Cernusco, caso segretaria. La consigliera provinciale di parità: “Parole che feriscono”

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La consigliera provinciale di parità interviene sul caso segretaria di Cernusco Lombardone

La richiesta di “scuse alle persone coinvolte ma scuse, anche, a tutte le donne del territorio che ogni giorno lottano per portare avanti lavoro e famiglia nel migliore dei modi”

 

CERNUSCO – Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Marianna Ciambrone, consigliera di Parità della Provincia di Lecco, in merito alle parole pronunciate dalla segretaria comunale di Cernusco Lombardone Maria Antonietta Manfreda nell’ultimo consiglio comunale del 16 marzo. Una vicenda che ha fatto discutere ed è arrivata all’attenzione anche del prefetto Castrese De Rosa che settimana scorsa ha convocato la segretaria per un colloquio al termine del quale la dottoressa Manfreda si è scusata per le parole pronunciate dicendo di essere stata fraintesa.

Ho letto e riletto gli articoli pubblicati nei giorni scorsi da alcune testate giornalistiche lecchesi. Articoli relativi alle affermazioni, proferite nel corso di un consiglio comunale, dalla Dott.ssa Maria Antonietta Manfreda – segretaria comunale di Cernusco Lombardone.
Volevo fortemente credere che mi stesse sfuggendo il senso delle parole pronunciate dalla segretaria comunale. Invece no. Il senso è lì, messo nero su bianco, non ne può esistere un altro seppur si voglia cercarlo. Nel 2021, dalla bocca di una autorevole rappresentante di un Ente pubblico, vengono proferite parole come “ci è andata male” e la causa di tale sfortuna è l’aver assunto una donna, vincitrice di concorso, senza accorgersi che la stessa fosse in stato di gravidanza. Non ce ne siamo accorti. Come se questa fosse una colpa.
Come se ci si fosse dovuti accorgere di un fatto così privato durante l’espletarsi di una prova concorsuale pubblica. “…non ce ne siamo accorti. …E quindi ci è andata male”.
Parole proferite da una donna. Parole che feriscono, che arrivano come una pugnalata e fanno capire quanta strada ci sia ancora da fare per promuovere e tutelare la parità di genere.
Una lotta che ha ancora come antagonista anche chi, rappresentante di un ente comunale, dovrebbe essere al fianco di chi lotta per la parità. L’increscioso intervento non si limita però a questo. Nel parlare di una neoassunta, la segretaria ne tesse le lodi di intelligenza ma ci tiene a precisare che la stessa ha abbandonato la professione di avvocato perché è donna, “l’avvocato è una professione molto difficile e quindi da noi si vive più tranquilli”.
Ed ecco un nuovo balzo nel passato. Ci ritroviamo in un mondo abitato da uomini che possono dilettarsi nello svolgere la libera professione e donne che, se proprio non vogliono limitarsi a essere angeli del focolare, possono aspirare alla tranquilla professione di impiegata del comune, sempre sperando che al momento dell’assunzione qualcuno non si
accorga che è incinta. Vorrei informare la dott.ssa Manfreda che milioni di donne ogni giorno svolgono egregiamente la professione di avvocato, di medico, di impiegato, di segretario comunale, di architetto, di operaio, di cuoco, di poliziotto, di giudice e di molto altro ancora, continuando nello stesso egregio modo a ricoprire il loro ruolo di “donna”
con tutto ciò che questo significa.

Non so se le signore coinvolte decideranno di chiedere un risarcimento danni per aver visto il loro nome associato a una palese discriminazione di così basso livello, ma sono certa che almeno delle pubbliche scuse siano necessarie da parte della signora in questione.
Scuse alle persone coinvolte ma scuse, anche, a tutte le donne del territorio che ogni giorno lottano per portare avanti lavoro e famiglia nel migliore dei modi e che meritano dalle istituzioni supporto in questa continua e impari lotta.
Per amore e rispetto del ruolo che ricopro voglio concludere chiedendo a tutte le donne del territorio di non mollare, soprattutto in questo difficile momento di conciliazione vita/lavoro: non mollate!
Non cedete alle dimissioni, a un lavoro più comodo, non prima di aver tentato ogni strada per proteggere anche la vostra individualità.
Ci sono delle leggi che possono tutelarvi, delle istituzioni che possono lottare al vostro fianco, insieme si può cercare un’altra strada.
Invito le donne a denunciare, a chiedere, a informarsi. C’è sempre tempo per rinunciare.

La Consigliera di Parità della Provincia di Lecco
Marianna Ciambrone