Magni: “Una sagra per Lecco con i rioni storici protagonisti”

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Alessandro Magni
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Alessandro Magni

LECCO – “Forse Lecco si illude di rimanere estranea a quell’ampio sommovimento “populista” che ha rovesciato i Governi delle più grandi metropoli italiane. Si illude semplicemente perché a Lecco non si è votato, ma il giudizio negativo su un anno di Giunta Brivio, ne è il sintomo.

Forse Lecco si illude se non coglie che il senso profondo di queste “amministrative” è la critica neppure tanto sotterranea alle politiche di stabilità di cui Renzi è servizievole cinghia di trasmissione, politiche di stabilità che coinvolgono in profondità gli enti locali e soprattutto i cittadini che sono chiamati a sopperire con aumenti di imposte e tariffe a questi tagli ai servizi. A politiche di austerità che si scaricano immediatamente sul locale.

Ma non è di questo che voglio parlare. Il tema che vado a toccare è un po’ più “leggero”, e riguarda anch’esso il modo di concepire il rapporto con il popolo. Rapporto che non sia culturalmente esclusivo, che coinvolga anche i sempre più anonimi “plebei”. Non solo segmenti di élite.

Con il favore dell’estate i quartieri si inventano le loro sagre. Non solo i quartieri. Ma soprattutto i quartieri. Con grande partecipazione di popolo. Esaurite le grandi feste dei partiti politici, ora ridotte a pochissima cosa, sembra che queste sagre debbano esaurire ed inglobare ogni forma di allegra e tardo-carnevalesca partecipazione.

Con un rischio evidente : quello della super chiusura particolaristica di stampo rionistica o di una “cattura”religiosa Di un comunitarismo, sui generis, che non condanno per la sua valenza popolare, ma che è molto ristretto. E tuttavia non va cancellato, ma incluso con ulteriori attività in una dimensione più ampia. Cittadina.

Sarebbe perciò interessante che queste dimensioni locali venissero messe a confronto tra loro. In nome di un recupero anche civico. E la mia proposta è molto semplice. Un uovo di Colombo. Perché non mettere in “antagonismo” i vecchi rioni, come se fossero delle vecchie contrade, dei terzieri feudali, che giocano e si confrontano tra loro. Una Siena senza palio, ma con qualcosa d’altro che lo sostituisca. Che potrebbe variare ogni anno. Del resto cose di questo genere esistono già anche in alcuni dei nostri quartieri, che gareggiano dividendosi, sì, qui, in “con-trade”, in senso stretto; a volte qualche gruppo di viottoli o piazze che tuttavia conservano od evocano un qualche spazio di riconoscimento sociale. La sagra di Pescarenico (devo riconoscere, con il senno di poi, che è stato geniale chi l’ha proposta in tempi ormai lontani) ne è un esempio. Insomma si tratterebbe di trasferire delle “rivalità” identitarie locali, di rione o di quartiere, da fare incontrare e scontrare a livello cittadino. Non è certo una opportunità “rivoluzionaria” ma semplicemente un’occasione anche per dare più coesione e protagonismo “popolare” alla città.

Che ha di fronte ha sé però ben altri problemi.

Non è un panem e circenses per dimenticare quelli, ma un’occasione appunto di protagonismo popolare e anche culturale.
Un recupero di certi spiriti culturali “bassi”. Pagani o neo-pagani a volte. Che tendono a permanere nel tempo. Al di là di cambiamenti anche più sostanziali o anche più effimeri. “Spiriti” plebei importanti, tuttavia, da valorizzare, se, ovviamente, qualcuno vorrà raccoglierli. Per darli più ampia dignità e riconoscimento.

Alessandro Magni