Scuole, Parisi: “Non smantelliamo il sistema scolastico pubblico”

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Viviana Parisi
Viviana Parisi

LECCO – Una lettera dei genitori con alunni da iscrivere alla scuola secondaria Don Ticozzi, apparsa recentemente su quotidiani on line, mi ha fatto scattare un campanellino d’allarme.

Da tempo con il professor Sandro Magni sto conducendo una battaglia e un’opera di sensibilizzazione nei confronti della città in merito alla carenza di scuole pubbliche dell’infanzia e venire a conoscenza che forse anche la scuola secondaria di primo grado, nello specifico la statale Don Ticozzi, potrebbe non soddisfare tutte le nuove richieste d’iscrizione, m’interroga sulla possibilità di un riorientamento verso una scuola privata, dubbio sollevato nella stessa lettera dei genitori.

Sarebbe ancor più contraddittorio erogare contributi alle scuole dell’infanzia paritarie e poi non essere in grado di aprire una sezione in più nella scuola pubblica. In città le scuole dell’infanzia pubbliche sono insufficienti, vogliamo arrivare a che siano insufficienti anche quelle secondarie, o scuole medie che dir si voglia?

Diventa sempre più urgente bilanciare, con una politica che appoggi principalmente un sistema scolastico pubblico, il grave attacco che tutti gli ultimi governi hanno già perpetrato ai danni della scuola pubblica, facilitando e dirottando le iscrizioni nella scuola privata.

La politica scolastica cittadina non può rinunciare a potenziare l’esistente e ad investire le sue risorse nella scuola pubblica, anche per salvaguardare l’interesse delle famiglie, considerando il fatto che le liste d’attesa generalmente penalizzano le fasce più deboli della popolazione.

Tutelare il sistema integrato, come fa il nostro Comune contribuendo economicamente alle spese della scuola privata dell’infanzia, non implica smantellare quello pubblico. La nostra Amministrazione non può rischiare la propria credibilità con un eventuale inquinamento delle proprie scelte per la necessità di mantenere gli equilibri politici. Limitare la possibilità di scelta con politiche tecnico-strutturali (si fanno mancare le aule) significa permettere un allargamento della scuola privata: le famiglie giocoforza sono costrette a fare scelte privatistiche.

L’assessore Rizzolino sembra aver trovato la soluzione di reindirizzare i nuovi alunni alla scuola media Stoppani dove presumibilmente ci sarà un calo di iscritti, quindi spazi che potranno accogliere gli alunni in eccedenza alla Don Ticozzi.

Ma quale programmazione e quali criteri stanno dietro questa decisione? Perché pensare solo alla Stoppani? Esiste una delibera del Consiglio d’Istituto che enunci i criteri di ammissione quando altre scuole hanno superato la loro capienza? Perché alla Don Ticozzi il numero è salito e alla Stoppani è sceso? Rivendicare una politica per più pubblico e meno privato sottintende programmazione, capacità previsionale e non soluzioni generiche da studiare all’ultimo momento con il rischio di costringere le famiglie ad iscrivere i propri figli ad una scuola privata.

Perché attenzione! Scegliere volutamente una politica di non allargamento delle scuole pubbliche porta dapprima ad un riorientamento (verso il privato?) poi questo, in futuro, diventa un automatismo.

Viviana Parisi