Case pignorate date ai migranti? Lega furiosa, interroga il Ministro

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Il senatore Paolo Arrigoni
Il senatore Paolo Arrigoni
Il senatore Paolo Arrigoni

LECCO –  “Che razza di paese è quello che incentiva l’impiego di case espropriate a famiglie che non riescono a pagarsi il mutuo, e che disperate poi finiscono in strada o a dormire in macchina, per metterci invece dei clandestini?”

Così il senatore Paolo Arrigoni (Lega Nord) commentava una circolare del giudice delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Lecco, Dario Colasanti, inviata agli avvocati delle parti delle procedure immobiliari che prevedeva la possibilità di locare ai cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio gli immobili pignorati, nell’ambito del progetto di accoglienza diffusa elaborato dalla Prefettura, dai Comuni della Provincia e della Comunità Montana.

Un progetto dallo scopo ” umanitario e sociale” , “volto a realizzare una distribuzione sull’intero territorio provinciale dei rifugiati assicurandogli alloggi dignitosi, così da limitare i disagi ed i pericoli della permanenza accentrata nei centri di accoglienza e favorire l’integrazione con la popolazione”.

Il giudice ravvedeva la possibilità di “locazione per brevi periodi ai rifugiati con il conseguimento di un canone direttamente dalla Prefettura, così da valorizzare gli immobili per cui la collocazione sul mercato non sia imminente”.

“Una follia” secondo la Lega Nord che, come annunciato nei giorni scorsi, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia. Un documenti firmato, oltre che da Arrigoni, anche dai senatori Centinaio, Calderoli, Comaroli, Divina, Stefani, Stucchi e Tosato.
“A giudizio degli interroganti – scrivono i parlamentari della Lega – appare del tutto ultroneo alle attività proprie del magistrato redigere un comunicato come quello indicato, poiché, indipendentemente dalle locuzioni erronee utilizzate, ossia quella di “rifugiati”, poiché si tratta invece di persone richiedenti asilo, nello svolgimento della propria attività si deve sempre, ed esclusivamente, attenere a canoni di autonomia, imparzialità ed indipendenza; occorrerebbe anche verificare se il citato comunicato discenda da direttive del Ministro in indirizzo oppure del presidente del Tribunale ordinario di Lecco”.

Il Carroccio chiede se “il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti; se abbia fornito direttive, ai fini della redazione di comunicati come quello citato, ovvero se le stesse risultino pervenute dal presidente del Tribunale ordinario di Lecco; se intenda infine procedere, nei limiti dei poteri ispettivi attribuiti dalla normativa vigente, ad un intervento presso il Tribunale ordinario di Lecco, al fine di verificare la correttezza, dell’operato dell’autorità giudiziaria nel caso di specie, con particolare riferimento alla conformità rispetto ai canoni propri dell’attività della magistratura”.