Cava del Magnodeno, le critiche di WWF e Legambiente contro l’ampliamento

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Legambiente e WWF, le osservazioni contro l’ampliamento della cava sul Magnodeno

“La Provincia non si limiti ad un ruolo da notaio, ha le competenze per esprimersi”

LECCO – E’ in programma per questo venerdì la Conferenza dei Servizi decisiva sull’ampliamento della cava Vaiolo Alta sul Magnodeno avanzata da Unicalce. La riunione è il proseguimento del precedente incontro sul tema, che si era concluso con un rinvio per dare tempo all’Arpa di presentare le proprie osservazioni.

Al contrario Ats ha riportato alcune osservazioni riguardanti le polveri e la sicurezza dei lavoratori, hanno presentato le proprie anche il comitato di cittadini Salviamo il Magnodeno e le associazioni WWF e Legambiente Lecco.

Queste ultime hanno voluto dare diffusione delle proprie con una nota stampa nelle quale le associazioni hanno voluto ‘tirare le orecchie’ alla Provincia di Lecco, ente sul quale compete l’iter proceduale e che, secondo WWF e Legambiente, avrebbe “fino ad ora ha svolto più che altro un ruolo di ‘notaio’ mentre riteniamo sia necessario che, anche attraverso le competenze dei tecnici di cui dispone, si esprima su tutte le questioni dirimenti”.

Ecco quindi le osservazioni presentate dalle due associazioni ambientaliste:

1) Le integrazioni presentate dall’operatore in data 26/4/21 non risolvono le criticità emerse nel corso della discussione del PAUR rispetto alle modalità di escavazione e stabilità dei versanti, ai recuperi ambientali e tutela del paesaggio, agli impatti sul reticolo idrico minore e sulle acque sotterranee, alle emissioni in atmosfera e qualità dell’aria e all’assenza di un esaustivo piano di monitoraggio ambientale permanente.

2) Manca ancora quel giusto equilibrio tra il fattore economico dell’attività estrattiva e la necessaria tutela dell’ambiente. L’operatore, trincerandosi dietro il Piano Cave approvato dall’Amministrazione Provinciale, continua a sostenere il progetto di prosecuzione dell’escavazione che ha presentato, con l’obiettivo dichiarato del massimo sfruttamento dell’ambito estrattivo. Non si possono ridurre le altezze dei gradoni (che sarebbero più funzionali ai ripristini), si cambiano le modalità di recupero ambientale prevedendo nella 2^ fase estrattiva, quella che riguarda l’allargamento a Nord-Est con la rimozione di 32.500 mq. di bosco, un recupero ad enfatizzazione dell’artificialità con la vendita dei materiali che sarebbero serviti ai rimodellamenti morfologici che saranno attuati solo nella 1^ fase. Avanti all’obiettivo di cavare e trarre profitto dell’impresa, occorre invece anteporre il principio secondo cui si deve con ogni sforzo puntare a restituire il valore di quanto sottratto all’ambiente, impegnando le giuste risorse, le migliori tecniche e conoscenze disponibili per saldare un vero e proprio debito verso il territorio e l’ambiente.

3) Le fotografie riportate nel documento di SIA, ai paragrafi riferiti al paesaggio, così come quelle messe agli atti dal Comitato Salviamo il Magnodeno, mostrano con chiarezza come non siano efficaci i recuperi ambientali fino ad ora messi in atto nella parte sommitale dell’ambito di cava.

4) Nelle integrazioni viene precisato che a fine coltivazione verrà eseguito il recupero ambientale con rimboschimento, che la morfologia finale del gradone (con pareti di 15 mt.) sarà composta da materiale grossolano più terra di coltivo dello spessore di 30-50 cm., e che verranno usati alberi di 1^ e 2^ grandezza per la mascheratura dei fronti rocciosi. Ma come si può pensare che alberi messi a dimora in un substrato di terra così esiguo possano svilupparsi in modo da coprire adeguatamente le pareti? E’ sempre più evidente come la montagna continuerà ad essere restituita a strisce. Su tali aspetti, vedasi osservazioni più puntuali allegate in coda alla presente comunicazione.

5) Chiediamo alla Provincia (come da ns. nota del 28/4 u.s.) se è stata richiesta all’azienda la presentazione di un rendering di quanto sortirà a conclusione dei lavori sull’intero ambito estrattivo. Ciò al fine di poter valutare effettivamente l’impatto paesaggistico dell’operazione di ampliamento e di recupero secondo le previste nuove modalità miste di ripristino a naturalità e ad enfatizzazione dell’artificialità. Chiediamo di conoscere quando sarà possibile consultare detto elaborato.

6) Il Comune deve chiedere con fermezza uno studio degli eventi meteorologici in previsioni di scenari meteorologici pesanti che metteranno a dura prova tutta l’organizzazione del reticolo. Per le sorgenti presenti (Tuff e Valspinera) si dice che è difficile verificare se ci siano connessioni all’area interessata da attività estrattiva per cui di conseguenza non si propongono soluzioni chiare e definite. Sembra uno scarico di responsabilità, che è anche manifestato quando si scrive testualmente: “per le ragioni espresse nel paragrafo 3.4 della nota tecnica di chiarimenti, causa assenza di sorgenti a monte e a valle aventi un qualche collegamento con l’ambito estrattivo non si ritiene fattibile un monitoraggio idrogeologico finalizzato ad un controllo degli impatti dell’attività di cava sulla componente idrica sotterranea”. Ci si chiede come funzionerà tutto questo sistema idrico in previsione di periodi in cui i cambiamenti climatici produrranno, come già avviene, piogge improvvise ed abbondanti.

7) La funzione ecologica del paesaggio ha importanti significati per la percezione del luogo da parte della collettività, per il senso di appartenenza della comunità al territorio oltre ad avere risvolti diretti ed indiretti sulla potenziale fruizione e riveste anche un indiscutibile valore economico (turismo, sport, attività ricreative). In un ambito territoriale come quello della città di Lecco che ha fatto della sua storia e della sua prospettiva di sviluppo proprio la montagna, l’attenzione da prestare alla ricostruzione del valore “paesaggio” deve essere alta e non può essere ignorata. Sulla questione servono decisioni coraggiose in grado di prevedere, in un orizzonte temporale non lungo, la chiusura delle cave e il completo recupero delle ferite perpetrate negli anni: la ricostruzione del bosco con condizioni di naturalità migliori delle attuali e ad alta biodiversità. La Provincia e il Comune di Lecco devono dire adesso e in modo inconfutabile se ritengono appropriati i ripristini ambientali previsti nel progetto. Preoccupa a questo proposito il silenzio assenso della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

8) Permanendo irrisolti tutti gli aspetti di maggiore criticità sollevati nelle precedenti sedute, chiediamo che gli Enti titolati, per quelle che sono le loro competenze, esprimano un parere negativo in nome dell’impossibilità di garantire la tutela del territorio e del paesaggio.