PD Val S. Martino: “Viviamo un tempo eccezionale che richiede gesti eccezionali”

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VALLE SAN MARTINO – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Circolo Pd Valle San Martino: un contributo per un progetto politico.

“Viviamo un tempo eccezionale che richiede gesti eccezionali. Con il SARS-CoV-2 che viaggia con noi non ha alcun senso limitare i ragionamenti agli iscritti, al partito, in sostanza stare chiusi nel proprio orticello. E’ il tempo di avviare un dialogo con tutte le persone di buona volontà che sentano la necessità di mettere mano a idee e progetti per salvare quello che è in pericolo:

  • le relazioni umane;
  • la nostra libertà e democrazia;
  • i nostri livelli di qualità della vita, interpersonali, sociali, istituzionali (affetti, diritti, salute, scuola/cultura, lavoro, abitare).

Quanti si illudono che passato il contagio tutto torni come prima è già fuori dal flusso degli avvenimenti. Un’illusione pericolosa che potrebbe avere due esiti drammatici, come:

  • instaurare un regime autoritario con il compito di riservare a pochi i poteri che contano (salute, benessere, libertà, diritti), mentre i più saranno sottomessi e deprivati;
  • non affrontare, avendo come rotta imprescindibile il bene di ogni essere umano, nessuno dei grandi temi epocali aperti e quindi far ripiombare il mondo in altre situazioni simili a quella che stiamo vivendo, o peggio.

In questi giorni si fanno più evidenti le tensioni sotterranee che potrebbero far saltare il banco di giochini politici ormai esausti, insopportabili. I dati certificano un incredibile incremento di quanti non credono più nelle regole del nostro sistema democratico/istituzionale, che va di pari passo con la convinzione che le decisioni su tutto e su tutti stiano meglio nelle mani di pochi determinati.

Se non si avverte tutto questo, se non cogliamo la necessità di provare ad aggregare tutte le risorse e le potenzialità umane, intellettuali ed economiche capaci di contrastare il Nulla che rischia di divorare il nostro Paese, allora significa che non siamo più di nessuna utilità, che abbiamo esaurito il nostro compito storico e politico.

Se invece vogliamo rimboccarci le maniche dobbiamo essere ecumenici e di coraggiose vedute. Non dobbiamo avere nessun retropensiero e lavorare col malcelato scopo di rafforzare noi, di guadagnare qualche punto nelle prossime competizioni elettorali.

Nessun filtro ideologico ma comunione ideale, nessuna azione di parte ma essere parte di un processo complessivo tra diversi. L’unico tavolo al quale invitare i partecipanti per affrontare la sfida del secolo è quello che, per gambe, ha i principi della nostra Costituzione (non è necessario elencarli perché sono nel nostro DNA).

Per i prossimi mesi saremo ancora costretti a essere sparsi nel territorio, quindi ben vengano i media digitali come le videoconferenze. Però, cerchiamo di non mitizzare quello che comunque resta come mezzo di comunicazione, che ha valore sole se abbiamo delle cose sensate e utili da comunicare. Dovremo escogitare nuove modalità perché le nostre riflessioni si traducano in progetti politici e sociali, e poi in azione capace di mordere la realtà territoriale, su su sino a quella regionale e nazionale.

Abbiamo bisogno di avviare un processo rivoluzionario.

Intendiamoci bene, non parliamo di una rivoluzione che cambi solo il sistema economico. Non ci facciamo più imbrogliare da quegli sconvolgimenti lacrime e sangue, ma che non hanno fatto fare un passo in avanti al livello di umanità che deve esserci tra le persone, tra le persone e l’ambiente, sotto qualsiasi cielo e con qualsiasi lingua. Così come non possiamo continuare a farci imbrogliare dai venditori di merci e di finanza, se queste non determinano un passo in avanti nel livello di umanità che deve esserci tra le persone, tra le persone e l’ambiente, sotto qualsiasi cielo e con qualsiasi lingua.

Prima della pandemia gli scriventi avevano cercato di fare sintesi del coacervo di temi e problemi che scuotono il nostro tempo, e avevamo ritenuto che era necessario prendere pienamente coscienza dei quattro nuovi punti cardinali del Pianeta:

  • i cambiamenti climatici, che stanno sconvolgendo la geografia fisica e politica della Terra;
  • la globalizzazione e le migrazioni di interi gruppi umani, per le cause che tutti conosciamo (non le ripetiamo);
  • la rivoluzione digitale, immensamente più mutagena sul nostro vissuto rispetto all’invenzione della macchina;
  • le nuove frontiere della ricerca scientifica, soprattutto in fisica e nella manipolazione delle strutture e dei codici dei viventi.

Ora è arrivato SARS-CoV-2 che si è steso come una membrana su questi grandi temi e tutto filtra, ma non li farà scomparire, anzi li accentuerà e deformerà in ulteriori complicazioni.

Se riuscissimo a cogliere appieno le dinamiche dell’antropocene destinate, già da ora, a cambiare tutto, saremmo già sulla buona strada. Se, inoltre, avessimo in animo di salvare il mondo con tutti gli esseri imbarcati, questa volontà farà nascere un “uomo nuovo”, capace di produrre nuove e più avanzate forme di pensiero, che a loro volta produrranno nuove e più avanzati livelli di convivenza.

Utopia? Forse. Pura illusione? Può darsi.

Edoardo Galeano avrebbe osservato: “L’utopia è là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino 10 passi e l’orizzonte corre 10 passi. Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. A che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare”.