vera. Perché solo una parte, non tutti, frequenta le scuole paritarie, un’altra parte (1/3) frequenta le statali, e una parte non rilevata, ahimè, proprio non frequenta.

Parrebbe poi che solo quella fosse la via. Noi avevamo chiesto semplicemente non di azzerare il contributo ma di aprire nuove scuole statali. Quelle sì, essendo gratuite, avrebbero lasciato aperte e la famigerata “libertà di scelta”, e la possibilità di iscrivere tutti a quelle scuole, sia che provenissero da fuori Lecco, sia che non avessero i mezzi economici per far godere un servizio a tutti i bambini.
Invece si è ripercorsa e accentuata la scelta, in controtendenza con quella di Amministrazioni precedenti, magari dichiarate più a destra o semplicemente democristiane, che garantivano sì risorse al privato, ma aprivano anche scuole pubbliche e statali.
Quella che sempre più si paventa è una scuola dai tratti xenofobi e antipopolari, una scuola precoce della distinzione sociale, che a Lecco si pensava scomparsa. (o marginale e residuale) Sì, perché sono pochissimi i bambini che nelle paritarie sono stranieri.

E sarebbe interessante avere dati,( che non arriveranno mai) che assieme all’evasione, ci potrebbero dire quale è la composizione sociale dei suoi frequentanti, in base a scale di reddito.

Torniamo per concludere sulla libertà di scelta. E sulla nostra posizione. Se ci fosse libertà di scelta, alle scuole elementari, dovrebbero andarci il 70% degli iscritti e frequentanti le scuole paritarie dell’infanzia, confermando quindi quella percentuale. Così non è. La dove ci sono scuole statali, alle elementari, la percentuale si inverte, e quel 70 per cento degli iscritti alla infanzia paritaria va a frequentare la scuola elementare statale.

Se ne deduce che almeno un 40% di bambini frequentano le scuole dell’infanzia paritarie perché costretti dalla mancanza di strutture statali provocando questo sì un costo, molto alto e non solo in tempo di crisi, imposto alle famiglie per una frequenza che altrimenti dovrebbe essere gratuita.
Un’ultimissima nota: è un costo anche perché il Comune paga ciò che dovrebbe pagare lo Stato, sottraendo denaro ad altri servizi Comunali o facendo pagare tasse addizionali (Irpef); e lo fa, con una responsabilità ancora maggiore rispetto alle precedenti amministrazioni, proprio perché dispone di minori risorse. E’ un costo perché il confronto con quelli dello Stato non è reale. Non tiene conto che, nella circostanza locale, le sezioni sono sempre più piccole e quindi costose. Mentre i dati che vengono usati non sono controllabili e sono del tutto generici.

In ogni caso sarà la realtà a insegnare a fare bene i conti. Il Comune di Lecco dovrà in futuro pagare sempre di più per scuole che diminuiscono a causa del decremento demografico. Non servirà allora la scusa dei disabili, sovvenzionati da sempre, ma che in questo caso vengono distribuiti in modo da poter mantenere in vita delle piccole sezioni . Non servirà a far tornare i conti dimenticare che gli insegnanti delle paritarie sono in fuga dalle stesse per ottenere un lavoro statale, dove possono meglio lavorare e vedersi riconoscere la propria professionalità.

Si apriranno come già si sono aperte contraddizioni. Si chiuderanno scuole statali nei quartieri che hanno sezioni piccole e poco numerose per tenerle invece aperte nelle paritarie: con i soldi nostri.

Alessandro Magni
Viviana Parisi