Fusioni di successo, l’esempio di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone

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La fusione tra il territorio dI Bellano e Vendrogno

Fusioni tra Comuni, l’esperienza di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone

I presupposti, i vantaggi, le risorse arrivate e come sono state investite

BELLANO – Della fusione tra Comuni c’è chi ancora ne parla con diffidenza e chi invece, a due passi dalla Valsassina, la sta già sperimentando con successo: è il caso di Bellano, che ha annesso il piccolo comune di Vendrogno, e del neonato comune di Valvarrone, creato dalla fusione tra i paesi di Introzzo, Tremenico e Vestreno.

Questo articolo è parte dell’approfondimento sulle Fusioni tra Comuni realizzato da LeccoNotizie (vedi qui l’introduzione) che ha voluto proporre un focus specifico sulla Valsassina.

Partiamo dalle esperienze dei ‘vicini’ Bellano con Vedrogno e della Valvarrone, entrambe avviate con un’Unione di Comuni (in Valvarrone partecipava anche Sueglio) e che si è concretizzata nella creazione di un unico ente comunale.

“Spesso si realizzano delle unioni dove però le funzioni fondamentali restano ai comuni originali, noi in prospettiva avevamo già raggruppato fusioni, bilanci, dipendenti, tutte in un unico ente che amministrava entrambi i territori comunali. In poco più di due anni ci siamo resi conto di quanto fosse essenziale passare subito alla fusione” ci racconta Antonio Rusconi, sindaco di Bellano, un ente comunale di fatto completamente nuovo dopo la fusione con Vendrogno, ma che ha mantenuto il suo precedente nome.

Perché scegliere la fusione tra Comuni?

“La prima questione importante essere motivati: Vendrogno era un comune piccolo, come tanti paesi montani del nostro territorio soggetti allo spopolamento, con poche attività economiche di rilievo – spiega Rusconi – e con risorse finanziarie che a bilancio vengono a ridursi di anno in anno, che viveva difficoltà quindi nel garantire la manutenzioni, come la pulizia delle strade della neve, ma anche nel reperire forze e persone per amministrare il paese”.

Il percorso di avvicinamento istituzionale tra Bellano e Vendrogno è iniziato nel 2016 e si è concluso con la creazione del nuovo comune nel gennaio del 2020 “ma storicamente le nostre comunità sono sempre state vicine – sottolinea il sindaco – ci sono cittadini originari di Vendrogno che negli anni si sono trasferiti a Bellano, ci sono bellanesi che hanno invece la seconda casa a Vendrogno. Ci sentivamo già un unico territorio, dal lago alla montagna. C’erano quindi dei presupposti importanti a questa fusione che sono stati confermati al referendum, con un’ampia partecipazione popolare”.

I vantaggi della fusione: risorse e risparmi

Uno dei fattori che rende decisamente appetibile il percorso di fusione è sicuramente rappresentato dalle risorse statali che vengono erogate per un decennio agli enti che portano al conseguimento questo iter.

Antonio Rusconi. sindaco di Bellano

“Nel 2020 abbiamo ricevuto la prima tranche di questi fondi statali, 450 mila euro le risorse a noi assegnate in base al numero di abitanti e ai bilanci dei 10 anni precedenti. Risorse che ci saranno erogate ogni anno, fino al 2030 – spiega Rusconi – inoltre oggi sono previste anche risorse ulteriori da Regione Lombardia”.

“C’è poi da tenere presente una questione importante che riguarda i risparmi conseguiti – aggiunge Rusconi – nel nostro caso la fusione ha ridotto ad un unico ente pubblico i tre che erano istituiti in passato (i Comuni di Bellano e Vendrogno insieme all’Unione di Comuni) e questo ha consentito risparmi calcolati in circa 250 mila euro all’anno sugli stipendi degli amministratori, del segretario comunale, sugli atti da redarre”.

Come spendere le risorse?

Il consiglio di Rusconi “è usarle con criterio. I primi anni è necessario supportare la struttura del nuovo Comune per poter arrivare ad effettuare negli anni successivi degli investimenti puntuali in opere pubbliche”.

Va bene ricordato che i fondi statali possono essere impiegati nell’anno di erogazione per le spese correnti e solo nell’anno successivo, se risparmiate e accantonate in bilancio come avanzo, possono essere impiegate per spese in conto capitale, quindi investimenti.

“Il primo anno abbiamo usato i fondi per aumentare il numero di operai a disposizione del Comune per la manutenzione del territorio, abbiamo poi avviato il processo per la redazione del PGT del nuovo ente comunale, impegnando quasi 100 mila euro per pagare i professionisti incaricati – spiega Rusconi – Con 50 mila euro abbiamo attuato una revisione della numerazione civica del territorio comunale post fusione, riordinando quelle vie di Vendrogno che mancavano di toponomastica e numerazione, recuperando oltre una sessantina di nuove vie, rifacendone i cartelli”.

Il referendum per la fusione tra Bellano e Vendrogno, nella foto i due primi cittadini alle urne

“E’ stato inoltre effettuato un censimento degli alberi monumentali, che sono oltre 280, incaricando gli agronomi delle analisi per conoscere il loro stato di salute ed intervenire se necessario – prosegue Rusconi – abbiamo previsto interventi di manutenzione agli immobili pubblici e alle strade, all’illuminazione pubblica con la sostituzione delle vecchie lampade con le nuove a Led, effettueremo controlli per rischio idrogeologico in tutte le valli che ci consentiranno di programmare gli interventi successivi”.

I fondi possono essere utilizzati anche per il pagamento delle rate dei mutui “che accenderemo per la realizzazione di nuovi parcheggi, come in stazione con il progetto del silos e cento nuovi posteggi in più nelle frazioni”.

Valvarrone, una storia iniziata nel 1996

A differenza di Bellano-Vendrogno, la storia che ha portato alla fusione dei comuni della Valvarrone arriva da lontano. Era il 1996 quando si realizzò, per la prima volta in Italia, una fusione dei comuni che a oltre 20 anni di distanza si è trasformata in una fusione a cui il solo paese di Sueglio non ha aderito.

Una scelta quasi naturale come spiega il sindaco di Valvarrone, già sindaco di Introzzo, Luca Buzzella: “Riuscire a gestire i servizi e una carenza cronica di personale sono i due aspetti più complicati con cui i piccoli comuni si trovano a fare i conti – ha detto -. La fusione ci ha sicuramente permesso di avere un’amministrazione più strutturata grazie a personale preparato con una visione a 360°. I piccoli comuni, al contrario, fanno fatica a trovare figure professionali perché poco attrattivi oltre ad avere magari pochi dipendenti che si devono occupare di un po’ di tutto”.

Gli allora sindaci di Introzzo, Tremenico e Vestreno, i tre Comuni si sono fusi dando vita al Comune di Valvarrone

Can la creazione del comune di Valvarrone il territorio è triplicato e così anche i problemi: “L’importante è sempre trovare il giusto equilibrio cercando di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini. Durante la costruzione della lista, ad esempio, abbiamo cercato di inserire rappresentati dei diversi paesi e delle diverse frazioni che oggi possono offrire uno sguardo prezioso su tutto il territorio”.

Nonostante l’esperienza dell’Unione far partire un comune nuovo non è facile: “E’ stato abbastanza laborioso e il fatto che Sueglio non abbia voluto entrare nella fusione, scelta che ovviamente rispetto, ha complicato un po’ le cose per quanto riguarda la gestione delle varie convenzioni. Di sicuro la situazione della Valvarrone è un po’ particolare e complessa sotto vari aspetti”.

Le fusioni vanno fatte dove servono

Alla luce della vostra esperienza cosa pensa delle fusioni?  “Vanno fatte dove servono. Per quanto ci riguarda la fusione è stata uno stimolo importante in un territorio dove era addirittura difficile trovare persone che si proponessero come amministratori. E chiaro che la fusione aiuta a creare sinergie e agevolare i percorsi sotto diversi aspetti, in primis a livello turistico. Ad esempio assieme a Sueglio stiamo ragionando su alcune situazioni che riguardano itinerari escursionistici, in mountain bike, ecc…”.

Qualche vantaggio anche dal punto di vista economico: “Per dieci anni ci viene garantito un contributo di 236.000 euro all’anno che ci dà una grossa mano. Al di là di questo, poi, c’è anche un risparmio a livello di struttura, segretario, uffici ecc… che è un altro aspetto molto importante. Da quando siamo un comune unico, poi, riusciamo a partecipare a molti più bandi che permettono di realizzare diverse opere su tutto il territorio. Nel lungo periodo questo sistema consente di risolvere molteplici problemi”.

Luca Buzzella, sindaco di Valvarrone

Quella del comune di Valvarrone è una fusione che, nonostante tutte le incombenze, ha rappresentato uno sbocco per tutti i comuni in una situazione dove c’erano alcune difficoltà a continuare su quella strada. In un paio di anni sono state appaltate opere per 1,5 milioni di euro, le tasse sono state allineate al ribasso su tutto il territorio tenendo le aliquote dei comuni che le avevano più basse, una razionalizzazione che ha permesso anche di essere più incisivi anche sui controlli, ad esempio dell’Imu, portando un maggior numero di risorse nella casse comunali. Sono state portate avanti diverse attività e anche a livello associativo c’è stato un impulso con la creazione di nuovi eventi. Di fatto la fusione ha permesso di creare un comune più forte.

“Ogni situazione va valutata singolarmente – ha concluso il sindaco Buzzella -. Le fusioni vanno fatte dove è possibile creare reali sinergie. Sicuramente per quando riguarda Valvarrone, come in tutte le cose, si può fare meglio, ma la fusione è stata una svolta”.

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Dopo aver raccolto la testimonianza di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone, abbiamo quindi interpellato sullo stesso argomento i sindaci dei comuni della Valsassina.

Fusione tra Comuni, cosa ne pensano i sindaci della Valsassina?