Bilancio di metà anno del sindaco Brivio: “Coraggio e scelte non sono mancate”

Tempo di lettura: 12 minuti
Il sindaco Virginio Brivio
Il sindaco di Lecco Virginio Brivio

 

LECCO – Tempo di bilanci, prima di fare le valigie e staccare la spina, anche per il sindaco di Lecco Virginio Brivio che abbiamo incontrato a Palazzo Bovara per un’intervista a tutto tondo. Una città, Lecco, che da un lato prova a guardare al futuro in chiave turistica ma dall’altro si ritrova “ammaccata” su più fronti. Dagli annosi problemi del Centro Sportivo Bione, all’incompiuto ostello, alla mancanza di progetti concreti per un rilancio dei rioni di periferia, passando per le criticità viabilistiche e la necessità di manutenzione straordinaria di molti degli immobili comunali. Un quadro complesso quello che si delinea e sul quale abbiamo cercato risposte a tu per tu con il primo cittadino.  

Sindaco, in una precedente intervista al nostro quotidiano, in occasione del ballottaggio, aveva definito il suo programma “coraggioso”. “Mi ricandido per non lasciare le cose a metà. Un cambio di passo rispetto al passato”, aveva dichiarato. Ritiene di essere riuscito in questi due anni a mostrare questo coraggio?
“Il coraggio sì, i risultati no. Abbiamo sbloccato la vicenda dell’Ostello della Gioventù e non era una passeggiata. Abbiamo rinunciato a qualche nostra risorsa per far ripartire il Polo museale, per non lasciare delle opere incompiute così come accadeva in passato. Recentemente c’è stata anche l’acquisizione di una nuova sede del comune in via Marco d’Oggiono e lo scambio di stabili con la Regione. Anche questo significa coraggio, in scelte che nell’immediato non vengono riconosciute. Io non so se qualcuno di questi progetti lo vedremo compiuto entro la fine del mio mandato, ma in questa fase mi interessa anche piantare e non solo raccogliere frutti”.

Non lo diceva anche riguardo al suo primo mandato?
“Attenzione perché c’è una complessità di fronte a certi temi. Penso al Bione, alla razionalizzazione degli spazi. Non siamo un privato che compra e mette a posto, ci sono dei tempi e delle procedure non di poco conto. Se dobbiamo esibire dei risultati immediati ce ne sono di esempi, più modesti, ma ce ne sono, come la ripresa delle manutenzioni per esempio, la chiusura del piano delle scuole che dà una razionalizzazione migliore e guarda al futuro dentro una logica dei tre plessi scolastici: Lecco 1,  Lecco 2 e Lecco 3“.

Sulle scuole c’è stato però uno scontro con i genitori, soprattutto di quelle scuole di quartiere che si sono viste paventare il rischio di una chiusura che, a Laorca, è oggi cosa certa.
“Dopo un confronto complicato c’è stata una reciproca comprensione delle logiche che hanno governato questi aspetti”.

Il rilancio dei rioni è stato uno dei suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale: cosa è stato fatto concretamente in questi due anni?
“I rioni sono al centro del progetto dei ‘Mercoledì del Cittadino’, gli incontri fatti nei quartieri hanno permesso di ragionare insieme ai cittadini sulle attività di animazione e di riqualificazione di alcuni luoghi. Certi comitati, nati in un momento di difficoltà, penso a Laorca e Chiuso, sono diventati un punto di riferimento per progettualità concrete. A Laorca per pensare al futuro utilizzo della scuola, a Chiuso per la sistemazione di alcuni spazi come il giardino attorno alla chiesa, la riqualificazione della strada che scende dalla proprietà Pozzi, risultati che sono l’esito di uno degli incontri di quartiere; e ancora le collaborazioni della Casa sul Pozzo e del comitato di Chiuso hanno favorito l’integrazione con la comunità di musulmani. E ancora, gli interventi sulla sicurezza a Maggianico con l’installazione delle nuove telecamere, sono stati fondamentali, ma anche le iniziative estive a Villa Gomes, cosa mai successa, un luogo reso sicuro e diventato un punto di aggregazione per i giovani. Sarei più attento nel dare un giudizio su ciò che è stato realizzato nei quartieri, perché non solo la grande opera fa fare la differenza ma anche le iniziative di coesione sociale. Infine, vorrei ricordare che a Pescarenico stiamo lavorando su come valorizzare la dimensione turistica, a Bonacina sul progetto di rivitalizzazione dell’area dell’ex campo sportivo e in autunno faremo le nostre proposte ai cittadini. Di cose ce ne sono e da fare, certo, ce ne sono sempre”.

Il lungo lago di Lecco

 

Più che in passato questi anni si stanno presentando come un periodo cambiamento, cercato ma ancora non compiuto. Un capoluogo di provincia che guarda oggi al turismo come ad nuova opportunità di crescita. Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da affrontare. Lei ha spesso insistito sulla necessità di avere nuove strutture ricettive, ma forse non sarebbe necessario lavorare affinché Lecco diventi più attrattiva per gli stessi operatori turistici? Facciamo l’esempio del lungolago: molti lecchesi guardano con invidia a quello di Malgrate, ed ora anche Paré si rinnova, e il nostro?
“Lecco è già attrattiva, ma non deve darlo per scontato. Viviamo in un bacino paesaggisticamente bellissimo, tra lago e montagna, non dico che non abbia eguali, ma va strutturata di più la nostra offerta, nei servizi per la mobilità e per l’accoglienza, nel pubblicizzare quello che la nostra città può offrire. Abbiamo già iniziato questo percorso, prima con Expo e ora con il progetto Cult City, nella promozione del territorio e nel mettere in evidenza i nostri preziosi beni. Il campanile di Lecco, per esempio, ha recentemente ottenuto un riconoscimento da Tripadvisor per le salite organizzate dai volontari, questo in pochissimo tempo. Riguardo al lungolago, contiamo di fare questa operazione ma oggi è difficile perché stiamo investendo dal Bione alle scuole, alla messa in sicurezza del San Martino. Alle Caviate partirà una prima significativa riqualificazione a carico del privato; alla Malpensata sarà invece il pubblico ad agire, con la collaborazione dell’Autorità di Bacino e la realizzazione del porticciolo per il quale siamo alle battute finali dello studio di fattibilità. In tutto questo, c’è il tema della ciclopista che passerà dal lungolago e l’eliminazione dei parcheggi che troveranno una valida alternativa alle Caviate e nell’area del Serpentino”.

A proposito di porto, il progetto resterà sulla carta o vedremo iniziare i lavori prima della fine del suo mandato?
“Siamo nelle mani dell’Autorità di bacino che ha affidato un ulteriore studio al Politecnico su venti e correnti e che dovrebbe concludersi entro l’estate. Dovrà seguire la conferenza di servizi e il passaggio in consiglio comunale”.

Il piazzale dei Piani Resinelli

 

La montagna per Lecco dovrebbe essere un punto di forza, turistico e non solo. Il giovamento oggi arriva più della quantità di persone che la stanno frequentando che dagli interventi e dalle programmazioni di sviluppo messe in campo. Un esempio il piazzale dei Resinelli che anziché essere un buon biglietto da visita per i turisti si palesa come un anonimo parcheggio di un supermercato qualunque. Non vi è neppure un “segno rosa” che ricordi la tappa del Giro d’Italia che la Gazzetta dello Sport definì “da pelle d’oca”. Ma non vi è nemmeno una memoria di cos’è la Grigna nel mondo alpinistico e non una memoria ai più grandi alpinisti che ne hanno fatto la storia. Il piazzale dei Resinelli lo possiamo definire la cartina di tornasole dell’immobilità sul fronte dello sviluppo turistico di questi anni. Parlando di coraggio, perché non pensare in grande o quanto meno iniziare a farlo per rilanciare veramente i nostri luoghi ma in modo concreto, presentando idee e progetti?
“Stiamo lavorando con Confcommercio Lecco su una sollecitazione che l’associazione di Palazzo Falck avevano mosso a Comuni e Comunità Montana per una rivalorizzazione complessiva dei Piani Resinelli. Noi abbiamo già dato un contributo sistemando tre anni fa il campo da tennis, due settimane fa abbiamo inaugurato il piano terra del palazzo Cereghini dove il piano superiore è ancora da ripensare. Il tema della Grigna è presente nel museo aperto nel parco Valentino. Condivido la richiesta, anche un maggiore appeal al parcheggio è sicuramente una questione da prendere in considerazione. Serve un cambio di passo affinché i Resinelli siano vissuti come risorsa turistica e non come consorzio obbligato tra comuni”.

Torniamo in città. Una delle problematiche che da subito avete dovuto affrontare è quella delle condizioni degli stabili pubblici, Palazzo Bovara, Palazzo Belgiojso da mettere in sicurezza, il Teatro della Società resterà chiuso la prossima stagione per i lavori di manutenzione. Perché si è arrivati a questa situazione?
“Si è acquisito del patrimonio in anni in cui si poteva fare a meno, oggi è facile giudicare ma io avrei valutato meglio questi acquisti quindici anni fa, quando sono stati fatti: la parte inferiore dell’area ex Oasa, il Broletto, la sala civica di via Foscolo sotto un condominio, un parcheggio come quello di via ponte Alimasco, il Teatro Lariano, c’è stata forse una sottovalutazione del fatto che occorresse prima investire nella sistemazione degli edifici storici e poi semmai acquisirne di nuovi, oltretutto in condizioni non favorevoli al loro utilizzo immediato e oggi difficilmente valorizzabili. La prima operazione di responsabilità è mettere a posto ciò che si ha ed è quello che abbiamo fatto per le scuole, che faremo per il Teatro, Villa Manzoni e Palazzo Bovara mentre per lo stabile di via Sassi abbiamo scelto un’altra strada, il trasferimento degli uffici nell’ex Politecnico di via Marco d’Oggiono, che acquisiremo dalla Regione e offriranno una sede più funzionale al lavoro degli uffici e garantirà una migliore fruizione e accessibilità ai cittadini. Palazzo Bovara resterà sede istituzionale del Comune”.

Non solo gli immobili, Lecco si scopre fragile anche sulla viabilità. Oramai gli automobilisti lo sanno, basta un incidente, un acquazzone per creare il caos sulle strade. Perché non avete ancora trovato una soluzione definitiva?
“Chiederemo a Provincia, Prefettura e Anas di sederci allo stesso tavolo, perché oggi disponiamo di un piano emergenziale che scatta quando c’è neve o un evento di Protezione Civile. Per situazioni di entità più modesta invece, incidenti anche non gravi che avvengono fuori città ma che hanno un riflesso immediato sul capoluogo, le soluzioni devono essere più diffusive, quel piano deve essere aggiornato. Serve una centrale unica che governi in tempo reale le decisioni dei singoli; occorre un approccio ingegneristico e logistico, non è possibile che siano sindaci, assessori e dirigenti a gestire la situazione al cellulare”.

L’insegna del centro sportivo

 

L’attività sportiva è ormai sempre più preminente nella vita della gente e Lecco presenta un Centro Sportivo carente e sotto alcuni aspetti vergognoso (vedi i campi di calcio e relativi spogliatoi per fare un solo esempio).  E’ vero che avete ereditato una patata bollente, ma è altrettanto vero che vi siete scottati le mani. Quanta colpa avete?  Quali sono stati i problemi principali che avete incontrato?
“Abbiamo iniziato a ragionare sul Bione solo dalla primavera del 2015 quando abbiamo avuto piena conoscenza delle analisi sul terreno: era necessario sapere se fosse possibile intervenire sul centro sportivo con o senza la necessità di effettuare una bonifica complessiva. La risposta non era scontata. Le indagini di Arpa dicono che servono lavori di bonifica non generali, ma puntuali. La seconda sorpresa è che nessuno aveva mai regolarizzato fino ad oggi le concessioni demaniali e il Bione sta per più della metà della sua estensione su terreno demaniale. Il terzo problema è la questione dell’aree all’aperto che danno un minor ritorno economico a chi si troverà a gestirle. Tutto questo ha fatto si che un anno e mezzo non sia stato sufficiente a trovare la squadra tra i nostri uffici e Finlombarda. Con un po’ di buona volontà si sarebbe potuta trovare una soluzione migliore. Ora ritengo questa pagina voltata, guardiamo avanti con ottimismo”.

Ha mai pensato realmente di dimettersi se la vicenda Bione non si fosse risolta e si fosse arrivati alla chiusura del centro sportivo?
“Assolutamente no, qualcun’altro eventualmente avrebbe dovuto dimettersi. Ora guardiamo in positivo ma prima o poi ci toglieremo qualche sassolino dalle scarpe. Noi siamo figli di una situazione pregressa, ad uscire di strada ci si mette poco, ma rimettersi in carreggiata è un’altra cosa e se i problemi sono lasciati a marcire poi diventa tutto più difficile. Se c’è una responsabilità della nostra amministrazione, questo sì, è stato il fatto che l’adempimento contrattuale con il gestore avrebbe dovuto essere monitorato in maniera più continuativa in questi anni. Abbiamo investito oltre un milione di euro sul Bione e l’impianto è più sicuro oggi di come era prima”.

Prima della scadenza del suo mandato i lecchesi vedranno i cantieri del nuovo Centro Sportivo?
“Entro fine anno riprenderemo con Regione e Finlombarda la finanza di progetto. Le tempistiche oggi non le posso dire, non perché segrete, vorrei lo facessero i dirigenti per evitare il ripetersi di storie poco edificanti già viste, ma è abbastanza credibile che entro fine anno o inizio 2018 esca il bando della finanza di progetto. Alcune opere di sicurezza verranno eseguite già in questi due anni di gestione temporanea del centro, l’idea è arrivare alla fine dei due anni di gestione provvisoria individuando già il soggetto che poi eseguirà i lavori per il nuovo Bione”.

Il centro di accoglienza al Bione

 

Bione dal 2015 significa anche migranti, un tema delicato, il centro di accoglienza sappiamo che nei prossimi giorni dovrebbe chiudere, ce lo conferma? Che soluzione è stata trovata per i 200 ospiti della struttura? L’assessore Riccardo Mariani ha riferito che verranno aperte nuove strutture più piccole in città, dove?
“In città abbiamo già il Ferrhotel, la comunità di Maggianico ed una cinquantina di persone inserite nel circuito degli Sprar; con queste tre situazioni raggiungiamo la cifra del 3 per mille che ci competerebbe. Siamo sempre stati responsabili e faremo sicuramente più di quello che ci tocca col bilancino delle percentuali. In questo momento le strutture alternative sono ancora in verifica e non vorrei sbilanciarmi, certamente almeno la metà degli ospiti del Bione resteranno nel circuito cittadino. Gli altri dovranno trovare una risposta nell’accoglienza diffusa che, pur molto lentamente, sta procedendo. Abbiamo chiesto al Ministero di avere meno pressione, quindi minori arrivi, il nostro territorio ha già dato molto”.

E’ soddisfatto della squadra che l’ha accompagnata in questi due anni? Prevede dei cambi nella giunta? Si parla da tempo di un rimpasto, intende cambiare qualche delega o qualche assessore o si arriverà fino alla fine?  La stessa vicenda del Bione ha messo un luce rapporti non sempre facili tra tecnici e politici, tutto risolto?
“Forse c’è bisogno di qualche colpo di remi in più e non escludo non possa cambiare qualcosa in futuro. Oggi siamo concentrati su nuovi progetti, ci sono già idee molto chiare e serve una squadra tecnica operativa per andare avanti con più determinazione. Tra amministrazione e dirigenti va ritrovata una reciproca fiducia, a nessuno di loro è stato mai chiesto di nascondere i problemi, le tensioni non erano figlie del nulla o di capricci, nascevano da problemi concreti da risolvere; il patrimonio comunale è vecchio era stata fatta poca manutenzione in passato, quindi ci siamo ritrovati nel giro di pochi anni a fare la somma di queste criticità. Ora mi sembra che le cose si siano ricomposte anche per il ruolo importante che ha svolto la commissione di vigilanza. La riflessione che si sta facendo oggi è se implementare l’apparato tecnico per avere una maggiore capacità di progettazione e di reperimento di fondi per realizzare questi progetti”.

Gli assessori seduti ai banchi della Giunta nell’aula del consiglio comunale

 

C’è chi, oggi come ieri, la critica per non essere un decisionista. Cosa risponde?
“Decisioni ne abbiamo prese tante e bisogna prendere quelle giuste. La ripartenza di alcune opere sono frutto di scelte sull’investimento delle risorse pubbliche e sulla capacità di fare rete. L’Ostello, i beni confiscati alla mafia restituiti alla città…  I “lamentatori” di decisioni, più che progetti, propongono suggestioni, ma non basta il libro dei sogni.  C’è stato un cambio di passo notevole nei rapporti con altri enti e nella capacità di ritrovare risorse in uno scenario difficile, decidendo cosa fare, anche dicendo dei no. Bisogna essere chiari coi cittadini, decidendo quali sono le priorità”.

Allargando lo sguardo al futuro e oltre i confini della città. Il governo Gentiloni potrebbe concludersi prima della fine dell’anno, nel 2018 ci saranno le elezioni regionali in Lombardia, pensa mai alla possibilità di un salto in avanti nella sua carriera politica?  Chi raccoglierà la sua eredità al termine del suo mandato? Prevede fibrillazioni in Giunta nella sua maggioranza o sarà un passaggio soft?
“Assolutamente intendo rimanere a Lecco, siamo a  metà di questo mandato e ci sono tante prospettive di lavoro che non abbandonerò. L’eredità non sta a me dire  chi la coglierà: in due anni possono emergere nella compagine della città, delle professioni, dell’associazionismo,  figure nuove ed anche in Consiglio comunale ci sono tante persone con competenza e determinazione. Oggi è prematuro pensarci, il rapporto tra società civile e politica potrebbe essere completamente riscritto nei prossimi anni e potrebbe nascere una nuova classe politica capace di governare la città”.