Calolzio e migranti. I parroci al Comune: “Ritirate quel documento”.

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Presa di posizione dei sacerdoti contro le ‘zone rosse’ ai centri di accoglienza a Calolzio

Don Angelo: “Provvedimento sbagliato, il sindaco faccia marcia indietro”

CALOLZIO – Nel giorno del presidio davanti al municipio del comitato pro migranti e dei movimenti di sinistra (vedi articolo), anche la Chiesa si schiera contro il regolamento sulle strutture di accoglienza varato dal Comune di Calolziocorte.

Don Angelo Riva

Sabato mattina, don Angelo Riva ha consegnato una lettera al sindaco Marco Ghezzi, della Lega Nord, invitando il Comune a ritirare il provvedimento.

“Dopo aver appreso la notizia abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di poter visione il documento per leggerlo e approfondire – spiega il monsignore, vicario della comunità ecclesiale della Valle San Martino – in serata, noi sacerdoti ci siamo riuniti in via straordinaria a Rossino per   confrontarci su questo regolamento ed insieme abbiamo scritto la missiva consegnata al sindaco Ghezzi”.

I parroci delle frazioni calolziesi e delle comunità limitrofe hanno espresso un parere fortemente critico sul provvedimento: “Le premesse, riportate nel primo articolo, potevano essere buone ma dall’articolo 2 al 3 il documento scade, trattando un tema importante come questo in modo decisamente non consono e in una forma discriminatoria per la popolazione”

“No alla crociate, sì al dialogo e alla collaborazione”

Don Angelo parla di “ghettizzazione della realtà”. “Siamo consapevoli delle difficoltà che esistono anche a Calolzio, le conosciamo bene operando dal centro alle frazioni, e proprio per questo tendiamo una mano al Comune, le nostre parrocchie sono da sempre aperte alle situazioni più fragili. Tutti noi abbiamo a che fare con le persone e operiamo per il bene della gente”

“Le crociate, le contrapposizioni non servono, soprattutto in un momento come questo – conclude don Angelo – serve invece rilanciare il dialogo e la collaborazione”. Analoga la presa di posizione della Chiesa di Bergamo sull’argomento, condivisa dagli stessi sacerdoti calolziesi.