Elezioni. Peppino Ciresa. “Mi candido a sindaco con spirito di servizio per la città”

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Il candidato sindaco del centrodestra Peppino Ciresa si presenta

Dal commercio all’alpinismo, dall’associazionismo all’impegno politico

LECCO – La sua possibile candidatura a sindaco era circolata ben prima dell’ufficialità, arrivata nella serata di venerdì sera a nome dei partiti che lo sosterranno (Lega, Forza Italia, FDI), ed ora Peppino Ciresa si prepara alla sfida delle elezioni.

Il suo è un nome sicuramente conosciuto da molti lecchesi per l’impegno vissuto in tanti ambiti della società civile ed anche nell’amministrazione pubblica: negoziante e titolare dello storico panificio di via Capodistria, tra i fondatori e presidente dell’associazione sportiva Aurora San Francesco, alpinista e già presidente del CAI Lecco, consigliere comunale e assessore al Commercio nella seconda giunta dell’ex sindaco Lorenzo Bodega, per dieci anni alla guida della Confcommercio di Lecco.

Lei ha fatto tante cose, la prima il commerciante…

“E’ stata la mia vita per 45 anni, ho iniziato da giovanissimo. Siamo commercianti da quattro generazioni. La mia famiglia è originaria della Valsassina, i miei genitori avevano un panificio a Cortenova ma, con quattro figli maschi, un solo negozio non bastava. Negli anni ’50 allora siamo scesi a Lecco, con una prima attività in via Grado, poi abbiamo aperto il negozio di via Capodistria nel 1960. Circa 15 anni fa abbiamo rilevato il negozio di via Petrarca. Oggi l’attività è portata avanti da mio fratello Antonio insieme a Giampiero, arrivato giovane e cresciuto con noi. Dopo 45 anni sono ormai in pensione, pur aiutando ancora in negozio, e se potessi tornare indietro sceglierei di nuovo questo mestiere. L’ho sempre fatto con molta passione, è un lavoro che dà alla gente un servizio ancora oggi importante”.

Come è iniziato invece l’impegno nel mondo dell’associazionismo?

“Avevo 20 anni quando è nata l’Aurora San Francesco, sono stato uno dei fondatori e ho affiancato padre Ferdinando Colombo nell’attività con i giovani. Quando è stato chiamato a Milano per l’incarico da parroco, sono subentrato alla guida dell’associazione. Per dieci anni ne sono stato presidente. Esistevano allora molte sezioni in più come quella di pattinaggio che ci ha visto campioni europei e anche mondiali con Gianni Peverelli. Abbiamo dato vita alla scuola di sci attiva ancora oggi. In contemporanea è iniziata l’esperienza con il CAI di Lecco, di cui sono stato consigliere per trent’anni seguendo in particolare l’alpinismo giovanile. Negli anni ’80 sono stato eletto presidente per quattro mandati”.

La montagna è una passione che non ha mai nascosto, come è nata?

“Ogni volta che ne parlo mi si apre il cuore. Avevo 16 anni, giocavo a calcio ai tempi nell’Aurora, poi ho conosciuto degli amici che frequentavano la montagna. All’inizio sono state solo passeggiate tranquille, poi quando ho capito che ci si divertiva la voglia è cresciuta e sono iniziate le scalate. La prima è stata la Cassin in Medale, con l’amico Ruggero Dell’Oro. Non era certo una delle più facili per iniziare! Eppure ci sono riuscito e da lì è stato un proseguo di arrampicate. Dovendo conciliare questa passione con il lavoro e l’associazione, facevamo spesso salite ‘record’ per concluderle in giornata e fare ritorno, in Brenta per esempio o le vie in Civetta. Ho fatto dei sacrifici per accontentare questa passione ma devo ringraziare soprattutto alla mia moglie Renata e le mie figlie Francesca e Chiara che hanno portato pazienza quando non ero presente”.

L’associazionismo l’ha vista impegnata anche sul fronte del lavoro, in rappresentanza della sua categoria. Come è stata l’esperienza in Confcommercio?

“Meravigliosa. Dall’età di 25 anni ho fatto parte dell’associazione, iniziando dal sindacato dei panificatori ancora quando ci si doveva recare dal prefetto di Como per trattare il prezzo del pane. Da presidente, con Antonio Peccati, Angelo Belgeri e molti altri siamo riusciti a creare una bellissima squadra, abbiamo lavorato bene, arrivando sempre a decisioni congiunte e delibere ad unanimità. Sono stato eletto nel 2006, subito dopo abbiamo vissuto gli anni della crisi. Ci sono stati momenti difficili, abbiamo visto associati piangere in sede. E’ stato un periodo molto duro. Siamo riusciti a dare un aiuto attraverso l’associazione proprio perché abbiamo lavorato in sintonia. Oggi ci sono tanti giovani in giunta, alla presidenza delle singole categorie. Rappresentano delle bellissime prospettive per l’associazione”.

Quello a sindaco, se verrà eletto, non sarà il suo esordio in politica. Cosa significa amministrare una città?

“Non è semplice. Dovremo avere una squadra molto affiatata, che vada d’accordo e che non perda tempo in discussioni. La capacità di aggregare è parte del mio carattere, sarà mia premura far sì che ci sia condivisione e coinvolgimento anche del personale del municipio. Vorrei portare un po’ di pace nel mondo della politica, lo dirò anche ai miei avversari: spero non si conduca una campagna elettorale di insulti, al contrario auspicherei una campagna elettorale educata, fare politica come si faceva 20-30 anni fa, quando si diceva tutto ma con toni civili”.

Perché candidarsi a sindaco?

“Nel periodo di Natale, dopo i primi annunci di candidature nel centrosinistra, si è aperta la discussione anche nel centrodestra, non solo tra i partiti ma anche tra la gente comune. Qualcuno mi ha domandato perché non mi proponessi, poi sempre più persone mi hanno rivolto questo invito, finché non mi è stato chiesto ufficialmente. Avrei dato una piccola disponibilità, magari come assessore, ho detto di chiedere ad altri prima per il ruolo di sindaco e di lasciarmi per ultimo, senza avanzare pretese, senza sgomitare, ma felice di mettermi al servizio della città. Se sarò eletto, farò il sindaco con un vero spirito di servizio, così come ho sempre fatto in altri ambiti che mi hanno visto impegnato”.

Come ha visto cambiare Lecco in questi anni? E come si immagina il futuro?

“Ho visto cambiare Lecco negli anni di Bodega, con la realizzazione delle nuove piazze, allora è iniziata ad arrivare più gente a Lecco, si è avviato quel percorso che ha trasformato Lecco in una città che rivolge sempre più il suo sguardo al turismo. Questo è uno degli aspetti su cui è necessario insistere, il nostro futuro è il turismo. Dopo quegli anni però, non c’è stato nulla di nuovo, si è fatta normale amministrazione, sono mancati interventi importanti come il nuovo lungolago, il porto atteso da decenni. Abbiamo la fortuna di vivere in un posto bellissimo, dobbiamo saper coltivare questa ricchezza, stringendo sempre più i rapporti con Milano che offre un bacino di 3 milioni di persone a due passi da noi e che ci stanno riscoprendo. Nei prossimi giorni definiremo il programma insieme a tutta la coalizione che presenteremo alla cittadinanza”.

Qualcuno dice che lei è troppo vecchio per fare il sindaco, che ne pensa?

“Ho 72 anni, ne compirò 73 a maggio quando ci saranno le elezioni, se non le rinvieranno ad altra data per l’emergenza sanitaria. Non credo di essere così vecchio: davanti a me ho l’esempio di Carluccio Sangalli, 83 anni e presidente nazionale di Confcommercio. Si è ricandidato per un altro mandato e la grinta non gli manca, ha fisico e salute a sostenerlo. Certo, quando hai trent’anni fai molta meno fatica, ma avremo una squadra giovane da far correre, una giunta volenterosa con tanta voglia di fare. Personalmente sono abituato a stringere i denti, a non mollare e ho un’esperienza che altri non hanno. Credo che se ti comporti in modo onesto, la gente ti ricambia con l’affetto e in questi giorni sto ricevendo messaggi di sostegno da tantissime persone”.