Dote unica lavoro, Straniero (PD): “Misura ‘flop’ della Regione”

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Raffaele Straniero
Il consigliere regionale Raffaele Straniero (PD)

Il consigliere regionale democratico Raffaele Straniero su Dote Unica Lavoro

“Misura troppo complicata per gli utenti, su 10 milioni stanziati sono stati utilizzati solo 600 mila euro”

LECCO – “Una misura troppo complicata, che richiede un certo tipo di partecipazione da parte di chi aderisce, evidentemente non attrattiva. E così Dote unica lavoro, nella sua quarta fase, quella che riguarda i lavoratori autonomi privi di partita Iva, si sta rivelando un flop totale. Si pensi che su 10 milioni di stanziamento ne sono stati utilizzati solo 600mila”, fa sapere Raffaele Straniero, consigliere regionale del Pd e capogruppo in IV Commissione Attività produttive, dopo aver ascoltato la risposta alla sua interrogazione, stamattina, in Aula, da parte dell’assessore al Lavoro Rizzoli.

“Chiedevo proprio di sapere l’andamento della misura, in particolare il numero dei lavoratori che hanno presentato domanda e le risorse economiche impegnate e pagate, anche considerato che è stata rinviata la scadenza originaria dell’inoltro della domanda di accesso dal 30 aprile al 15 luglio – spiega Straniero – E il motivo è presto detto: non c’è stata adesione”.

L’assessore ha fatto sapere che in fase 1, cioè quando si deve presentare la domanda che va fatta con un operatore accreditato al lavoro di Regione Lombardia e include la programmazione di un percorso di politiche attive e la manifestazione dell’interesse a ricevere il contributo da parte della persona, ha visto l’adesione di 611 soggetti. La fase 2, ovvero la domanda di contributo che va presentata dopo aver svolto una parte del percorso programmato, cioè almeno 10 ore di servizi al lavoro o alla formazione, ha visto partecipare 57 cittadini.

“Lo ha riconosciuto la stessa assessore: gli interessati preferiscono rivolgersi all’analogo provvedimento statale. Ma certo: in quel caso basta fare domanda, se si hanno i requisiti i soldi vengono accreditati e fine del discorso. Nessuna complicazione, nessun obbligo, nessuna richiesta di impegni formativi o lavorativi. E così, in Lombardia, è stato speso meno del 10% della somma stanziata e si è costretti a prorogare i termini di partecipazione. Lo avevamo già visto con i ristorni, dove le economie sfioravano il 70%: qualcosa non va, è evidente che con le sue misure, Regione non risponde alle esigenze di chi oggi si trova in difficoltà. Non possiamo che invitare la Giunta a ripensare le sue misure”, conclude il consigliere Pd.